Nota di servizio
Commenti e regole
La scelta di gestire i commenti in Nazione Indiana ha suscitato una discussione accesa, sia nei commenti stessi ai post Ritratto di Cassandra e La crisi, che sul blog di Loredana Lipperini.
Dalle conversazioni fatte, in rete e di persona, traggo due conseguenze: la mia visione pragmatica (granitica?) della discussione in rete non è adatta a un blog multi-autore come Nazione Indiana; è necessario inoltre che le regole del gioco, quali che siano e comunque presenti, siano note.
Per questi motivi trovi una nuova pagina, Netiquette, che cerca di proporre un denominatore minimo comune in questo blog; allo stesso tempo ti informo che d’ora in poi mi tiro indietro da ogni intervento di gestione delle discussioni, lasciandolo ai singoli autori se e quando lo riterranno appropriato.
Osservazioni legali
Trovi anche una Nota legale : normale amministrazione in un luogo così affollato. Resta da definire la questione del copyright, delle libertà digitali e delle opportunità offerte dalle licenze Creative Commons, come suggerisce b.georg. Chi vuole contribuire?
Prossimi passi
Restano almeno due cose da fare che rivestono un certo interesse: l’analisi delle statistiche sul traffico e il riconoscimento dell’ecosistema di link e referrals in cui questo blog si inserisce: grazie Ivan, e intanto arrivederci.
Scusate, ma da quando in qua un webmaster (figura che si presume prettamente TECNICA) pubblica pezzi in cui si detta la linea di una rivista on line? Espressioni e concetti come “la mia visione pragmatica (granitica?) della discussione in rete non è adatta a un blog multi-autore come Nazione Indiana; è necessario inoltre che le regole del gioco, quali che siano e comunque presenti, siano note” dovrebbero già far tremare i polsi a un AUTORE di Nazione Indiana; che siano scritti da un tecnico, mi lasciano, come dire?, eufemisticamente perplesso…
“scritti da un tecnico”, ohilà che scandalo!!! Si limiti all’html il fellone, e lasci il pensiero agli autori!
Questo è razzismo, ragazzi miei.
Invero strano fare ostracismo ad un tecnico
quasi fosse lo “zulù” o il “baluba”
dei tempi di Salgari
Non è questione di razzismo nei confronti dei “tecnici”: è che la figura del webmaster e quella del moderatore contenuti dovrebbero essere separate. E’ l’equilibrio dei poteri: il genio pontieri dell’esercito non ha facoltà legiferante. Se invece vi è accordo che Reister non sia soltanto il webmaster e possa intervenire anche su contenuti, etica, netiquette, si aggiunga il suo nome alla lista “Chi siamo”. Al momento, la situazione da fuori è molto confusa e ibrida: gli autori di un blog chiamano un webmaster esterno (che già è una stranezza), il quale si mette a sindacare su quali siano i contenuti accettabili o meno. Boh.
Franco, ma a chi vuoi che importi la lista “chi siamo”? La rigida suddivisione fra tecnici e creativi è molto meno innocente e razionalistica di quello che può sembrare, persino in un ambito “production”, quale questo spero non ambisca ad essere. Mi aspettavo che in un ambiente come questo, più che dei riflessi di tipiche interiorizzazioni piccolo-borghesi (largamente inconscie e quindi a loro modo “innocenti”) emergesse un ideale di uomo “rinascimentale”, aperto a tutte le dimensioni e privo di assurde puzze sotto il naso.
E spero che almeno lo paghino, dato che lo hanno chiamato a “servizio”.
La suddivisione non la propongo io ma i succitati blogger nel momento in cui si affidano a un webmaster. Il bello dei blog è proprio che non c’è una figura del genere, autore e webmaster coincidono. Non c’è niente di male, anzi ben venga, se si decide di superare tale divisione, sono il primo a felicitarmi, ma allora che lo si dica chiaro e tondo, altrimenti tanto vale osservare la divisione con scrupolo, il genio pontieri fa i ponti (lavoro importantissimo), i critici rosicano, gli autori si fanno le seghe, i troll rompono le scatole. Ofelè fa el to mestè, perché se non c’è chiarezza finisce chi scrive qui vede i propri interventi giudicati, “moderati”, messi sul bilancino da uno che non conoscono, che non hanno mai visto prima, che non compare tra i componenti di Nazione Indiana, che per giunta si mette a parlare di visioni “granitiche”. Ha ragione Sorrentino.
Sono perfettamente daccordo con Franco Melloni e con il grande Wovoca. Io credo che i filtri porteranno a un dimunimento della democazia e abbassando il confronto tra gli indiani detrermineranno una fine annunciata. E a quel punto tutti avremo meno libertà anche perchè ci sarà un sito in meno e quindi meno libertà di espressione.
Niente ostracismo, nessuno scandalo o razzismo: la questione mi sembra di una imbarazzante banalità: se portate la vostra macchina dal meccanico e gli dite che avete un problema allo spinterogeno, da lui pretendete una soluzione breve – e possibilmente economica… – del suddetto problema E BASTA o accettate anche volentieri di ritrovarvi la macchina completamente rivoluzionata con, che so, la scocca ridipinta di fucsia, i sedili in alcantara e un adesivo di britney spears sul parabrezza?
Sarà … ma sarebbe stato più corretto proporre semplicemente una formulazione migliore. Così invece è come chiamare un amico ad aggiustare lo stereo ad un festino privato, per poi vederselo cacciare via dal buffet in quanto non ufficialmente invitato. Sarà il mio istinto giacobino, o meglio sanculotto, ma io non trovo affatto naturali i rapporti di “servitù”. Caso interessante, comunque.
Boh, a me pare che la frase «La moderazione dei commenti è responsabilità dell’autore del post a cui si riferiscono», nella pagina Netiquette, sia abbastanza chiara: ogni autore (o, meglio, ogni redattore) ha facoltà di segare commenti a lui sgraditi. Mi sembra piuttosto un metodo di moderazione un po’ contorto. Ad esempio, se un redattore pubblica un pezzo altrui, “altrui” è costretto a demandare la moderazione al redattore. Ogni redattore, poi, avrà criteri di moderazione diversi dagli altri, e questo rischia di creare confusione, o quanto meno una “linea editoriale” alquanto ballerina.
A parte questo, chi avesse un prolema allo spinterogeno, trarrebbe maggiore giovamento da un concessionario che da un meccanico.
Ragà se avete probblemi a livello di meccanico fatemi sapere. Conosco uno dietro corso Vercelli che è una bomba! America merda!!!
