Catena di Sanlibero 305
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riccardo orioles
La Catena di San Libero
10 ottobre 2005 n. 305
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Cancelli. Il cancello fra i ricchi e i poveri si trova in una citta’
dell’Africa, che e’ per ragioni storiche ancora sotto dominio europeo e
si chiama Ceuta. Questo cancello, che e’ alto e forte e sempre
sorvegliato da custodi, e’ il luogo piu’ desiderato dell’Africa: i
poveri, tuttavia, di solito ne girano al largo, cercando di aggirarne le
guardie e di girargli attorno con gl’itinerari piu’ lunghi e strani.
Una decina di giorni fa, tuttavia, e’ successa una cosa strana. Decine
di poveri si sono ammassati, dapprima quasi per caso e come oziosi, poi
sempre piu’ risentiti e decisi, ai piedi di questo cancello. I pochi son
diventati massa compatta. Infine, quando qualcuno ha cominciato ad
afferrare il cancello e a scuoterlo forte, un urlo s’e’ levato da tutta
la folla e tutti si sono spinti avanti. Allora i sorveglianti hanno
sparato: non si sa se prima quelli europei o quelli africani (il
cancello e’ guardato da entrambi i lati). Non si sa, e non si sapra’
mai, quanti siano stati i morti, trafitti mentre si arrampicavano o
calpestati dalla folla. Ne’ si sapra’ mai nulla dei loro pensieri, delle
loro vite, delle loro eventuali idee politiche (se, lusso estremo, ne
hanno).
Passata l’emergenza, i poveri sopravvissuti sono tornati nelle loro
bidonvilles e nei loro deserti, e i sorveglianti ai loro ordinari
pattugliamenti. Cio’ che e’ successo, tuttavia, e’ di una chiarezza
estrema e, nel giro d’un mese, e’ il secondo messaggio inequivocabile
che noi qui in Occidente riceviamo. Il primo e’ stato in Louisiana, coi
poveri abbandonati a freddo a morire sotto l’uragano. Il secondo, in
Europa. Pochissimi, fra i triclini virtuali di grandi fratelli, grandi
politici, grandi giornalisti e grandi tutto il resto, hanno voglia (o
ormai facolta’) di ascoltarli. Ma ormai hanno un nome preciso, ed e’
Titanic.
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Sicilia. Non si sa da dove incominciare, parlando delle catastrofi della
Sicilia. Citta’ agli ultimissimi posti nelle classifiche
socio-economiche nazionali. Emigrazione dei giovani, come dopo una
guerra. Messina terremotata da disoccupazione e malgoverno, Catania che
affonda, Palermo a malapena difesa da qualche gruppetto di giovani
mentre quasi tutti i commercianti e le imprese accettano Cosa Nostra.
Lager sul territorio della regione, come a Lampedusa. Sette pazienti in
un mese usciti cadaveri dagli ospedali. Movimenti “autonomisti” (noi
abbiamo avuto il primissimo, ed era il bandito Giuliano) che vanno a
umiliarsi ai piedi di Bossi e Calderoli. Mafiosi armati meglio dei
poliziotti, e molto piu’ considerati dal potere. Silenzio-stampa
dappertutto, niente giornali liberi, niente inchieste.
Di fronte a questa terrificante situazione, Prodi e Rutelli si sono
riuniti e si sono consultati per decidere che fare: che programmi, che
uomini, che drastiche riforme. Alla fine, hanno deciso: i siciliani
hanno bisogno di Pippo Baudo. Non c’e’ candidato migliore di Pippo
Baudo. Candideremo Pippo Baudo, e tutto andra’ a posto.
Il presentatore, che e’ molto piu’ serio di loro, ha educatamente
declinato. Intanto loro l’avevano proposto. E perche’ non Bonolis in
Toscana, tanto per dire? Perche’ i toscani sono maggiorenni. Nessuno
oserebbe fargli una proposta del genere. Noi siciliani, invece, siamo
minorenni. Chiunque puo’ parlare per noi, sfogare le sue velleita’
dirigenziali in corpore vili. Da questo punto di vista non c’e’ nessuna
differenza fra Mussolini e Giolitti, fra Prodi e Berlusconi. Entrambi
sulla Sicilia decidono fregandosene altamente dei siciliani. Non sanno
nulla della Sicilia, ne’ vogliono sapere altro che quanto costi
l’appoggio dei vari potentati indigeni, servili per infinita tradizione.
