Copyleft?
di Sergio Baratto
Ricevo da Sergio Baratto questo pezzo che mi pare importante rendere noto, perché al di là del caso singolo pone grossi problemi sull’uso della parola in rete e su comportamenti e meccanismi che stanno affiorando in questo mezzo nato da poco. C.B.
Alcuni giorni fa mi sono imbattuto in un caso strano.
La scrittrice Francesca Mazzucato ha pubblicato nel marzo di quest’anno un e-book di prose poetiche, Smagliature, scaricabile gratuitamente dal sito della Kult Virtual Press. Alcune di queste prose poetiche mi hanno stupito per la loro somiglianza con certi post scritti nel 2004 da una giovane blogger, che ricordavo perché a loro tempo mi avevano molto colpito.
Trattandosi di testi liberamente accessibili e consultabili, ho fatto un raffronto, prendendo a esempio due delle prose poetiche della Mazzucato e due post della blogger, e l’ho pubblicato sul piccolo blog personale che tengo da un paio di anni (http://tunga.splider.com), senza menzionare minimamente la parola “plagio”, ma limitandomi a esprimere le mie perplessità.
In coda al pezzo potete leggere le reazioni che sono seguite.
***
Francesca Mazzucato, scrittrice, ha un blog: Narrazioni http://narrazioni.blog.excite.it/).
Anche Elos, che non è una scrittrice ma ne ha la stoffa, ha un blog: Les Miroirs (http://lesmiroirs.splinder.com).
Francesca “scopre” Les Miroirs, ne legge i post, rimane colpita dal talento di Elos, nonché (ipotizzo) dalla capacità della giovane blogger di dare voce autentica e forte al dolore di vivere; interviene, commenta con calore e partecipazione, esprime più e più volte grande ammirazione e amicizia. Anzi, come succede in questi casi, linka Les Miroirs su Narrazioni, senza mancare di consigliarlo vivamente ai propri lettori.
Fin qui, per molto tempo, tutto bene.
Poi, di punto in bianco e senza alcuna motivazione apparente, il link a Les Miroirs scompare da Narrazioni. Nulla da eccepire: nel contesto delle norme sociali che regolano l’aleatoria vita della blogosfera, si tratta di un gesto “pesante” ma certamente legittimo.
Senonché, di lì a poco – per la precisione nel marzo di quest’anno – Francesca Mazzucato pubblica in rete, per i tipi metaforici della casa editrice KULT Virtual Press, un e-book scaricabile gratuitamente (qui). L’opera in questione s’intitola Smagliature. Prose poetiche ed erotiche. È un libello smilzo (si legge in tre quarti d’ora), a metà tra la poesia e la prosa.
Cosa c’entra Mazzucato/Smagliature con Elos/Les Miroirs?
È presto detto: Smagliature sembra proprio inglobare numerosi versi, passi e addirittura ampi brani scritti da Elos e comparsi in precedenza su Les Miroirs. A volte pressoché identici, altre volte interpolati o smontati e rimontati.
Inutile specificare che la paternità dell’e-book è attribuita esclusivamente a Francesca Mazzucato (uso il termine “paternità” non a caso, giacché – come si dice comunemente – la madre è sempre sicura, il padre molto meno…).
Sarà vero?
Faccio solo un paio di esempi comparativi, delle decine e decine possibili:
Francesca Mazzucato, Smagliature, pp. 9-11 (“Coricata”), marzo 2005:
“Coricata
nel punto basso dell’arrivo
Coricata tutto il giorno e tutta la notte
Come avevo fatto il giorno precedente, giorni fatti di niente
Coricata
ritorno alla pietra
del sapere,
la domanda
quando un tonfo
ricomposto per la fretta
non riappare alla conquista
ma s’ingravida
alla notte della piana, notte dentro come un membro vorace,
notte lontana e incapace
di una città nostrana aliena
la ricca, la bella la falena
che tuona memorie che frantuma storie
Storie di letto e di pance insidiate
e figli prediletti
per lo strappo dell’uomo col panciotto
e dell’offesa della mia purezza illesa.
Storia di una donna stesa
La smagliatura è stata ripresa (era appena accennata, un piccolo dettaglio)
La gorge à la main
le but dedans
ma rue , la cascade
de la maison à la famille, l’homme
la clave
et toi le roi,
des betes malades
de moi, la bete et l’homme ancore
Storia di una donna stesa, inerte, a disposizione,
per voglie senza nome,
per sodomie senza violenza (…).”
Elos su Les Miroirs, 24 ottobre 2004:
“Coricata
nel punto basso dell’arrivo
ritorno alla pietra
del sapere,
la domanda
quando un tonfo
ricomposto per la fretta
non riappare alla conquista
ma s’ingravida
alla notte della piana
di Vicenza
la ricca, la bella
che tuona memorie
e figli prediletti
per lo strappo del Concilio
e dell’offesa.
La gorge à la main
le but dedans
ma rue , la cascade
de la maison à la famille
la clave
et toi le roi,
des betes malades
de moi, la bete”.
Francesca Mazzucato, Smagliature, pp. 73-77 (“Il peso dell’anima”), marzo 2005:
“(…) Ma lo dico. Piano, come il caldo tardivo che quest’estate mi consiglia, Piano: nell’unico modo in cui oggi riesco a mostrami.