Ragazzi è vero. Rupert motoristicamente è il numero uno. Un po di tempo fà ho comprato da lui una NS del 83, moto d’epoca, avevo trovato l’inserzione su NI, e mi sono trovato alla grande. Rivolgetevi a lui con fiducia. Ciao e… Bush boia!!!
il liceo italiano ci fa vittime di culture umanistiche e lacrimose.
ormai fradice e consunte.
viva la tennica & la velocità!
viva la macchina a vapore!
sublime il rotear delle eliche, vorticoso!
soave il puzzo di benza!
vortice e azione!
ratt.. tac… rattatatat! tattac… trac..trat!
Nazione Indiana è morta
credo che le uniche cose che vadano censurate siano l’insulto personale e i messaggi ripetuti. conserverei gli OT.
sarebbe buona cosa che i commentatori firmassero con nome e cognome, e indicassero una email funzionante; per incoraggiare questa modalità comunicativa i redattori – o gli autori dei pezzi postati – potrebbero decidere di rispondere solo a utenti con nomi e cognomi reali (sì, lo so, si possono sempre inventare) e con email funzionanti (questo è verificabile facilmente).
ciò non impedirebbe agli amanti dei nicknames fantasiosi di sbizarrirsi con ogni tipo di commento, e di dialogare con gli altri commentatori.
concordo con Lorenzo Galbiati
Pare anche a me, quella di Galbiati una proposta condivisibile. Le troppe critiche rischiano di scoraggiare la ripresa di NI e soprattutto di deprimere gli entusiasmi di coloro che vi stanno lavorando.
Vediamo di seminare un po’ di ottimismo e di fiducia.
Bart
Non capisco perché alcuni commentatori si siano scaldati tanto. Reister ci ha aiutati e ci ha dato dei consigli GRATIS. Ora s’è tolto dalla moderazione dei commenti. Ognuno dei redattori si regolerà come vorrà, se si vorrà regolare. Mi sembra che in alcuni commentatori ci sia il gusto (o l’abitudine, semplicemente) di parlar male del piatto mentre questo è ancora a mezza cottura. Saluti.
Franz, non so se mi consideri nel gruppo di questi “alcuni commentatori” che si scaldano; credo di no, ma voglio aggiungere due righe lo stesso. Io non contesto, ci mancherebbe, il lavoro compiuto da Reister (che immagino si sarà fatto un bel po’ il mazzo, soprattutto nella fase di passaggio dalla vecchia piattaforma alla nuova). Che dietro Nazione indiana, qualunque cosa stia diventando, ci sia una persona dotata di approfondite conoscenze tecniche del mezzo, non può che far piacere a autori e lettori (non sto qui a fare la cronologia degli assurdi crash di sistema contro i quali NI ha dovuto lottare praticamente fin dal primo giorno).
Io ho fatto notare – ché mi ha sgradevolmente colpito – un’altra cosa, che ripeto qui: perché un webmaster pubblica pezzi in cui afferma che la sua “visione pragmatica (granitica?) della discussione in rete non è adatta a un blog multi-autore come Nazione Indiana”? che “è necessario che le regole del gioco siano note”? Che figura è allora quella di Reister? Qual è la sua funzione? Se pubblica un pezzo con che sguardo lo devo leggere? Se tu o Helena pubblicate un pezzo vostro o di un altro, so come leggerlo, so che ruolo assegnare all’autore e all’ “editore”, diciamo così, del pezzo stesso. Ma quando leggo quelli di Reister, come devo leggerli? Come “note di servizio”, come recita il titolo del post? Ma io nelle “note di servizio” non ho mai letto, da nessuna parte, in nessun luogo, affermazioni come quelle. Non note di servizio: a me sembrano linee guida, input operativi, emissioni di pensiero dirigenziali. Gli “oportet” non dovrebbero venir fuori da una riunione del gruppo, da una meditazione collettiva, da una discussione tra tutti quelli che di Nazione Indiana sono, appunto, AUTORI e non tecnici? Io apprezzo e sostengo il lavoro di Reister; potessi, gli stringerei la mano e gli direi “finalmente!”. Scusami Franz, ma è come se Giandomenico Moretti (perdona la hybris onomastica, è il primo nome inventato che mi salta alla mente!), webmaster di Repubblica.it, invece che correggere l’impaginazione sballata dell’ultimo editoriale del direttore in home page, si creasse autonomamente un boxino accanto al pezzo del direttore intitolandolo “L’opinione di Moretti”, e ci scrivesse dentro quello che gli pare. I lettori come prenderebbero la cosa, secondo te?
Nulla di male, intendiamoci: se dite chiaramente che Reister è un indiano che, vivaddio!, funge anche da tecnico, chino il capo e chiedo scusa. Ma se Reister è un tecnico puro, allora post come quello sopra mi creano disagio.
un abbraccio
“Mezza cottura”: volete mangiarvi Reister allora! Cazzo, che schifo, dopo il “palo nel culo” evocato da Melloni, anche il cannibalismo :-)
Scherzi a parte Franz, secondo me le cose vengono anche un po’ da sole, io direi: i contenuti prima di tutto, poi per troll e cercatori di uno sfogatoio si troverà il “trattamento” giusto. Anche perché considerando NI1, erano comunque una minoranza e al limite si potrebbero tollerare.
Anch’io come Andrea ho l’impressione che bisognerebbe concentrarsi in questo momento sui contenuti di NI, provare a ripostare parole di qualità. Sulle metodologie della moderazione ci si sta arenando troppo.
Ci sono stati episodi forti in questi ultimi tempi e NI è rimasta a guardare senza fare nessun commento. So che è Luglio, so che è una fase di transizione, non voglio rompere i coglioni dicendo: – Perché non siete intervenuti su tema X o Y?
Sto soltanto dicendo che spero da settembre di vedere una NI più vicina al mondo dell’attualità e che non si perdesse in piccole beghe condominiali…
Sorrentino, concordo con lei sul fatto che un post che stabilisce le “regole del gioco” dovrebbe essere firmato dalla comunità degli indiani, non dal loro webmaster. Le faccio notare, però, che proprio con la frase infelice che lei cita Reister ci comunica che per via della sua visione “pragmatica (o granitica?)” si ritiene inadatto a “moderare” le discussioni del blog e pertanto rinuncia a ogni intervento moderatore. Non è una grande notizia, dato che non si capisce perché il webmaster sia stato coinvolto anche nelle attività moderative, ma almeno è stato corretto un errore di impostazione del sito. A questo punto il granitismo di Reister non dovrebbe più preoccupare nessuno.