Distribuiranno qualche poltrona (a destra o a sinistra: qui,
indifferentemente) ai cortigiani locali, e se ne andranno soddisfatti,
bene o male, a governare.
Forse sara’ bene che qualcuno, prima o poi, informi Prodi che in Sicilia
c’e’ la mafia. E che c’e’ anche l’antimafia, che ha una tradizione
fortissima da queste parti – superiore a quella di ciascuna delle forze
politiche che qui lo sostengono ora. Scelga – visto che di lasciar
scegliere non se ne parla – un antimafioso: e ce ne sono. Fava,
Crocetta, Tano Grasso, Orlando, la Siracusa… Ciascuno di costoro (e
questi sono solo i “politici”, non osando citare anche i nominativi
“plebei” della societa’ civile), con tutte le sue cazzate e i suoi
errori, ha pero’ fatto antimafia, e’ onesto, e’ tecnicamente capace di
amministrare una regione. A ciascuno di loro il centrosinistra gli
preferisce simpatici presentatori e improbabili imprenditori. Perche’?
Per tre motivi precisi. Primo, perche’ in Sicilia esso e’ notabilare e
non democratico. Secondo, perche’ in Sicilia convive tranquillamente con
la mafia. Terzo, perche’ non e’ detto che in Sicilia abbia tutta questa
gran voglia di vincere le elezioni.
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Liberta’. Anche la storia di Carlo Ruta – il giornalista “silenziato” da
un magistrato a Ragusa per aver denunciato banche e notabili locali –
comincia a trovare un’eco nelle istituzioni. L’ex ministro della
giustizia Diliberto, segretario nazionale del Pdci e altri due deputati
(Sgobio e Pistone) hanno presentato un’interrogazione parlamentare per
denunciare l’anomala situazione della procura della Repubblica di Ragusa
e chiedere la rimozione dell’attuale procuratore, Agostino Fera. Cio’ in
relazione alle nuove gravissime emergenze sul caso Tumino e
sull’uccisione del giornalista Giovanni Spampinato, all’oscuramento del
sito AccadeinSicilia (che si occupava di entrambi i casi) e a vicende
giudiziarie in cui il magistrato ragusano risulta nelle vesti di
indagato.
Due settimane fa, diversi esponenti della sinistra (Giulietti,
Bertinotti, Chiesa, Dejana e altri) avevano pubblicamente rotto il lungo
gelo “ufficiale” sul caso Benanti, schierandosi apertamente in difesa
del giornalista imbavagliato. Adesso, ecco che uno dei partiti del
centrosinistra prende finalmente posizione, per bocca del suo massimo
esponente, a favore di un altro cronista povero e coraggioso, uno che ha
continuato a fare il proprio dovere nonostante la solitudine e le
persecuzioni. Una rondine non fa primavera: ma due forse cominciano a
essere un segno di disgelo. Bello sarebbe il giorno in cui la sinistra
italiana, che critichiamo ogni giorno e serviamo da quarant’anni,
riuscisse ad essere sempre una sinistra cosi’.
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Dopo lo stop di Ciampi alla legge-truffa (lo strano proporzionale coi
candidati imposti dai partiti), si fa strada fra molti esponenti della
destra l’idea che ormai non c’e’ piu’ niente da fare. Alcuni stanno
trattando coi communisti mediante i buoni uffici di vescovi e prelati.
Ma sono pochi: la maggior parte ha categoricamente riaffermato,
nell’ultima assemblea al Teatro Lirico di Milano, la propria
indefettibile fedelta’ al Capo. Poi non e’ detto che vincano i
communisti: il Capo ha lasciato capire piu’ volte che in America si
preparano le armi segrete. Bisogna solo tener duro fino a quando saranno
pronte: in primavera verra’ il bello.