Ma in fondo avrei voluto alzare il tono e le braccia, dirti forte: Smettila.
Basta. Basta,. Ti supplico lasciami fare, lasciatemi cercare. Il peso dell’anima non è impossibile da trovare. Avrei voluto dirti basta così.
Tre volte.
Tu, che compili liste nere del primo malcapitato e nemmeno ti guardi in faccia. Tu che punti il dito contro a chi ora non ha formule magiche per sollevarmi e ti scordi di quando ero lì e tu c’eri. E non sentivi. E non volevi sentire. Tu, che quando le camere erano vuote, ti era facile dire: è così brava, così profonda.. E intanto mi buttavo aterra a testa in giù, con la speranza bambina di un’attenzione.
Smettila, che c’eri tu, quando le poids de l’ame – sorpassava quello del corpo e la gente ti diceva: ha gli occhi bui .Non sono lacrime quelle? tu rispondevi in difesa: vorreste forse insinuare che io non sia una buona madre? questo? questo mi state dicendo? No. Sei tu che te lo stai dicendo. Ero io quella marchiata di follia, la slabbratura, la strana anomalia. Una che non può essere rinata a una perenne tristezza condannata. Si torna a casa, il visibile torna invisibile, l’invisibile si fa visibile. Mi siedo.
E spengo le luci. Che i panni sporchi si lavano in casa. E al buio (…)”.
Elos su Les Miroirs, 30 giugno 2004:
“(…) E lo dico Piano come gli acrobati a piedi nudi, Piano, come il caldo tardivo che quest’estate mi consiglia, Piano: nell’unico modo in cui oggi riesco a mostrami.
Ma in fondo avrei voluto alzare il tono e le braccia, dirti forte: Smettila.
Smettila.
Smettila.
Tre volte.
E ancora: smettila.
Tu, che compili liste nere del primo malcapitato e nemmeno ti guardi in faccia. Tu che punti il dito contro a chi ora non ha formule magiche per sollevarmi e ti scordi di quando ero lì e tu c’eri. E non sentivi. E non volevi sentire. Tu, che quando le camere erano vuote , ti era facile dire: è così brava che non ci si accorge nemmeno della sua presenza. E intanto mi buttavo a terra a testa in giù, con la speranza bambina di un’attenzione.
Smettila, che c’eri tu, quando le poids de l’ame – un ricordo a Marceau- sorpassava quello del corpo e la gente ti diceva: elos ha gli occhi bui.Non sono lacrime quelle? tu rispondevi in difesa: vorreste forse insinuare che io non sia una buona madre? questo? questo mi state dicendo?
No. Sei tu che te lo stai dicendo.
E poi mi dici che la tua tristezza è frutto della mia.
E quando sorrido mi chiedi: posso sorridere al tuo posto?
E se voglio il mio pensiero, è un torto inflitto a te.
E se lo uccido , di rimando uccido il tuo.
Poi si torna a casa, il visibile torna invisibile, l’invisibile si fa visibile. Mi siedo.
E spengo le luci. Che i panni sporchi si lavano in casa.E al buio (…)”.
***
Al di là di ogni altra considerazione, si vede chiaramente, se appena si possiede un minimo di preparazione filologica o di buongusto poetico, la differenza qualitativa tra le parole di Elos, scintillanti come madrepore a filo d’acqua, e l’ipertrofico periodare di Mazzucato, afflitto da una verbosità e un sovraccarico che lo sospingono inesorabilmente nella palude lutulenta del Kitsch.
Da una parte dunque le “ferite” di Elos. Dall’altra le “smagliature” di Mazzucato: un problema certo più semplice, paragonabile piuttosto alla pelle a buccia d’arancia.
Questo per quanto riguarda la mia personale recensione e il mio giudizio puramente letterario e insindacabilmente soggettivo.
Resta da capire quale movente spinga a compiere una scorrettezza tanto vile (nonché la cosa più indegna, per uno scrittore in quanto tale). Non è certamente il lucro, sempiterno motore degli umani delitti. Non è probabilmente nemmeno la gloria.
Una spiegazione sarebbe cosa gradita.
Nel frattempo il mistero resta fitto, la legalità è salva (almeno in apparenza: su molto di ciò che viene scritto e diffuso in rete non esistono diritti d’autore), la faccia molto meno.
Che almeno la vergogna morale non resti impunita.
