Descrizione del bosco #1
di Laura Pugno
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lei è
spalle contro la parete
ti guarda
negli occhi adesso,
anche tu puoi guardare: cinque
fibbie le fissano alla testa
trecce di capelli lunghi,
capelli umani, curati con l’olio
sul cranio rasato
si tocca i capelli vivi, adesso
portale i pesci che hai preso
e lei mangia sotto il manto
di peli e capelli
così è protetta
e parlerà,
lei
sta tremando: quelli
intorno a te berranno sangue –
rimani nel giardino,
puoi tenere i capelli addosso anche
mentre dormi,
rimani nel giardino –
la tua mente è nell’acqua e ovunque
sia liberata acqua,
infiltrando nel terreno
dà istruzioni: hai legato i capelli al cranio
e colano l’olio
hai legato il coltello ai fianchi
il giardino è costruito sulla mappa del giardino
hai un animale sulla spalla
sotto i capelli e l’olio,
nel giardino che è la mappa
del tuo corpo-giardino,
sulla spalla al confine col fuori:
parla con l’animale
di una grande costruzione nel bosco,
quaderno rosso scuro
con la descrizione del bosco
hai lingue nere,
tracks
dei tuoi capelli
sul collo,
sulle scapole
bende nere strette alle tue braccia
luminose
l’animale è sapiente
è cosa viva venuta dal bosco
dàgli la caccia o miele,
impediscigli di tornare
nel bosco, che è fuori che è dentro
il giardino, che è la stessa cosa
del suo corpo, ora
con la descrizione del bosco
se è priva dell’animale
ti darà lingua perché non ne ha
di suo,
puoi slacciarle i capelli
dal cranio,
ha solo cinque ciocche
di capelli veri, chiari
il manto è di capelli neri,
(fai un take delle cose vive,
uno e un altro, ancora, e ripeti
come si ripetono, che accadono:
si muovono cose e sono, in parte
lingua di questa lingua),
se le togli i capelli
e l’animale, il suo corpo
perde forma il giardino
si secca privato d’acqua
e d’olio, se le chiedi la lingua
è cosa viva, dal bosco
che ora entra la scimmia
e se muovessero dal bosco,
cose, con la loro lingua
su questo ragiona la storia
Chiudo il tuo libro,
snodo le mie trecce,
o cuor selvaggio,
musico cuore…
con la tua vita intera
sei nei miei canti
come un addio a me.
Smarrivamo gli occhi negli stessi cieli,
meravigliati e violenti con stesso ritmo andavamo,
liberi singhiozzando, senza mai vederci,
né mai saperci, con notturni occhi.
Or nei tuoi canti
la tua vita intera
è come un addio a me.
cuor selvaggio,
musico cuore,
chiudo il tuo libro,
le mie trecce snodo.
Sibilla Aleramo a Dino Campana, Mugello, 25-7-1916