Approfitto per ricordare che il granito è una roccia magmatica intrusiva che col tempo può affiorare in superficie e andare incontro al processo di erosione, come del resto avviene a qualunque corpo esposto alle intemperie; oppure per effetto della pressione e/o del calore il granito può fondersi e metamorfizzare in altri tipi di rocce.
Morale: anche le visioni granitiche più toste prima o poi devono arrendersi al divenire del tutto.
Finalmente uno (sorrentino) che ha detto qualcosa di intelligente nella zona commenti.
Per quel che serve, stavolta, condivido.
Però il problema vero in NI 2.0 è che sembrano tutti disorientati e scollegati, e soprattuto sovrastati dalla sindrome del “ora arrivo io e glielo facciamo vedere a quelli di NI 1.0 chi è er mejo, er più bravo!”;-).
Poi, naturalmente hanno (ma credo sia una conseguenza della suddetta sindrome) una preoccupante e paranoica ossessione della SICUREZZA.
Anzi l’unica cosa che ormai sembra funzionare in questo blog è il ministero di polizia e le relative discussioni su come far fuori troll, provocatori (veri o immaginari) e sul come evitare le critiche (stupide o intelligenti che siano)
Una delle grandi differenze tra destra e sinistra sta proprio nella cultura della chiusura o dell’apertura.
La destra alza muri, chiude frontiere, mette posti di controllo, di blocco,da dove omuncoli armati fino a denti sparano a vista.
La sinistra, invece buba, discute, a volte si mena pure, forse si preoccupa anche di eventuali scocciatori più o meno virtuali, ma cerca soprattutto di risolvere il problema senza repressioni, e poi SOPRATTUTTO non ne fa un’OSSESSIONE … che diamine!
La cosa che però mi ha stupito di più in questi ultimi giorni è che il “Corriere della sera” ha publicato una intervista a Carla Benedetti (una, come voi sapete meglio di me, delle fondatrici e ideatrici di NI).
LA COSA PIU’ NATURALE DEL MONDO (ANCHE DELL’E-MONDO) sarebbe stata quela di vederla postata con grande risalto in questo blog, nel blog che, pur chiamandosi oggi NI 2.0, ne mantiene nome, archivio, struttura e (dicono) ideali.
Bene il fatto che dell’intervista QUI non se ne sia vista alcuna traccia, anzi nessuno ne ha neppure parlato (neppure nei commenti all’infuori di me che ve l’ho segnalata), preferendo di gran lunga il noiosissimo e schizoide discorso sui disturbatori, beh … LA DICE LUNGA SU TUTTA LA VOSTRA STORIA DI NEO-BLOG.
Altro che restaurazione;-)
Per inciso segnalalo che il mozzi l’ha per lo meno postata in Vibrisse :-)
E voi? tutti troppo ocupati coi retini di andare alla ricerca di disturbatori ….?
Disturbatori di che poi? visto che nessuno (all’infuori dei due andrea e di helena) ha più postato null’altro che cose che si avvicinano più allo spam che al livello della vecchia NI.
Bene ora direte che sono una provocatrice di professione, è naturale che lo diciate, perchè credo che la kultura di molti di voi (al momento) non sia in grado di elaborare altra opinione …..
Sulla discussione sul tecnico anche quello è un falso problema (per depistare quelli veri) è chiaro che reister possa intervenire e dire quello che crede al pari di altri (visto che ha la passw) ci mancerebbe altro, che differenza ci sarebbe tra lui e un altro redattore (anche se qui amano definirsi autori, intellettuali e qualche altra bestialità del genere;-)?
Semmai ci sarebbe da discutere sul suo intervento e sul suo definire pragmatica la propria posizione :-)))))))
Ma è chiaro che ognuno ha il suo modo di vedere e di vedersi :-) ed è cosa del tutto legittima
Buone vacanze e speriamo che un po’ di svago e di riposo vi riporti tutti sulla retta via e vi renda meno suscettibil ;-)
geo
Rispondo volentieri all’amico Piero Sorrentino che mi ha chiamato in causa, sperando di fare chiarezza (poi passo e chiudo, che sono solo uno dei tanti): in una situazione fluida, di passaggio, incerta, come quella attuale, è possibile – e credo scusabile- qualche peraltro corretto, e alla luce del sole, “fuori programma”: Reister ha dato il suo prezioso contributo tecnico, ha fatto qualche esperimento sulla “moderazione” dei commenti, e ora si è ritirato. Non è un indiano, è un tecnico che ci ha dato degli strumenti per capire meglio il mezzo (vedi mio pezzo La crisi). Tutto qui. Non ha postato articoli d’opinione, ha soltanto messo una nota tecnica, e ha comunicato (per chiarezza verso i lettori) di essere uscito, o meglio di aver concluso il suo lavoro non retribuito. Non mi paiono proprio “linee guida”, le sue: semplicemente un’emissione di idee, di stimoli, sul mezzo. Reister ha usato le sue proprie parole: siamo in democrazia e ognuno è libero di esprimersi come meglio crede. Coloro che si sono espressi all’interno di NI, in attesa di una prossima riunione, gli hanno lasciato campo libero per esprimersi in fase unicamente tecnica e, in parte, organizzativa (non certo sui contenuti, ma sull’impostazione del sito). Coloro che non si sono espressi si esprimeranno in seguito. Chiedete (qui mi rivolgo a tutti) dei contenuti: in attesa di questi, (tenete presente che siamo alla fine di luglio, è fisiologico un forte rallentamento; e sarebbe credo saggio fare un giro nell’archivio di NI dell’agosto 2004: quanti pezzi sono stati postati?)si è creduto importante provare a riorganizzare il sito partendo dai contenuti tecnici; cosa c’è di male nel mettere una netiquette, tra l’altro provvisoria? Non stiamo parlando di una nuova linea editoriale, insomma, assolutamente no. Tra l’altro si è preferito (con un atto molto democratico, a mio avviso) rendere pubblica una discussione che in altri contesti non lo sarebbe stata.
