Mind-building col televisore
Di Andrea Inglese
A tutti coloro che hanno paura di pensare oltre i confini prestabiliti, propongo un esercizio di mind-building col televisore. Si tratta di deformare sufficientemente alcuni vostri assunti di base, in modo tale che il concetto riguardante il vostro elettrodomestico preferito torni ad essere nitido. Fissate l’apparecchio TV. Sembra cresciuto nel vostro appartamento come un ciuffo d’erba in un terreno umido. Sembra una pietra immemore e morta. Provate a immaginare che quel prodotto di natura è invece un precipitato di rapporti sociali, una pietrificazione di rapporti di forza a favore di qualcuno e a sfavore di qualcun’altro.
Pensate che lo schermo non è una parte organica di voi, ma una relazione sociale, e come tale può essere rifiutata. Avete capito bene: rifiutata individualmente. Potete vivere al di fuori di quella relazione sociale, senza che questo vi provochi la perdita del lavoro o degli affetti, la schizofrenia o danni fisici permanenti. Lo so che un tale esercizio scatena nella vostra mente sirene di allarme. Temete di varcare la soglia tra ragione e follia. O quella tra buon senso e assurdità. Ma non fermatevi.
Sforzatevi di percepire la fragilità degli sforzi umani per rendere eterna e indiscutibile una contingente serie di decisioni. Osservate come le immagini si organizzano secondo certe forme e non altre, come scorrono a certi ritmi e non altri. Leggete ora queste righe, scritte da un filosofo disadattato negli anni Sessanta, quando la pietrificazione non si era ancora compiuta in modo apparentemente irreversibile. Sono parole arcane, ma forse hanno a che fare, in modi obliqui, con noi. Non sono parole nuove, sono già state dette, e per questo sembra inutile ridirle. Proviamo lo stesso. Ripetiamole. Come una solfa, per impararle a memoria. Perché ci sia ancora memoria di certe parole.
Günther Anders, da La realtà. Tesi su per un simposio sui mass media (1960).
“6. Veniamo ‘ideologizzati’. Infatti, le immagini di oggi sono le ideologie di oggi: le rappresentazioni d’immagini devono trasmetterci un’immagine del mondo, o meglio l’ondata di immagini singole deve impedirci di giungere a un’immagine del mondo e di accorgerci della mancanza di questa immagine del mondo.
Il metodo odierno, con il cui aiuto si impedisce sistematicamente la comprensione, non consiste nel fornire troppo poco ma troppo. L’offerta di immagini (pubblicità), in parte gratuita, in parte persino inevitabile, soffoca la possibilità di farsi un immagine per proprio conto.
(…)
Quanto meno dobbiamo immischiarci in decisioni che ci riguardano realmente da vicino, tanto più smisuratamente veniamo ‘immischiati’ in cose che non ci riguardano affatto, per esempio nelle pene di certe imperatrici iraniane. Le mille immagini nascondono il contesto del mondo e tanto più in quanto ogni immagine, persino ogni flash di cinegiornale, rimane spezzetata, rendendoci dunque ‘ciechi alla causalità’. Visto che le immagini difficilmente mostrano i contesti, ma appunto solo ‘questo e quello’, veniamo trasformati in esseri puramente sensibili e questa vittoria della sensibilità è incomparabilmente più fatale della sensualità alla Lolita sotto l’ombelico.”
(da G. Anders, L’uomo è antiquato. La terza rivoluzione industriale., Bollati Boringhieri, 1992).
[…] Andrea Inglese propone una definizione di TV che ben illustra il controllo le tecniche usate per conquestare le nostre menti con questo elettrodomestico è: […] un precipitato di rapporti sociali, una pietrificazione di rapporti di forza a favore di qualcuno e a sfavore di qualcun’altro. […]
caro Andrea, come stai? io sarò in Italia dal prossimo lunedì 19 dicembre sino al 17 ottobre, parlerò della mia poesia il 29 settembre ore 21,15 nella biblioteca comunale di Macerata, ciao Luigi