***
Questa è stata la reazione a caldo di Mazzucato, che ha così risposto nel suo blog (il testo è stato successivamente cancellato):
“(…) Veniamo alle prose poetiche (…). Quelle prose sono state prima per mesi qui, su narrazioni. Sono state lette e commentate. Nessuno MAI ha detto niente di niente. Poi le ho tolte, se non potrei usare l’archivio a mia discolpa ma quando le ho raccolte le ho cancellate. Alcune sono state anche su un blog collettivo di excite. Glob. Anche quelle cancellate una volta raccolte. Sfido chiunque legge quelle prose poetiche a non trovare il mio stile (…) Ripeto Tunga stesso afferma che quello stile è mio, e vorrei trovare tracce di quell’erotismo che le contraddistingue in testi di altri. Sono state scritte in periodi in cui il blog lesmiroirs non c’era. E non c’è stato per molto tempo. E sono state qui. E qui ho segnalato il luogo dove scaricare l’e-book. Mi spiegate voi che logica avrei avuto? (…) Che, come segnala con perizia da filologo Tunga ci siano frasi che ritrova (abilmente mischiate, aggiunge perché la mobosità e la tensione arrivino al culmine) vuol dire tutto e niente visto che:
1) uno i tempi non sono dimostrabili (ripeto io da qui ho cancellato e non si sa chi ha usato le parole di chi)
2) sia qui che nel blog le miroirs si trovano spesso frasi in francese. Un uso che io già avevo se mi permettete, se la giuria con la bocca semiaperta che cola bava e voglia di mannaia me lo permette. Se si estrapola come fa tunga solo quello, allora cari giurati arrapati e inveleniti penso che molti possano dire di avere usato le parole di tanti. Certo, io leggevo lesmiroirs quando c’era (è ricomparso da non molto) e quando lo leggevo può essere che qualche parola o frase mi sia rimasta in testa. E sia riapparsa in una scrittura. Come ho ritrovato in alcuni blog riguardo a frasi che ho riconosciuto come “mie”. Sono cose che capitano, che possono capitare. Non lo escludo, come non escludo il contrario. (…) Che Elos “si sia letta” è, mi dispiace, un problema suo. Tutti ci “leggiamo” appunto, negli specchi di altre scritture.
(…) Ripeto salvo poi non tornare più sull’argomento (dopo sarà questione di avvocati) QUELLE PROSE SONO STATE PER MESI SU QUESTE PAGINE. QUEL BLOG NON C’ERA PIU’ E IL LINK SPARI’ PER QUELLA RAGIONE. LE HO CANCELLATE DA QUI( MAI AVREI PENSATO DI DOVERMI DIFENDERE) MA LE PRESUNTE CONCORDANZE DEI TEMPI SONO INDIMOSTRABILI. CERTO PAROLE DI ALTRI LETTE POSSONO RIMANERE IMPRESSE MA CAPITA A TUTTI E OVUNQUE. QUINDI LA COSA E’ ASSOLUTAMENTE RIBALTABILE. SONO STATE SU GLOB: COMMENTATE. TUTTI LE HANNO TROVATE SIMILI ALLE ALTRE CHE LEGGETE QUI SOTTO E ALTROVE( SULL’ALTRO BLOG, IN ALTRI SPAZI) TUTTI QUELLI CHE LE HANNO LETTE LE HANNO TROVATE TIPICHE DEL MIO STILE.
(…) Che poi io nell’altro e-book teorizzi una possibilità di scrittura contemporanea che “saccheggia” e mixa è una cosa diversa (…).
scritto il 20_05_2005 alle ore 08:29”.
Lascio decidere ai lettori se Mazzucato sia in entrata nel merito e se le sue spiegazioni siano convincenti.
***
Venerdì 20 maggio è improvvisamente apparso in Rete questo blog: http://sergioboratto.blog.excite.it/
L’indirizzo è costituito dal mio nome e cognome (sbagliato), vi si menziona tra l’altro una mia presunta parentela con Antonio Moresco, si riportano i dati personali (indirizzo, n. di telefono, nome e cognome di familiari) di persone terze, nonché una e-mail privata.
Io non posso sapere con certezza chi l’abbia creato e lo stia “gestendo”, anche se in esergo compaiono queste frasi:
“Ecco le frazioni, le frattaglie e la spazzatura del parente di Antonio Moresco, SERGIO BARATTO (…). Il suo tribunale senza appello mi ha condannato. (…) Questa una memoria. In attesa del mio, quando naturalmene risponderà delle sue accuse dopo la mia denuncia-querela”.
Per amore di precisione, nei commenti sul mio blog, un anonimo mi ha scritto:
“http://sergioboratto.blog.excite.it/
appena il post sparisce sparisce anche questo” (11:46, 21 maggio, 2005)
“Ripeto il post sparisce, sparisce quel blog altrimenti lunedì arriva la querela. E poi in tribunale mi ripaghi i danni morali materiali e professionali per questo capolavoro che hai scatenato .” (11:49, 21 maggio, 2005)
“si fa presto a modificare un nome e anche ad aggiungere cose interessanti. attendo la sparizione del post.
altrimenti Baratto avrai notizie dai miei avvocati” (12:20, 21 maggio, 2005)
Sabato pomeriggio il sito in questione è stato cancellato, ma ne conservo una copia su cd.
Di nuovo, lascio ai lettori il giudizio.
I commenti a questo post sono chiusi
E’ ancora visibile, in memoria cache, il sito “sergioboratto.blog.excite.it”, dove la persona che dice “io” e che lo gestisce, sebbene non identificabile con Francesca Mazzuccato, asserisce di essere figlia dell’avvocato Mauro Mazzuccato (collega del legale di Giuliana Sgrena e Adriano Sofri).
Facendo una facile ricerca su google, il blog, che è sparito da excite, è ancora leggibile. Vi si possono trovare, tra le altre, queste frasi:
“Quando ti porterò in tribunale( saprai benissimo chi è quindi mio padre avv Mauro Mazzucato, lui civilista, per il penale in studio con lui e suo amico fraterno e collega Alessandro Gamberini, conosci? Mai udito? E’ il legale anche della Sgrena e di Sofri.) la situazione forse ti attrarrà meno perché ti chiederò fino all’ultimo euro per i danni ricevuti.