E’ interessante come Sorrentino e Melloni (tralasciando la piccola rivalsa di Georgina) sembrino ossessionati dall’indifferenziazione e dal mancato rispetto delle gerarchie (ognuno al suo posto!!!). L’uno escogita soltanto paragoni umilianti: prima l’umile – per definizione – meccanico indaffarato attorno all’auto del cliente strombazzante ed impaziente (io gli darei la chiave inglese in testa) adesso il correttore di bozze o di riquadri che abusivamente inserisce un proprio frammento di pensiero all’internodi uno spazio prestigioso (???). L’altro non trova di meglio che rifarsi all’ambiente più meccanicamente acefalo che possa esistere, ovvero quello militare (ok, io allora faccio il generale e tu vai all’assalto, collione). Devo forse ricordare a Nazione Indiana un po’ della sua stessa retorica?
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Ma noi vorremmo che domani ci fossero anche musicisti, scienziati, persone che si occupano dei più svariati ambiti del sapere e della cultura e altri ancora che noi oggi non riusciamo neanche a immaginare. Mentre la situazione attuale è che ciascuno viene relegato ne suo ruolo e nel suo campo e trova uno spazio solo se accetta di rimanere confinato entro questi limiti, delegando a specialisti e mediatori il compito di raffigurarlo e di collocarlo in una apposita nicchia preordinata, in un piccolo gioco chiuso e – a noi pare – senza futuro.
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Bene,
allora io chiedo il contributo di questo tecnico Reister, che non conosco, affinchè realizzi, se possibile, un mio desiderio.
Poichè un blog per prima cosa ha ed è una immagine, vorrei che tenesse in fronte degli occhielli, ben evidenti, che cliccati riportassero in luce le discussioni più importanti tenute su questa rivista collettiva o multiblog che sia.
Perchè i forum hanno questo di bello: che la discussione più seguita può sempre essere visibile ai primi posti per anni e qualsiasi nuovo veniente può parteciparvi efficacemente.
Mentre la ricerca in archivio è cosa barbosa e sa di cimiterio.
Mario Bianco
Del commento di questo Sorrentino mi colpisce soprattutto la densità della spocchia, che filtra vivida da un involucro impalpabile di parole trasparenti. Noi TECNICI conosciamo bene quella spocchia: ce la ritroviamo davanti quotidianamente, nello sguardo arcigno di qualche responsabile marketing o addetta alle pubbliche relazioni, mentre ci guarda con disprezzo e ringhia “Non ho capito niente. Spiegati meglio” (e noi via per la decima volta… “devi schiacciare qua, scrivere qui quello che vuoi pubblicare, e poi premere su ‘pubblica’”).
Chi conosce Jan sa bene quanto sia ridicolo affibbiargli di queste etichette: Jan è “anche” un tecnico, nel senso che è qualcuno che sa usare strumenti tecnici e fornire soluzioni tecniche a problemi che le richiedano. Ma la “tecnica” è solo una aggiunta abbastanza recente al ventaglio notevole delle sue conoscenze e dei suoi interessi.
Si tratta, in altre parole, di una dote aggiunta che nulla toglie alla profondità della sua cultura. E nulla toglie soprattutto alla sua sensibilità, che mi infastidisce sapere sottoposta al martellamento becero di snob come Sorrentino. Al quale vorrei solo ricordare che il meccanico a cui si rivolge per un danno al motore gli deve – sì – “solo” sistemare la macchina (e già Sorrentino sarebbe persona di tutt’altro stile, se rendendosi conto della complessità nascosta da quel “solo” ed ammettendo la sua inadeguatezza in materia volesse mostrare un po’ di rispetto), ma se quello stesso meccanico si dovesse accorgere che lui non la sa guidare o non ha cura del mezzo sarebbe inevitabile che l’amore che ha per la materia – e la maggior dimestichezza con essa – lo portino quantomeno a dargli dei consigli per evitare il ripetersi di episodi incresciosi.
A tutte le anime buone che hanno ricordato che anche un tecnico può essere dotato di intelletto vanno i miei personali ringraziamenti. Potete comunque stare tranquilli, prima che un “tecnico” Jan è un linguista, un sinologo, un capo-progetto, un analista di business, un estimatore del buon vino e della buona cucina, una delle persone con cui sia più piacevole passare una serata in compagnia e molte altre cose che non starò a citare. In effetti non scrivo per difendere Jan, non ce n’è bisogno: è che la mia allergia alla presunzione mi ha provocato dei pruriti implacabili, di fronte ad alcuni commenti.
Sono convinto del resto che se in questa questione della moderazione alcune persone avessero saputo cogliere la buona fede di Jan (e fossero sufficientemente attente da cogliere l’assenza di protagonismo che traspare dalle sue parole di questo post) molti di voi non avrebbero perso tempo a indignarsi borbottando, inveendo e discutendo di aria fritta. Sorrido, pensando con certezza che di questa storia alla fine a Jan rimane soprattutto il fastidio procuratosi mangiandosi le mani per aver voluto dare una mano in una realtà come questa.
Quanto all’ostinazione con cui Sorrentino cerca di mettere in croce la frase di Jan, lo informo che, se la lingua italiana lo infastidisce, Jan potrà ripetergliela nella considerevole quantità di altri idiomi che padroneggia.
Sul fatto, poi, che la parola “perplesso” per riferirsi a Sorrentino stesso sia un eufemismo, dirò che è l’unica sua affermazione che condivido.
Prima che su Sorrentino si scaglino le pietre della lapidazione, vorrei spendere una parola a suo favore. Ho avuto modo di scambiare con lui, in questi ultimi anni, alcuni post e, pur non conoscendolo, ho avuto modo di apprezzarne il valore, l’educazione, e l’assenza proprio di quella spocchia che qui viene messa sotto accusa.
Ho letto anch’io con imbarazzo il suo distinguo nei confronti di Jan (che non conosco e con cui non ho mai avuto a che fare), soprattutto pensando a come deve essersi sentito Jan leggendo Sorrentino e anche Georgia.
Ma sono convinto che Sorrentino non volesse assolutamente – per come ho imparato a conoscerlo – arrivare ad offendere e umiliare Jan. C’è stata, a mio modo di vedere, una errata interpretazione delle intenzioni di Jan, facilitata da qualche frase di Jan messa giù troppo in fretta.
Bart
Credo che del sig. Reister vada riconosciuto, oltre al brillante curriculum, il comportamento estremamente trasparente e corretto, avendo egli scritto al giungere delle prime polemiche una nota di servizio esplicativa in cui comunica di estromettersi dal ruolo di moderatore al quale era stato invitato.
Considerata la sua preparazione e l’autoironia (granitica?) che ha dimostrato di possedere proprio nella frase che poi è stata incriminata, non sarebbe male se entrasse nella nazione a tutti gli effetti.
