Milano Bagdad…Mondragone?

di Sergio Nazzaro

In questi giorni in cui si torna a parlare drammaticamente di bombe e terrorismo, si torna anche a parlare di sicurezza per l’Italia che sembra essere il prossimo obiettivo di una strage. Ma chi è preposto alle indagini, svolge bene il suo dovere? Ho questa domanda in testa da quando un attentato doveva avere luogo proprio qui dove vivo, a Mondragone. Un articolo del Corriere della Sera del marzo 2004, a firma di Giuseppe Guastella e Guido Olimpio, riportando le dichiarazioni del primo pentito di al Qaeda in Italia, tale Yasir, indica nella base NATO di Mondragone uno degli obiettivi di un possibile attacco terroristico ad opera di estremisti islamici.

Forse è un’indicazione riportata in maniera errata? Nel libro Milano Bagdad (Mondatori, 2004) a firma di Stefano Dambruoso (attualmente esperto giuridico presso la Rappresentanza permanente italiana alle Nazioni Unite di Vienna e prima sostituto procuratore a Milano, membro del dipartimento antiterrorismo) e Guido Olimpio giornalista del Corriere della Sera ritrovo la medesima indicazione. A pagina 92 il giudice Dambruoso, mentre narra le vicende delle sue indagini, lascia la parola direttamente al pentito Yasir: “ Una volta in Italia ho iniziato a frequentare la moschea di viale Jenner, il cui imam era Abu Imad (…) Sami mi ha invitato una volta a Mondragone (provincia di Caserta nda) per osservare una caserma militare americana. Nell’occasione mi chiese se era possibile entrare dentro quella caserma con un camion, eventualmente anche dopo una sparatoria. Ho facilmente individuato questa caserma americana e ho fatto un sopralluogo per circa quindici giorni; all’esito del mio compito ho fornito le indicazioni che avevo tratto a Sami. Questi mi fissò un appuntamento alla stazione di Bologna. Gli comunicai che sarebbe stato semplice riuscire a portare un camion all’interno della caserma”.

Nel marzo 2004 quando la notizia fu pubblicata, la sera volteggiavano gli elicotteri nelle montagne adiacenti Mondragone (ma forse erano operazioni di polizia contro la criminalità organizzata) e le forze politiche al comando al comune della cittadina riferivano che la notizia era infondata e non c’era bisogno di allarmarsi. Il punto è che non c’è una base NATO a Mondragone. Almeno che si sappia. Nel comune limitrofo di Sessa Aurunca è sempre stata accertata una presenza militare americana all’interno delle montagne vicine, segnalate anche da luci che ne delimitavano il perimetro sul fianco e carabinieri a fare la guardia. Una base con missili? Voce smentita molte volte, che voleva invece una semplice (?!?) base nelle viscere della montagna dotata di potenti radar di controllo.

A Mondragone la presenza di una base NATO ha tenuto banco nelle discussioni molte volte negli anni passati che, distinguevano questa base da quella di Sessa Aurunca. Le chiacchiere di paese la indicavano come ultra segreta, ed anche qualche carabiniere che ne parlava c’era stato solo dopo essere stato bendato! Stiamo parlando di paesi del sud Italia, dove niente sfugge all’occhio del popolo, o forse si?

Dambruoso e Olimpio riportano in un libro queste informazioni provenienti da un pentito. Pentito che guiderà con le sue rivelazioni molte delle operazioni anti terrorismo in Italia. Qualcuno, però, ha controllato il loro lavoro? Hanno ragione loro e qui esiste realmente una base NATO, ignota a tutti, una base militare che rappresenta un grave rischio per la popolazione? Chi ne risponde allora? Perché è così segreta? E’ quindi un possibile obiettivo per attacchi terroristici? Oppure hanno torto nell’indicare l’esistenza di una base militare NATO, e quindi viene da domandarsi come un giudice antiterrorismo e un giornalista di una testata così importante che segue queste vicende possano prendere simili abbagli? Non si può semplicemente dire che ci si è sbagliati nel citare un cittadina per un’altra. L’articolo del Corriere della Sera e il libro stesso delineano la preparazione di un attacco suicida con camion bomba. Come è possibile che qualcuno, chiunque esso sia, può dire che ha riportato erroneamente il nome di una città per un altro? E se giunge la segnalazione di una possibile strage a Milano e poi accade a Roma, di chi sarà mai la responsabilità?

Le bombe a Londra non ammettono errori di nessuna natura e tantomeno distrazioni, comunque vada, questa storia necessita di una risposta da qualsiasi lato la si vuole vedere. Soprattutto alla luce degli attacchi a Londra. Il terrorismo procede, chi si sta prendendo cura della nostra sicurezza?

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4 Commenti

  1. ho bisogno di riprendermi un pò dallo shock prima di commentare… non riesco proprio a figurare nella mia mente una base Nato a S.Angelo… non ci riesco proprio…eheheh

  2. Caro Gaetano, ti ringrazio della segnalazione. Il manifesto ha ripreso questo pezzo in un discorso più ampio http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/05-Agosto-2005/art139.html
    il problema rimane che in Terra di Camorra esiste non solo una prevaricazione criminale, ma sembra anche istituzionale, e i cittadini non hanno mai la possibilità di sapere. Questa base esiste, forse, ma nessuno ne sa qualcosa. Cosi segreta da contenere cosa o chi? Ed è forse per questo che una varaiante ANAS che doveva passare proprio vicino alla montagna non ha mai visto la luce anche se il progetto è del 1970?
    Grazie per la lettura

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