E ho già incaricato un esperto informatico di ripristinarmi l’archivio per dimostrare che, sul mio blog, quelle prose erano ANTECEDENTI alle date in cui sono apparse su miroirs, e MOLTO ANTECENDENTI alle date di pubblicazione dell’e-book.
O insieme ai tuoi vomiti di indignazione posti questo chiarimento, o decidi di ascoltare o ti freni o ci vediamo nel tribunale che ben conosci, ma ti assicuro Andrea, ti chiederò i danni personali, fisici(esposizione della mia persona a ingiurie e possibili attacchi personali) lavorativi.
Spero tu abbia un lavoro che ti consenta spese legali, e tutto il risarcimento che otterrò perché so quello che dico.”
Come si vede, ciò che potrebbe lasciar intendere questo brano citato è che Mazzuccato è figlia di un avvocato che lavora in uno studio legale importante (dove si difendono persone celebri, e quindi uno studio legale agguerrito, professionalmente prestigioso), perciò può permettersi azioni legali gratuite o a condizioni vantaggiose (essendo figlia di uno dei membri dello studio legale). Minacciando una querela in questo modo, il brano in questione tende di fatto a intimidire Andrea facendo notare che a Mazzuccato trascinarlo in tribunale costerebbe assai poco (oltre a poter usufruire di legali di grido, che difendono persone universalmente note in Italia), mentre Andrea dovrebbe pagare profumatamente per difendersi, giacché, come si sa, una parcella agli avvocati va comunque corrisposta, sia che le cause si vincano, sia che si perdano.
Non è asseribile con certezza da chi sia stato scritto il brano citato, e non so se questo modo di argomentare e di “intimidire” sventolando la minaccia di una costosa querela sia legalmente lecito, ma di certo è moralmente ripugnante.
io voglio i diritti invece per il ” copy left” ;-)
Mi sembra non ci siano dubbi sul fatto che quel sito sia stato creato e gestito dalla Mazzucato.
Tra l’altro veniva pubblicata (altra sconcezza)un’email di Elos alla stessa Mazzucato: email che, in quanto privata, solo la Mazzucato avrebbe potuto possedere.
solidarietà a Andrea Barbieri e Sergio Baratto!
Tutta la mia solidarietà a Sergio Baratto, indipendentemente da come può essere andata la faccenda. Dico questo solo perché capisco pochissimo di Internet.
In un caso del genere non credo proprio che ci sia bisogno di un principe del Foro. A parte la scena penosa in sé della bimba (cresciutella) che chiama il papà a difenderla, queste minacce odiose fanno cadere le braccia quasi quanto la prosa avvilente di chi le proferisce. Penso che fra noi amici troveremo un avvocato, un cugino, un laureando, il parente di qualcuno, che basterà per vincere la causa, e ce ne andremo a mangiare e a festeggiare tutti insieme.
Scherzi a parte: se hai bisogno di un nome, Sergio, te lo faccio io. E’ un amico che ha difeso uno scrittore in una situazione molto più delicata di questa.
Un caro abbraccio
Tutta questa vicenda porta alla luce una serie di riflessioni non da poco che abbracciano diversi campi, da quello dell’etica a quello giuridico ma l’aspetto più interessante riguarda quell’attitudine al combattimento e al sogno di cui si parla in questo periodo di restaurazione. Mi sconcerta osservare come si siano introiettati meccanismi di abuso ma anche di paura e di assoggettamento alla legge del vince chi urla più forte. Nel momento in cui si ritiene di dare voce a un’ingiustizia bastano due minacce di querela, peraltro basate sul nulla per ritrarsi spaventati. Non solo, ma prendendo a prestito gli schemi ormai diffusi nel mondo politico, si delegittima l’avversario coprendolo di fango operando quindi uno spostamento della messa a fuoco del problema. In questo caso invece di fornire una spiegazione sulla presunta appropriazione di testi altrui, si apre un blog dove si pubblicano dati personali sconfinando, qui sì, nell’illegalità. E ancora ci sarebbe da chiedersi perché quando il reale entra di prepotenza nel virtuale, ci si annichilisce e si arretra spegnendo la propria voce. L’ultimo pensiero tocca il problema del nickname, come ci si può difendere invocando il copyright se l’autore del testo non usa il proprio nome? Come posso dimostrare di essere io l’autore dello scritto e non un altro? Qui sta l’aspetto poco convincente dell’utilizzo dei nickname che si rivela strumento a doppio taglio. Mi sembra che riflettere seriamente su queste problematiche sia doveroso per tutti noi.
Solidarietà a Sergio (Raz) e Andrea (Titonco). Tutta questa storia è quasi incredibile.
Annotazione: il post sul blog Tunga! dal quale è nata questa faccenda è stato cancellato.
Ha tirato il sasso per poi nascondere la fionda?
Solidarietà soprattutto a Elos e Malacarne (un altro blogger che pare sia stato “saccheggiato” dalla signora).