Caro Franz, grazie per la risposta. E grazie anche agli altri per i loro contributi alla discussione.
Nessuna lapidazione, Bart. Non è per niente necessario “personalizzare”, anche perché questo implicherebbe la ricerca di connotazioni d’autorità e aprirebbe un problema che ci porterebbe assai lontano … Secondo me le parole di Sorrentino non contenevano un’offesa alla “persona” Jan Reister (anche se potevano suonare antipatiche e razziste – nel senso che un semplice “ruolo” viene fatto diventare “essenza”, e quindi limite invalicabile, di una persona, esattamente come in altri contesti la razza, oppure il patrimonio, economico o culturale) ma degli interessanti elementi di ragionamento, e anche di contestazione, sopra un possibile modo (astratto) di intendere i ruoli stessi. E’ questo ragionamento astratto ciò che mi interessava. Da un punto di vista personale suppongo che tanto Sorrentino quanto Jan Reister siano figure ben integrate nei loro rispettivi contesti e che di certo non hanno nulla da temere dalle discussioni che qui si svolgono in riferimento alle loro rispettive “etichette”. Rifacendomi alla nota problematica di Carla Benedetti, è in questo tipo di attività (chiamiamola pure interlocutoria o preparatrice) che i nicknames possono svolgere un ruolo assai positivo. Quando poi si tratterà di dare “peso” sociale ad una risposta compiutamente elaborata, si potranno fare tutti gli “outing” del caso.
Grazie, Wovoka, per la precisazione. Sui nickname non sono d’accordo, come forse saprai, ma è una discussione già fatta.
Importante è che NI riprenda in pieno la sua attività, essendo una blog-rivista (webzine?) che ci ha offerto e ci potrà (ne sono certo) ancora offrire spunti di discussione e di approfondimento importanti.
Vorrei che l’attuale gruppo dirigente fosse messo in grado di lavorare serenamente e di aggiustare a poco a poco le cose che non vanno alla luce dei costruttivi suggerimenti dei lettori.
Bart
Grazie di cuore a Bartolomeo per le parole che generosamente spende su di me (qui e, spesso, anche altrove). Spero di essermi spiegato il meglio possibile nei due o tre commenti che ho lasciato; in caso contrario, la poca chiarezza è ovviamente colpa mia. Un saluto a tutti e buone vacanze, scappo in Cilento!
Buone vacanze anche a te, piero.
Bart
apprentisocier invece di dire, guarda che tecnica è cultura, guarda sorrentino che chi non sa o non capisce questo, soprattutto oggi, è destinato a non sapere nulla del mondo, guarda sorrentino che questa spocchia è davvero antica, provinciale e soprattutto “liceale” – proviene cioè dalle filosofie piccine e idealistiche corcio-gentiliane che hanno fatto i programmi della scuola italiana allo spirito dei quali tuttore ci si attiene con il risultato di avere poi in giro dei sorrentino ovunque – ed è guarda una delle cose peggiori che affliggono la cultura di questo paese, dice guarda sorrentino che jan non è solo un tennico, capisci?, è anche uno COLTO (sinologo e inteditore di vini, eccetera) avvalorando in modo indiretto la tesi orrenda e stupida che pervade tutta la cultura “umanistica” italiana che il tecnico non sa un cazzo e non capisce un cazzo, invece loro sì, e che non si permetta il tecnico di interloquire, faccia il suo mestiere, stia al suo posto e spicci casa, presto e bene.
santo dio.
volevo scrivere, invece di corcio-gentiliane, crocio-gentiliane.
La “tradizione” che assegna un prestigio di gran lunga superiore alle materie umanistiche è facilmente spiegabile con la situazione di privilegio sociale che era (e, in misura diversa, è ancora) correlata alla loro frequentazione, visto che esse non hanno, per definizione, alcuno scopo pratico, quindi presuppongono la liberazione da molte urgenze. E’ ovvio inoltre che per sapere “tecnico” quasi sempre si intende la parte procedurale, quasi meccanica, che viene estratta dal contesto critico-scientifico (che la determina) ed assegnata ad esecutori-macchine che la devono semplicemente applicare senza porsi domande inutili (il sapere pratico ed implicito simbolicamente non ha esistenza alcuna). Che poi le cose si complichino a vari livelli, con la tecnicizzazione del sapere umanistico e l’umanizzazione del sapere tecnico, le ambiguità degli ambiti artistici, la scolarizzazione di massa e la corrispondente svalutazione dei titoli eccetera eccetera, non basta a mutare i termini fondamentali della questione, che sono relativi ai rapporti di dominio sociale. Per questo dicevo che non vi è alcuna innocenza in certe distinzioni, che pure si presentano sotto la bandiera di una quasi disarmante “razionalità”, ovvero come cose quasi del tutto ovvie e naturali. Ma questo è un vaso di Pandora che probabilmente è meglio non aprire. Non ancora almeno.
è il vaso di pandora più importante e cruciale, oggi.
tocca la scrittura, la letteratura, e la segna di sé in modo indelebile e sostanziale.
perché, per esempio, freud passa senza particolari ostacoli nella cultura letterario-umanistica e darwin no?
perché questo perdurante concepire e concepirsi con un internità (importante) in un esternità (irrilevante)?
freud si innesta bene sullo spiritualismo commosso e emozzionato della cultura umanistica dominante, mentre darwin ci costringe a rovesciare la visione del mondo e di noi stessi come un guanto.
eccetera.
wovoka says che la visione umanistica del mondo – che è anche quella dominante nei politici, per dire – è filiazione diretta del disprezzo aristocratico dei dominanti per l’homo faber e i suoi “bassi” prodotti (che tuttavia ci consentono di vivere, oggi come ieri).
credo di essere in linea di massima d’accordo con lui, così come concordo sulla tendenza (e sulla necessità delle) all’ibridazioni tra i saperi, che però sono ancora molto limitate e incidono poco su quella che potrebbe essere – persino – l’alba una scrittura diversa, capace di restituirci, assieme ai feroci rapporti di dominanza in atto tra gli uomini (che è l’unica cosa che mi interesserebbe se fossi uno scrittore invece che uno scrivente), anche l’essenza casuale e caotica della realtà (così detta).
pippionate, certo.