Fra i piu’ disperati, i “maimorti” della Lega, pero’ si parla gia’ di un
piano segretissimo: concentramento di tutti i mezzi disponibili davanti
alla prefettura di Milano, rapido inquadramento di mezzi e uomini,
schieramento in formazione e poi via tutti in colonna verso la
Valtellina. La’, fra quelle montagne granitiche e quei valligiani
fedeli, avra’ luogo l’ultima resistenza nell’ultimo immarcescibile
ridotto. E il Capo? Ce lo porteremo dappresso a costo di ficcarlo a
forza su un camion. Lui purtroppo non sembra neanche piu’ se stesso, un
momento sbraita “qua comando io!” e un momento biascica preghiere
insieme ai preti. Ma noi terremo duro lo stesso. Vogliamo vincere. E
vinceremo!
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Tortura 1. Se ne parla in Italia, al tribunale di Genova, a partire dal
12 ottobre. Che bella cosa vivere in un paese democratico! I giovani che
manifestarono contro il governo, a Genova nel luglio 2001, furono
semplicemente torturati: nessuno di loro fu caricato su un aereo – come
sarebbe stato logico – e gettato ancor vivo in qualche punto profondo
del mare. Ne’ vennero loro tolti i bambini per affidarli a famiglie
cattoliche e amanti delle Forze Armate. Ne’ furono eliminati alla
meglio, in qualche Escuola Militar, con una revolverata alla nuca; ne’
furono sommariamente desparecidi, poiche’ sono ancora la’, magari un po’
malconci, a fare ancora i sovversivi. Semplicemente torturati: tutto
qua.
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Tortura 2. Washington. Approvato al Senato, dopo lunghe polemiche, un
emendamento che proibisce esplicitamente ai militari di torturare i
prigionieri. “Questo provvedimento limitera’ la capacita’ del presidente
di portare avanti efficacemente la lotta contro il terrorismo”, ha
deplorato il portavoce ufficiale del governo, Scott McClellan.
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Alla fine. Scandalo Banca d’Italia: sette anni a Fazio.
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Strano. I poveri in Italia, secondo l’Istat, saremmo sette milioni e
mezzo. Facciamo ben poco casino, per essere cosi’ in tanti.
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Venezuela. Chiusa per evasione fiscale la sede locale della Ibm.
Indagate per lo stesso reato altre multinazionali fra cui Microsoft,
Nokia e Siemens.
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Sabbia. Il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta
sull’assassinio di Ilaria Alpi, Carlo Taormina, annuncia una querela per
diffamazione contro i genitori di Ilaria che avevano messo in dubbio
l’attendibilita’ del suo lavoro. Questo a conclusione di oltre un anno
di “inchiesta” segnato essenzialmente dall’allontanamento dei consulenti
esperti di Somalia e servizi segreti e dalla creazione ex-novo di una
“pista islamica” assolvendo ogni possibile connivenza o complicita’
nostrana.
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Insetti. “Ma qui e’ pieno di insetti!” protestano i viaggiatori dei
treni italiani. “Eh, vedesse qui alla Tv – ha detto un collega che ci
lavora – signora mia”.
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Milano. Niente targa per Craxi in piazza Duomo. In comune e’ passata la
mozione contraria del centrosinistra che ha preso anche i voti della
Lega. Pro-Craxi invece Forza Italia e Albertini: undici contro
diciassette, coi due missini (oops… aennini: ma questi schieramenti
richiamano irresistibilmente i vecchi tempi) astenuti.
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Gadget. Il canino, nel senso di cane piccolisimo (non i chihuahua di
Abbe Lane: proprio da pochi centimetri, geneticamente programmati) da
portare in borsetta, firmata. Pare che la moda si stia diffondendo
proprio ora (Madonne, Paris, Britney e via vippando) e questo ci porta a
chiederci come si fa ad armare uno “scontro di civilta’” fra noi e il
mullah Omar se siamo entrambi cosi’ palesemente incivili.