Il nickname è un’arma a doppio taglio, è vero. Ma il problema sta in come lo si usa. C’è il momento per usarlo anche con intelligenza e soprattutto spirito (io l’ho fatto, eh eh eh… ma alcuni amici qui lo sanno bene) e c’è il momento in cui – per un fatto di dignità personale, più che altro – è meglio, molto meglio usare il proprio nome e cognome. Il nome ci rappresenta, è il nostro “marchio di fabbrica spirituale” (vale a dire non è solo un logo da spendere in un rapporto di potere) – e qui mi ricollego, ma molto brevemente, a tutti i discorsi fatti nel thread di Carla dove si sta rischiando il record assoluto di commenti (in realtà un pezzo di Tiziano del nov.2003 – Il pianeta dei fantablog- collezionò all’incirca 160 commenti, e furono botte virtuali da orbi ché alla fine gli Zibaldoni dovettero prendere lo zabaione, per riprendersi…). Bene, chiusa anche questa parentesi di storia oserei dire anche del costume, passiamo al malcostume dell’oggi, al malcostume in presa diretta: l'”acchiappoquerela” è l’appropiazione debita di un mezzo intimidatorio – la querela o la minaccia della tale- che da sempre (o quasi) è diventato uno sport nazionale praticato dai provocatori di professione come Vittorio Sgarbi, per esempio. Diverso è il caso di chi si becca una querela da chi – come in questo caso – tenta d’intimidire col classico “lei non sa chi sono io, o meglio: non sa chi sono i miei amici…”. Ora, il plagio è effettivamente (parlo in generale) sempre difficile da dimostrare, anche se l’esame di Baratto mi sembra che lasci poco spazio a interpretazioni differenti. A questo punto… A questo punto chi non si difende è perduto. E in generale, consiglio di postare con il proprio nome e cognome anche le scartine di magazzino.
Gattostanco, guarda che Tunga! è Sergio Boratto (si può dire vero?). Il post originale di Tunga! sopravvive sul forum di Fernandel, se ti interessa.
Roy, grazie. Mi sembra sopravviva, finora, anche in questo post che stiamo commentando. M’incuriosisce il fatto che apparentemente abbia nascosto la fionda, non tanto dove possa averla messa.
Solidarietà mia, per quello che può valere e significare, a tutti coloro che – con o senza nick – parlano con libertà e dicono quello che pensano anche “senza avere le prove”. Le “prove” servono solo a chi deve querelare e controllare i discorsi: “chi sa”, come diceva Pasolini, non ha da dimostrare nulla a nessuno, se non alla propria coscienza storica e civile. Solidarietà quindi a Baratto, Andrea, Elos.
(Franz dice bene: il problema dei nick è complesso, e io aggiungo che è un errore liquidarlo in quattro e quattr’otto – ma questo è un altro discorso…)
Sono d’accordo con te extreme, io (mi)ponevo delle domande perché questa brutta storia mi ha disgustato. Non mi sembra che Tunga abbia nasosto la fionda, l’ha resa visibile qui, dove ne stiamo parlando tutti.
non credo che ci sarebbe stato nulla di male di lavorare su materiali altrui, se questo è stato fatto, per assemblarli e remixxarli in qualcosa che abbia una sua dignità di lavoro indipendente. la rete permette peraltro un lavoro di questo tipo in maniera estremamente rapida.
certo, non credo alla funzionalità di un lavoro di questo tipo se non c’è una dichiarazione di intenti e di fonti.
il resto dimostra soltanto che c’è una certa verginità nell’utilizzo dello strumento internet.
se, e ribadisco il se, le frasi del blog fasullo provenissero dalla poetessa in questione, ci sarebbe anche qualche problema di dignità.
una storia interessante comunque.
f.
La Mazzuccato ha risposto sul suo blog, di cui riporto il link e alza ancora il tiro, non ho parole
Tutta la mia solidarietà a Sergio baratto e Andrea Barbieri.
Infatti:Sergio ha cancellato il post da “tunga” solo per concedergli un respiro più ampio qui dentro. Un respiro ed un nome.
Io nel frattempo,ho salvato ogni parola scritta.
Quel che è certo, è che senza volerlo,questa faccenda nata in sordina e da mani piccole ha spalancato un porta molto più grande-ed è una porta che è stata sempre aperta ma socchiusa. Dalla tutela in rete,alla questione dell’Etica in generale; dalla scrittura ,alla carne – o viceversa.Libertà di parola e libertà di “saccheggio”.
E vorrei discuterne e ragionarci assieme a voi,ma ormai , dopo questi “tre giorni” ho gli occhi a terra (anzi, lo sguardo è sollevato-non credo d’esser io a doverlo tenere basso; è la testa che comincia ad essere troppo frastornata per ragionare su larga scala.
E allora torno un istante nel particolare: per quanto riguarda la maternità del sito (che qui-al contrario- è proprio di maternità che si può parlare, giacchè la madre è certa),ci son le prove anche di questo:venerdì sera, dopo averne discusso con sergio, s’era deciso di telefonare direttamente alla mazzuccato (che a suo tempo mi diede il numero di cellulare). Così ho fatto: ha risposto una donna, mi ha chiesto chi fossi, le ho detto che ero mariasole. “Francesca non c’è, è fuori”
Dopo circa una ventina di minuti, sul sito sergioboratto -nel quale se non erro era appena stata pubblicata una mia mail privata- sono comparsi anche il numero telefonico di casa,l’indirizzo, nome e cognome di mio padre, nonchè il mio (che per altro non ho mai nascosto). Per risalire a quei dati basta semplicemente inserire nel sito delle pagine bianche il numero di telefono della chiamata ricevuta.E come dimostrare che ho effettivamente chiamato Francesca Mazzuccato pochi minuti prima che lei pubblicasse i miei dati? Molto semplicemente: a casa ci arrivano le bollette con l’elenco dettagliato dei numeri chiamati, il giorno, l’ora e la durata.