” …questa spocchia è davvero antica, […] proviene cioè dalle filosofie […] corcio-gentiliane che hanno fatto i programmi della scuola italiana allo spirito ai quali tuttora ci si attiene con il risultato di avere poi in giro dei Sorrentino ovunque – ed è guarda una delle cose peggiori che affliggono la cultura di questo paese […]”
Tashtego – te lo dico con affetto che un po’ ti conosco – ‘sta cosa che scrivi fa sorridere: magari avessimo in giro tanti Piero Sorrentino come dici tu… ma li hai mai letti i suoi articoli su Stilos e altrove? Spocchioso lui?, ma per favore, è uno dei più umili e capaci in circolazione.
Secondo me sulla cosa che ha scritto Piero si sta montando un caso. Io credo che semplicemente che non conoscesse Jan se non come webmaster di NI: c’è qualcosa di strano nel ritenere strano che il webmaster detti certe regole sul contenuto dei commenti in un blog collettivo? Secondo me no. Che poi Jan sia colto e capace, questo sicuramente è vero e c’è il tempo per farlo sapere a tutti.
però molto mi fece imbizzarrire di piacere lo stile sapido, salace e succulento di tasthtego,
il quale al di là dei contenuti suoi che non discuto,
così fluentemente parlò
che non oso contraddire,
per quanto
MarioB.
“E’ ovvio inoltre che per sapere “tecnico” quasi sempre si intende la parte procedurale, quasi meccanica, che viene estratta dal contesto critico-scientifico (che la determina) ed assegnata ad esecutori-macchine che la devono semplicemente applicare senza porsi domande inutili (il sapere pratico ed implicito simbolicamente non ha esistenza alcuna)”
dopodiché potrebbe essere interessante chiedersi se tale “parte procedurale, quasi meccanica” esista davvero o se sia solo un mito (creato, inutile dirlo, ad arte).
Non dubito delle qualità di Sorrentino, che non conosco unicamente per mia colpa.
D’accordo.
Non voleva essere il mio un attacco personale al Sorrentino, ma solo un attacco al suo commento, che mi lasciò sorpreso per l’implicita e sproporzionata durezza.
Ma forse mi sbaglio.
Quanto poi al mito dell’esecutore tecnico io dico che non è un mito, è realtà.
Ma per dimostrarlo ci vorrebbe un saggio di uno acuto.
Mi limito a dire che il rapporto della cultura dominante (cioè dei dominanti) con quello che si definisce oggi pensiero scientifico (che io tendo a chiamare semplicemente “pensiero”) e con la conoscenza scientifica (che io tendo, molto rimproverato, a chiamare semplicemente “conoscenza”, identificando la restante “conoscenza non scientifica”, quindi anche quella filosofica, tout court con la narrazione), nonché con la tennica, è del tutto alienato (vedi il concetto di divulgazione) e strumentale.
Insomma il paradigma implicito, ma dominante nelle culture nostre, suonerebbe così: i “valori” sono umanistici, mentre gli “strumenti” sono scientifici e non ci si rompano le palle con le visioni del mondo che ne dovrebbero a rigor di logica scaturire.
Così dio resta al suo posto tranquillamente e il trascendente trascende senza colpo ferire.
Lo spiritualismo e tutte le altre droghe impazzano senza veri avversari.
C’è al mondo una categoria molto importante, configuratasi nell’Ottocento, in Francia, credo, completamente e acriticamente asservita ai dominanti.
Sto parlando degli ingegneri, la cui mente viene letteralmente formattata sin dal primo anno di università, per porsi solo problemi tecnici e risolverli, per inserirsi direttamente nel processo produttivo con l’obbiettivo di migliorarne l’efficienza, fare ricerca finalizzata, eccetera.
L’ingegnere è simbolo evidente del limbo in cui galleggiano scienza e tecnologia, senza poter davvero atterrare nelle nostre menti e coscienze, perché impedite a farlo dal lavoretto di inizializzazione guidata affidata alla scuola.
Esistono certamente livelli di pensiero – sono i più fertili e affascinanti – in cui la scienza riflette sul suo essere e il suo fare, ma sono estranei ai più e, paradossalmente, ancor più specialistici della scienza stessa.
Qui mi fermo, per stanchezza e manifesto delirio.
Però dico che chi scrive e chi pensa dovrebbe davvero avere tutto questo ben chiaro, o quanto meno pensarci su, invece di liquidarlo con quattro fra sette ironiche.
Tac.
Trac, taratac.
volevo scrivere non “fra sette”, but “frasette”.
“C’è al mondo una categoria molto importante, configuratasi nell’Ottocento, in Francia, credo, completamente e acriticamente asservita ai dominanti.
Sto parlando degli ingegneri, la cui mente viene letteralmente formattata sin dal primo anno di università, per porsi solo problemi tecnici e risolverli, per inserirsi direttamente nel processo produttivo con l’obbiettivo di migliorarne l’efficienza, fare ricerca finalizzata, eccetera.”
Pensavo di dovermi difendere dal mito creato dai letterati, invece mi tocca difendermi da quello creato dagli architetti.
caro tashtego tu ci presenti, come se fosse nuova e inedita, una problematica che è vecchia di cento anni se non di più ;-)
Oggi le cose sono un pochetto pù complicate, ed è inutile stressarci a vicenda con una condanna, o esaltazione, dell’umanesimo nostrano.
Beh trovo inutile e ridicolo stare a becchettarci su un problema che ormai non interesserebbe nessun “intellettuale” più o meno organico, più o meno corporativo ;-).
OGGI NULLA E’ PIU’ COME IERI E NESSUNA CATEGORIA VALIDA IERI PUO’ ESSERE USATA IMPUNEMENTE ANCHE OGGI, tanto meno quella consunta della antitesi fra tecnica e cultura umanista.
La tecnica è indispensabile, nessuno lo nega, ma è anche (e soprattutto) indispensabile una profonda cultura libertaria e liberante (e quindi probabilmente alto-umanista) che ci permetta di CONVIVERE CON LA TECNICA SENZA DIVENTARENE SCHIAVI o meglio schiavi di chi detiene il sapere della tecnica, questo oggi (come ieri) è il compito degli intellettuali veramente liberi, e per intellettuali io non intendo certo chiunque scriva un libro, libretto, libercolo o articolo, o per lo meno non solo quelli.
Esistono due tipi di intellettuali, quelli corporativi che sono unicamente affaccendati a difendere, costi quel che costi, eventuali privilegi ottenuti (da loro come individui o come corporazione) e questi a me non interessano punto (anche se ne riconosco una certa utilità), e quelli che fanno lievitare il mondo. Questa seconda categoria è quella che io amo e questa si trova in tutti gli ambiti di sapere del mondo (ieri come oggi), possono essere contadini, meccanici, scrittori, giornalisti, politici, informatici, cantanti, grafici, pittori, fumettisti, matematici, linguisti ecc. ecc.