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Dipingere il Muro. Bansky e’ specializzato in “guerriglia culturale”: un
Arsenio Lupin alla rovescia, che non ruba i quadri ma appende
clandestinamente i suoi dipinti nei musei piu’ famosi del mondo. Da
sempre le sue immagini lanciano messaggi contro la guerra, le barriere
sociali e i pregiudizi, ma stavolta i suoi colori hanno abbandonato la
tela per posarsi sul muro costruito dalle autorita’ israeliane
all’interno della Cisgiordania. Il pesante grigiore del cemento armato
e’ stato squarciato dalla poesia dei colori, e la magia della pittura ha
fatto fiorire sul muro bambine che volano appese a palloncini, squarci
di azzurro che aprono finestre impossibili su paesaggi innevati, cavalli
bianchi alti otto metri che fanno spuntare il muso e le zampe fuori
dalla barriera, una improbabile scala a pioli che porta le idee al di
la’ della recinzione, un contorno tratteggiato da “ritagliare” con le
forbici della mente. [carlo gubitosa]
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Organizzazione. Le nostre prossime riunioni per il progetto reporter di
strada (con Arcoiris) sono il 18 a Roma e il 20 o 21 a Napoli. Ordine
del giorno: censimento dei gruppi, e omogeneizzazione dei siti che
sostengono il progetto. Chi vuole partecipare si metta in contatto.
Info: riccardoorioles@sanlibero.it, antonella@censurati.it
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Alessandro Paganini wrote:
< Il governo dissesta i conti pubblici. Quindi taglia i trasferimenti
agli enti locali. Il comune e' costretto a privatizzare: a Genova via il
41 per cento dell'azienda trasporti. L'acquirente Transdev propone
immediatamente aumenti dal 10 al 30 per cento. L'assessore, giustamente,
dichiara: "Ad aumentare il biglietto eravamo buoni anche noi". L'Istat
sottopesera' gli aumenti nel paniere dell'inflazione. Pensioni e
contratti (per chi ce l'ha) verranno quindi "rivalutati" meno degli
aumenti. L'inflazione, dira' l'Istat, e' soltanto "percepita". Il
governo decidera' che bisogna aumentare l'eta' pensionabile e ridurre i
contributi. E i mass-media in coro martelleranno queste versioni, fino a
completo inculcamento nelle masse. (Alla fine, la colpa e' sempre dei
pensionati: campano troppo a lungo e vogliono anche prendere
l'autobus) >
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Gualtiero wrote:
< Il salvatore ti dice "tu sei nulla", poi ecco, arriva lui e ti salva.
Piu' o meno come agisce lo stato-mafia con chi dipende dalla droga.
Prima lo sfigura, lo tortura e sfrutta a dovere, poi lo raccoglie col
cucchiaino e lo fa vivere respirando con mezzo polmone. Da un lato
lascia che la droga aumenti e il narcotraffico prolifichi, dall'altro
finge di lottare contro il narcotraffico e proibisce la droga. Da un
lato fa credere che con la droga ci sia tolleranza zero, da un altro non
permette di tirar fuori chi e' appena rimasto incastrato e non e' ancora
cronico o malato. >
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Marco lombardi wrote:
< Svuotate le casse di un sistema che ha consentito il consenso dei
poveri nelle democrazie moderne, scoppia adesso la bolla della
modernizzazione. L'addio al welfare ne e' il primo stadio: sempre meno
servizi, sempre meno tutele, sempre piu' privilegi. Privilegi che pochi
altri godranno per casta, permettendosi si saltare le code eterne ed
innumerevoli dell'esistere e del sopravvivere; privilegi che i piu'
dovranno sudare, ma non col merito, bensi' con la reverenza, la
preferenza espressa nella forma di un segno presunto segreto e nella
sostanza di farsi umili, fedeli servitori. Una massa che dipende e
un'elite che in-dipende: unico valore e' il successo dei pochi,
stavolta in modo palese, legalizzato, senza diplomazie ne' mediazioni
sindacali. E proprio la rinuncia alla mediazione e' la caratteristica
del "moderatismo", della "terza via". La rinuncia a ogni autonomia anche
nel modesto vivere quotidiano, la rinuncia alla responsabilizzazione, la
scomparsa dell'individuo insomma. E' il prezzo per la sicurezza delle
nostre case, sempre meno nostre >
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Gerardo Orsi wrote:
< "Dittature. Arrestano i dissidenti in America come una volta li
arrestavano in Unione Sovietica... ". Ma perche' sciupa una rubrica
bella come la sua con un trafiletto cosi' approssimativo e
disinformante? Le allego il comunicato emesso in merito dagli
organizzatori. ("A small delegation approached the gate to the White