Poi, per quel che ha fatto, se al gesto iniziale si poteva e si può dar anche un peso minore (questo l’ho sostenuto sin dall’inizio)al gesto di aprire un sito a nome di Sergio Baratto, pubblicare mails private e recapiti precisi,all’uso di minacce così gravi a chi aveva cercato in qualche modo di proteggere me e riportare liberamente il proprio pensiero,al tentativo di diffamare sergio chiamando in causa anche chi (antonio moresco) non c’entrava assolutamente nulla,alle considerazioni su Marco Rovelli, Andrea Barbieri e gli altri che ha nominato e tentato d’intimidire con l’ipotesi di una querela, ecco, io a tutto questo uno spazio peso li darei.
Lo spazio, intanto,già l’ha trovato – e di questo vi ringrazio anche a nome degli altri.
elos
gf e mariasole, non condivido la scelta di cancellare il post sostituendolo con un semplice silenzio, invece di usare -ad esempio- un link al presente post (inserito da altra persona, probabilmente solo per ragioni “tecnice” di password). In ogni caso ora penso si tratti solo di un fatto di corollario all’intera vicenda. Grazie della delucidazione.
la mia solidarietà va a francesca mazzuccato, anche se non ho capito bene cosa abbia fatto. ma sto con lei perché tutti stanno contro di lei.
Abbasso, della tua solidarietà Francesca Mazzuccato non se ne potrà far nulla perché non ti firmi. Vale zero. Perepepè!
Voglio offrire anche io la mia solidarietà a Sergio e Andrea.Un saluto a entrambi.
Io saccheggio postato sul sito (Narrazioni) della Mazzucato, ci annuncia, forse, la nascita di una nuova corrente letteraria?
E finalmente arriva l’ammissione di avere copiato, ammissione mascherata da poetica maledettistica, ché così qualunque furbata si può verniciare di anticonformismo.
Da “Io saccheggio”, di Francesca Mazzuccato
http://narrazioni.blog.excite.it/ :
“io saccheggio e rubo dalla vita, dai conti correnti di amanti e prentendenti, secondo alcuni dagli eventi, dai blog abbandonati di blogger potenzialmente spariti (quando si ruba d’abitudine non si può sapere o è vero o lo si prende nel sedere)”
Mazzuk, è proprio vero,
non si può mai sapere,
stavolta a quanto pare
l’hai presa nel sedere.
Gabriella,ho appena riletto i commenti con più calma e quello che ho appena scritto non risponde neppure alla metà delle questioni sollevate… Scrivi:”Nel momento in cui si ritiene di dare voce a un’ingiustizia bastano due minacce di querela, peraltro basate sul nulla per ritrarsi spaventati”. Il fatto che l’accaduto sia arrivato a Nazione Indiana mi pare sia la riprova della volontà di stare alla luce e non quella di nascondersi e abbassare la guardia. Certo,in un primo momento alcuni post che trattavano della questione sono stati cancellati e questo per due motivi: alla comparsa di quel sito credo siano cascate non le palle ma le braccia a tutti noi -e a me,a sapere minacciate le persone che stavano cercando di tutelarmi (e non mi riferisco alla tutela delle parole scritte, ma a quella della mia persona –
chi ha seguito i fatti da vicino potrà facilmente capire a cosa io mi stia riferendo)lo confesso, mi sono preoccupata e rattristata un bel po’.Spaventata,anche. Perciò, nel caos e nel disgusto poco dopo gli attacchi è parso calare il silenzio. Ma non era certo un silenzio di ritirata. Siamo qui: con nomi, cognomi e voci chiare -e, come giustamente sostiene extreme delle “prove” ci preoccupiamo relativamente. Qui non si tratta tanto di di.mostrare un vero o un falso, ma di Mostrare. Ed è ciò che stiamo cercando di fare -Sergio, in particolar modo.
Poi, sulla questione del nick name, purtroppo sappiamo perfettamente che anche in questo momento io potrei firmarmi come mariasole ma essere invece gabriella fuschini (o la mazzuccato…):chi può dirlo? Banalmente, ci si fida.In rete,scrivere con un eteronimo o al contrario con nome e cognome ha quasi lo stesso peso: è un po’ come camminare per la strada senza documento, ci si potrebbe spacciare per chiunque. Il problema non è tanto questo,mi pare. Come,ribadisco, sottolinea extreme,le prove servono (quasi) solo a chi deve difendere il proprio falso,giustificarlo- ma non è forse il nome stesso una di quelle prove?
Affermando ciò, mi rendo conto che proprio poco fa, parlando della maternità del sito io per prima son caduta nella contraddizione -non del tutto, però:al di là d’ogni ragionamento che da questo “piccolo” fatto si può far nascere, sfortunatamente c’è anche una realtà concreta con cui battersi (battersi, non scontrarsi) ed è che a differenza di ciò che viene scritto, detto o urlato per la strada, ogni segno lasciato in rete, seppur pieno rischia di cadere nel vuoto.