Tornando in argomento al momento è indubbio che possono essere chiamati intellettuali, con I maiuscola, anche gli informatici (e anche molti operatori nella rete)
Quelli che hanno pensato e prodotto i grandi programmi soft voi come li chiamereste?
Io li chiamerei Intellettuali, ma solo quelli che hanno lottato perchè il soft fosse libero e alla portata di tutti, quelli che hanno lottato per imporre il copyleft (che non è una difesa corporativa, ma anzi un lotta contro le ruberie delle corporazioni), poi ci sono i teknici (l maggioranza), e spesso sono stati quelli che hanno rubato (diciamo opportunamente usato) idee e cultura agli altri e hanno dato vita a gigantesche corporation come la microsoft (grande risultato di tecnici che hanno rubato, in parte, il lavoro gigantesco dei precedenti intellettuali forse utopistici, sicuramente innovativi.
Gli intellettuali sono quelli che inventano e innovano ed è indubbio che inventano e innovano anche con, e nella, tecnica. Sono quindi anche tecnici (tecnici sì MA NON SOLO)
I teknici (da tekne) invece sono solo quelli che usano culture altrui per costruire, produrre, ecc. Non dico che questi ultimi siano inferiori o diversi, solo vengono sempre dopo e NON sono intellettuali.
A me carla benedetti, moresco e scarpa piacciono molto e non perchè loro abbiano scritto dei bei libri (di questo non sono sicura), ma perchè hanno contribuito ad innovare l’uso della rete con la fondazione e l’uso di NI e quindi, nel loro piccolo, hanno fatto una azione intellettale di cui si deve tener conto.
E’ buffo che io mi trovi a difendere, nei vostri blog e altrove, degli scrittori che non sono certo il mio ideale di letteratura, io amo un tipo diversissimo di letteratura, i nomi di scrittori che io farei se elencassi i miei preferiti striderebbero molto con i prodotti dei suddetti scrittori.
Io non metterei mai, neppure per gioco, un pasolini contro calvino, come non ho mai amato mettere il gruppo 63 contro bassani o contro tomasi di lampedusa, questi sono giochetti accademici che non mi nteressano punto.
Forse (ma dico solo forse) come scrittori preferisco calvino e tomasi di lampedusa (e mille altri) a pasolini e vittorini, ma se devo capire il lavoro intellettuale innovativo di un periodo (e quindi il periodo stesso) allora mi vado a leggere con grande attenzione articoli, e riviste di “combattenti intellettuali” come pasolini e vittorini (e altri che si sono scagliati contro il conformismo della loro epoca, sia da sinistra che da destra).
Per questo oggi trovo MOLTO interessante il lavoro (anche se le sue scelte letterarie non mi convincono) di carla benedetti, che sì, è forse un po’ sopra le righe, ma … chi cerca di rompere la crosta di ghaccio e kalkare (che si ri-forma in ogni generazione) che impedisce a tutti noi di vedere il cielo, è sempre un po’ sopra le righe, è naturale che lo sia.
Vittorini è stato un grande intellettuale anche se ha rifiutato di pubblicare Il gattopardo, Gide è stato un grande intellettuale anche se ha rifiutato proust … e cosi via con mille esempi che vi risparmio.
Quello che invece non mi piace sono le piccole rane-reazionarie-restauranti-riformanti che si gonfiano fino a scoppiare e stanno su una foglia a fare cra … e … per meschinità fingono di dimenticarsi di postare l’articolo della benedetti (con cui anzi spesso fingono di essere d’accordo), ma poi … non si dimenticano di postarne, in tempo reale, una squallida presa di culo (in puro stile destro-calcistico), di uno piccolo individuo(che scrive con un … un nick-bestiario?) che a suo tempo attaccò i professionisti dell’antimafia (leggi borsellino e falcone), è chiaro che non sto parlando di Sciascia che, per lo meno, è stato un Grandissimo Scrittore (ma forse non un grande intellettuale;-)
Quello stesso che, quando la storia si prese la briga di dimostrargli tragicamente chi avesse allora avuto ragione, si scusò dicendo che era stato un equivoco, ma mi sembra che questa abitudine di dire cazzate e poi dire che è stato tutto un equivoco sia il vero male nazionale nostrano, altro che umanesimo crociano- gentiliano (ce ne fossero, al di là della retorica, come croce e gentile oggi, idee politiche a parte naturalmente)
georgia
“La tecnica è indispensabile, nessuno lo nega, ma è anche (e soprattutto) indispensabile una profonda cultura libertaria e liberante (e quindi probabilmente alto-umanista) che ci permetta di CONVIVERE CON LA TECNICA SENZA DIVENTARENE SCHIAVI o meglio schiavi di chi detiene il sapere della tecnica, questo oggi (come ieri) è il compito degli intellettuali veramente liberi, e per intellettuali io non intendo certo chiunque scriva un libro, libretto, libercolo o articolo, o per lo meno non solo quelli.”
questo è esattamente lo pseudo-pensiero umanista cui mi riferisco.
interessante il concetto, non precisato, di intellettuali “veramente liberi”.
era meglio se avessi seguito il consiglio di Wovoka e NON aprire il vaso di pandora.
me ne scuso con gli astanti.
e saluto georgia, la guardiana della soglia.
mi correggo: era meglio seguire il consiglio di wovoka e non aprire, eccetera.
“L’ingegnere è simbolo evidente del limbo in cui galleggiano scienza e tecnologia, senza poter davvero atterrare nelle nostre menti e coscienze, perché impedite a farlo dal lavoretto di inizializzazione guidata affidata alla scuola.”
tashtego, apriamolo questo vaso di pandora e tiriamo fuori tutto quello che c’è da tirare; il delirio sconclusionato di georgia lasciamolo da parte per un po’, ma ci torneremo.
Io capisco l’amico Tashtego, sì,
e gli do ragione, ogni tanto, ogni quindici giorni, di norma, anche ‘sta volta
e ben son lieto che ha scoperchiato il vaso prometeico perchè questa dicotomia tra tecnica e pensiero umanistico che tutto informa e fa, ovvero la regina filosofia (quando non religione), è strettamente legato alla vecchia scissione tra corpo ed anima, fisica e metafisica, mente e corpo, su cui hanno ci rintontolito e campato per secoli.
MarioB.