House on Pennsylvania Avenue and asked to meet with the president. As
was expected, they were denied such a meeting and they proceeded to sit
on the sidewalk in front of the White House, soon to be joined by the
others. It took some time, but by late afternoon over 370 people had
been arrested in what is probably one of the largest civil resistance
actions ever carried out at the White House"). Come si vede, e' stata
una azione di disobbedienza civile programmata dai movimenti
organizzatori, che consisteva nel violare il divieto di sostare innanzi
alla Casa Bianca, mentre e' consentito manifestare e sfilare in corteo
con cartelli e slogan, purche' non ci si fermi. Nella norma non vi e'
alcuna repressione del diritto di manifestare ed esprimere opinioni e
critiche. Forse noi ci meravigliamo perche' la norma e' stata fatta
tranquillamente e regolarmente fatta rispettare, consentendo ai
manifestati di realizzare la loro iniziativa di disobbedienza civile >
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Ingmar wrote:
< Il Comitato antifascista catanese (all'Esperia in via Plebiscito) vive
grazie all'apporto di idee e di militanza della societa' civile, che non
approva il nuovo squadrismo che si fa sempre piu' largo nella nostra
citta', impunito quando non "lasciato fare" dalle autorita', che
permettono pestaggi, vandalismi, manifestazioni armate condite da slogan
nazifascisti! Ma il Comitato non si oppone solo a queste forme piu'
manifeste di fascismo, cerchiamo di approfondire quanto ci sia di
realmente "politico" dietro questi fantocci violenti e infantili.
Invitiamo chiunque si senta antifascista nella nostra citta' a
partecipare alle nostre riunioni, a dare il suo contributo per fermare
questo inaccettabile stato di cose >
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L’Avvenire dei lavoratori, Zurigo, wrote:
< Abbiamo pubblicato alcuni suoi testi sulla Newsletter dell'Avvenire
dei lavoratori, che e' una storica testata di emigranti socialisti, la
piu' antica della sinistra italiana >
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carlomariano@libero.it wrote:
< Sono un arch. paralizzato da 20 anni, scrivo con una protesi in
plastica, ma scrivo. libri, articoli, opinioni, tengo corsi di valori di
vita nei licei, passo per radio, queste e altre cose, e' la
dimostrazione che la vita non e' finita finche' c'e' vita >
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Stefano De Anseris wrote:
< Apprezzo da tempo anche l'ironia amara e forte della catena. Per
nulla, invece, ho avuto modo di apprezzare, con riferimento alla vicenda
dell'ambulante bengalese aggredito, picchiato e derubato a Roma,
l'affermazione degli slogan "alla Fallaci" >
* * *
Mah. Penso a certi autori italiani anni Trenta, ad esempio Appelius o
Interlandi. Nessuno di loro incitava esplicitamente ad aggredire per la
strada gli ebrei. Si limitavano ad affermarne l’irrimediabile
inferiorita’ e aggressivita’ verso i “cristiani”. Il resto, spettava
alla base. Io ho letto attentamente quanto la signora Fallaci ha avuto
modo di scrivere in questi anni sull'”Eurabia” (l’Europa ormai in mano
agli arabi: allora si scriveva che era in mano agli ebrei), sui
musulmani incivili e tutto il resto: riconosco non solo le stesse
argomentazioni ma spesso anche le stesse cadenze stilistiche di allora.
Anche allora, del resto, i libri di questo genere si vendevano
parecchio.
Ho parlato di “cattivi maestri” perche’ ho pensato anche ai miei.
Piperno che fa il politico, ad esempio, dopo essere stato omertoso sul
caso Lollo. E’ vero che si e’ liberi di scrivere. Ma e’ anche vero che
dopo, moralmente, si viene giudicati.
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(Memo. La Catena si regge sui contributi dei lettori. Questi contributi
sono liberi, non hanno nulla a che fare col comprare o vendere una
merce. Tuttavia sono vitali. His fretus, vale a dire su questi bei
fondamenti, l’autore si rimise alla tastiera).
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alessioc75@tiscali.it wrote:
< I ragazzi tornano a casa nelle divise da parata. Alte Cariche appuntano medaglie alla bandiera. Tornano a casa i ragazzi. Le madri abbracceranno casse di legno >
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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche
semplicemente per liberarsene, basta scrivere a
riccardoorioles@sanlibero.it — Fa’ girare.
“A che serve vivere, se non c’e’ il coraggio di lottare?” (Giuseppe
Fava)
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