Se ora uscissi di casa e appiccassi un incendio ad un palazzo, potrei forse farla franca io, ma il palazzo no: andrebbe comunque in fiamme.
Al contrario, se qui dentro ci si costruisce una postazione di guerra e si cominciasse a far saltare in aria un bel po’ di teste, non solo si potrebbe -e si può- facilmente nascondere la mano di chi ha sparato, ma anche tutte le teste cadute.Erase, il gioco è fatto. Allora,forse,per amore del vero e della libertà di parola -è concesso l’aiuto anche di un sostegno. (io, nella mia ingenuità e nei miei pochi anni ,all’importanza del salvataggio dei documenti vecchi, alla crucialità della copia di ogni minaccia prima scritta e poi dissolta,insomma, a queste cose inizialmente non c’avevo nemmeno pensato. Chi però sa cammnare meglio di me ha consigliato di farci attenzione).
In ultimo, resta che chi ha parlato alla luce e in nome dell’etica(forse in alcuni casi a voce troppo forte) è stato oscurato o minacciato, chi invece era già nel buio, è stato solo capace di sparare alla cieca per poi fuggire al riparo.Ma intanto qui è pieno di mine,qualcuno s’è anche fatto male -per un istante. E che questo passasse così in un soffio non avrebbe alcun senso.
(ma la mazzuccato ha risposto dove? io non ho trovato nulla…)
Ma che faccia ha questa Mazzucato?
Esiste una foto in rete?
No, così, per farmi un’idea.
Santo cielo…avevo scritto d’essere completamente frastornata.Ora, dopo l’ultimo post della Mazzuccato capisco che quel completamente era un’illusione.
Cara mariasole, ho seguito tutta la questione molto da vicino parlandone anche a lungo con Sergio e ti assicuro che nei miei pensieri di oggi non mi riferivo a te certamente. Le mie erano domande che mi ponevo e ponevo perché questa storia possa allargarsi a riflessioni più ampie oltre al caso personale. La questione è ben più complessa io credo, mi preoccupa che la libertà di esprimere un’opinione venga aggredita cercando in modo kafkiano di ribaltare il problema, facendo passare chi mostra fatti accaduti per un calunniatore.
Un caro saluto con tutta la mia solidarietà
In effetti il testo “Io saccheggio” è stato rimosso dal blog Narrazioni. Forse qualche legale deve aver dato un consiglio all’autrice… O forse era saccheggiato anche quello? Comunque le righe cruciali sono leggibili qui sopra, e non è escluso che ne ritorni traccia nella memoria cache di google.
L’utilità di questo articolo e dei relativi commenti è che uno, alla fine, può decidere quale sito linkarsi e quale no. Io mi linkerò senz’altro questi due
http://tunga.splinder.com
http://lesmiroirs.splinder.com
Scusate, ma mi sembra una caccia alle streghe, questa. Un po’ di ironia, cavolo. Allegerite. ha copiato, ha plagiato, va bene, mo’ basta. Non ha ammazzato nessuno.
Ammazzato no, ma diverse persone sono state male, minacciate e la loro privacy è stata violata… magari l’ironia non basta, a volte. Detto con tutta la stima che nutro per te, Governi.
E’la minaccia di querela da parte di una persona che dichiara che non le costa niente intraprendere quella strada che mi pare decisamente oltre alla possibilità di scherzarci su. Da dove li pigliano Sergio e Andrea i soldi per un avvocato, anche se poi, come è quasi certo, vincerebbero la causa?
Se davvero dovesse finire così, sarebbe bello cercare di offrire un po’ di solidarietà fattiva. Cercare, tramite tam tam in rete, se qualcuno è a sua volta disposto a difendere gli accusati gratis o raccogliere un po’ di soldi.
Quello che mi lascia davvero stupefatta è la minaccia di querela: non è evidentemente la prima volta che si discute di plagio e si formulano accuse in questo senso (ricordate, in tema di “best seller”, Rosa Giannetta Alberoni e il saccheggio clamoroso di Via col Vento?). Anche perchè qui si rischia di confondere discorsi molto seri (sull’identità in rete e sul copyleft) con reazioni da mercato o da partito di maggioranza. La solidarietà ai nostri è scontata e sull’eventuale supporto legale la soluzione non è impossibile.
Vorrei sommessamente invitare Francesca Mazzucato a chiedersi quanto l’uso che sta facendo della rete aiuti il proprio lavoro o, invece, non rischi seriamente di comprometterlo.
Anche da parte mia, la solidarietà va tutta a Sergio Baratto e Andrea Barbieri, a Mariasole giustamente.
trovo che sia una cosa sconcia appropriarsi delle parole di chi vive delle parole. né più né meno di un venditore di piatti di legno che vendesse nel suo negozio i piatti di legno che ha rubato nel negozio di un altro artigiano. chi lo fa – copy left o meno che sia – fa una cosa sconcia. la mia solidarietà va a chi è stato scippato e a chi è stato minacciato.