Mhm, tema difficile. A me pare che la temuta “tecnocrazia” non si sia mai minimamente realizzata: basti pensare a quali risibili prospettive di potere si aprano oggi ad un nostro “ingegnere” (semmai gli si dispiega lo spettro di Bangalore!). Se invece, al posto degli individui, consideriamo degli apparati, come le multinazionali, che sono espressione del tutto logica delle premesse profonde del nostro sistema complessivo, allora può assumere un senso persino lo spauracchio della Tecnica agitato da Severino che (aldilà degli inconcludenti fumi metafisici legati ai consueti Essere, Nulla, Tempo, Divenire eccetera) può forse, attraverso il più accessibile Galimberti, venire ricondotto al fatto abbastanza ovvio che, come ben diceva Konrad Lorenz, qualsivoglia “struttura” presenta una doppia faccia: quella di sostegno e quella di vincolo. E’ chiaro allora che i terrificanti apparati che abbiamo messo in moto (attraverso miriadi di piccoli passi compiuti quasi immancabilmente in “buona fede”) ormai ci condizionano, imponendoci degli scopi propri, dei quali non possiamo però liberarci con una scelta sovrana, dato che ormai dipendiamo da essi. Ma possiamo star sicuri che tecnofobi e tecnofili, manager e mafiosi, politici e poeti, artisti e contabili, tutti quanti sono sempre ben orientati verso i consueti obiettivi umani, ovvero ad incrementare il proprio “capitale”, nelle sue diverse forme e condizioni di accessibilità. State ben sicuri che nessun ingegnere, nel segreto della sua casa, aprirà mai un tabernacolo per intonare litanie ad un circuito stampato, o ad una formula chimica, come talvolta Severino sembra disposto a credere :-) Anche Bill Gates, smessa la tuta da squalo, si interessa ai codici di Leonardo, crea fondazioni benefiche e si preoccupa, dato che ha dei figli, per il nostro comune futuro. Sempre dopo, però.
Mio dio ….. forse è ot in questo ambiente, ma magari non vi farebbe male leggervi, tra una giallo e l’altro, anche qualcosa di cristian marazzi, c’è un libro che ha un titolo delizioso Il posto dei calzini (seconda edizione da bollati boringhieri), in fondo non credo è che vi servirebbe granchè, ma … magari uscite per qualche secondo dall’arcadia e … può servirvi per dopo tornare a stra-parlar di letteratura ;-)
u n particolare saluto sconclusionato all’ottimo gius co
P.S
Ma co***** è l’abbreviazione di cosa?;-)
Georgia: cornacchia!
Nomen omen, caro gufo. Prima che georgia lo scambi per un insulto a lei, precisiamo: Gius(eppe) Co(rnacchia), ingegnere, e dunque co*****, stando a quanto scrive tashtego. Attendo fiducioso solidi chiarimenti: a tali livelli di autocoscienza ancora non sono arrivato, sarà forse la formattazione subita in università. Buoni deliri e grazie a Wovoka, ottimo intervento che condivido.
non lo avrei mai scambiato per un insulto ;-)
Adoro le cornacchie che mangiano le uova degli inflazionati piccioni (alias pippioni, da cui viene la favolosa landolfiana parola “pippionata”:-).
Un ingegnere può essere un intellettuale, ma, naturalmente non tutti gli ingegneri lo sono … ma del resto neppure tutti gli scrittori lo sono
Poi c’è Gadda … ma quello è Gadda e basta ;-)
georgia la sconclusionata (e anche altro, per la verità)
Il termine “intellettuale” sostantivizzato
sa di muffa, è stantio, slabbrato, frusto, schifoso, laido, tarlato
specie in Italia, lo detesto;
il suo valore molto si rifa alla presente questione
tra tecno e cultura umanistica.
Il termine sì è sgretolato proprio per l’eccesso, lo smodo di uso
tutto adeguato ad un ceto di persone letterate, umanistiche, filosoferecce ed avvocaticchie
( non per caso i politici italiani sono in gran parte così)
***
è ovvio che sono un tecnico…
MarioB.
La foga mi porta talvolta (sempre) a stradigitare.
Stimo sommamente l’homo faber e dunque anche gli ingegneri, che conosco bene.
Ciò non toglie che l’ingegnere sia (sia stata?) una figura cardine per lo sviluppo del capitalismo e le sue varie fasi di ristrutturazione.
È (è stato?) troppo importante perché i dominanti possano lasciargli la briglia sul collo senza sequestrane preventivamente i saperi sin dalla formazione.
L’ingegnere è strutturale.
Lo scrittore no (infatti può in linea di massima scrivere ciò che vuole).
L’intellettuale lo è ancor meno, fatti salvi i giornalisti televisivi e in generale gli addetti all’informazione.
Come si vede uso il termine “intellettuale” in modo estensivo.
“Ciò non toglie che l’ingegnere sia (sia stata?) una figura cardine per lo sviluppo del capitalismo e le sue varie fasi di ristrutturazione.”
né più né meno del filosofo, da Hegel in giù. e allora?
Potremmo pure invertire o cambiare e dire:
““Ciò non toglie che l’ingegnere sia stata una figura cardine per lo sviluppo del sitema sovietico e le sue varie fasi di ristrutturazione.”
E su questo punto pure ci sarebbe molto da riflettere e da discutere.
Gli ingegneri in genere sono occhialuti e poco creativi.
“Gli ingegneri in genere sono occhialuti e poco creativi.”
anche i gufi in genere :-)
Marsilio ha appena ripubblicato “Le due culture”, di John P. Snow (circa 1950). Sarebbe da rileggere per svecchiare un po’ certi commenti.
caro tashtego, vorrei tanto sapere chi sei, anche se io un’idea me la sono fatta.
molto bella la poesia sull\anarchico di destra,mi ci rivedo molto. se avessero scritto che l\anarchico di destra è di religione protestante allora quello della poesia ero io. per destra non voglio intendere le semplice idee che uno percepisce in primis,per destra si vuole intendere quella destra che non considera i comunisti dei nemici,ma bensì li apprezza. l\anarchico di destra odia il capitalismo moderato liberale,non ama per niente i paraculi di ogni ceto sociale è di ogni appartenenza politica. insomma l\anarchico di destra è una persona irregolare e libera ma che ha un concetto positivo nei confronti della giustizia sociale,economica,è umana (ma anche delle forze armate in parte)l\anarchico di destra non è omologato ne sul fascismo e nemmeno sul comunismo tanto che ama ma nello stesso tempo disprezza queste due ideologie.