Solidarietà. La signora ha già fatto giochini di questo genere in rete circa due anni fa. Prima che uscisse il suo libro sulla blogosfera… Sulle identità e sulla violazione della privacy, che sono implicite in questa vicenda, penso che siano atti gravi, fatti anche con la sciocca convinzione che in rete si possa rimanere anonimi.
Non sono per nulla avvocato, ma mi domando:
Tra un minaccia di querela e una querela già ce ne passa; questi mazzuccatesi stanno lì a minacciare per impaurire e dovrebbero ben vergognarsi.
Però qualora querelassero realmente quale avvocato si sentirebe di sostenere tale causa?
Altro fatto gloriosamente italianissimo:
tra quanti anni questa causa sarebbe discussa?
Naturalmente sono solidale con MariaSole ed il carissimo Andrea (ma cosa c’entra lui?
Che avrebbe fatto?)
Va bene la solidarietà, va bene la pubblica denuncia, va bene tutto, ma a tutt’ora gira in rete un libro liberamente scaricabile e leggibile da chiunque che contiene parole che non dovrebbero trovarsi lì. Non si può fare niente per questo? Per rimuovere quella pubblicazione? Non sarebbe un modo, forse l’unico, al di là del polverone sollevato, per ristabilire un senso di giustizia e restituire le parole ai loro legittimi proprietari?
Bisognerebbe forse scrivere una lettera comune all’editore del libro scaricabile in rete, metterlo di fornte alla sua responsabilità. La rete non deve diventare il far west!
sì, lo so gabriella, è difficile fare ironia su ‘sta storia. ma qualcosa di più leggero bisogna pur dirlo. si avverte, entrando in questo thread, un’atmosfera pesante, plumbea, che a me personalmente asfissia i polmoni.
Se qualcuno mi spiega, ma bene e con precisione!, quando come e dove si prefigura il reato di “diffusione di post nelle colonne dei commenti di un sito web”, io comincio a preoccuparmi per Andrea Barbieri (stai sereno, Andrea!).
Non conosco la questione. Ne apprendo qui, e dai commenti sembrerebbe colpevole la Mazzuccato.
La mia domanda è semplicissima, forse banale, e forse già esaminata: Poiché i testi si somigliano molto – e, al di là della forma e di qualche variante, è chiaro che siamo di fronte a una scopiazzatura da parte dell’una o dell’altra – non c’è un modo di stabilire quale dei due testi è stato pubblicato prima?
Una delle due autrici non ha mai spedito a qualcuno il testo, o anche parte di esso, sì da esibire una prova concreta?
Oppure, se il testo è apparso unicamente in rete, non c’è modo di accertare oggettivamente la primogenitura?
Qualche esperto di internet dovrebbe saperlo fare.
Se si arrivasse ad una risposta certa, non potrebbe che finire il contendere, e chi ha copiato dovrà quantomeno chiedere scusa.
Non voglio credere che la questione sia così ingarbugliata non non poterne uscire con una dimostrazione inconfutabile. O no?
Bart
ovviamente “da non”, anziché “non non”
A proposito di plagi clamorosi: uno sul quale cadde una congiura del silenzio (forse anche perché l’interessato astutamente tacque), che si verificò qualche anno fa e riguardava un personaggio ancora oggi molto stimato, fu segnalato sulla rivista “Belfagor” da Massimo Mugnai e concerneva il saggio “Lo spettro e il libertino” di Giulio Giorello. Sì, proprio lui, il nostro B. H. Levy, quello che è sempre in tivù,
l’allievo prediletto di Geymonat.
Non è facile risalire alla fonte primaria, essendo il tutto ospitato su piattaforme free. Bisognerebbe chiedere a chi gestisce le piattaforme – e fare un lavoro della madonna. Insomma ci vorrebbe un tecnico coi controcazzi per ripristinare eventuali backup, e neanche un tecnico così potrebbe garantire che si possa tornare alla condizione iniziale. Anche solo tentare, richiederebbe un investimento di danari notevole, perché un lavoro così nessun tecnico lo fa per due lire.
Ad ogni modo, un tentativo per tutelarsi da eventuali scopiazzature è quello di postare sempre indicando il nome dell’autore, tenere copia sul proprio hd di quanto postato, mettere almeno una Creative Common License sul proprio blog. E al limite anche uno script che impedisca il copia&incolla, anche se serve a niente e scoraggia solo chi non sa un’emerita mazza a proposito di pc e internet.
Come fa giustamente notare Mario Bianco, anche se ci fosse una causa, questa sarebbe quando? Fra vent’anni, come minimo a voler esser ottimisti.
Più grave è invece che l’e-book sia ancora scaricabile: anche a voler ammettere che si tratta d’un semplice sospetto di plagio, l’editore dovrebbe “immediatamente” ritirarlo, almeno sino a quando non si sarà fatta “chiarezza” – una chiarezza piena ed inequivocabile. Una questione di civismo perché la rete non sia – e non diventi – un far west.
Caro Sergio, anche se non siamo parenti, ti esprimo tutta la mia solidarietà.
Antonio
Sì, ma che c’entra il copyleft con questa merda? Copyleft e plagio non sono mica la stessa cosa, ma proprio per niente. Il copyleft autorizza la riproduzione ma prevede comunque l’attribuzione autoriale, la citazione della fonte, quelle cose lì, ed è severamente vietato apporre un altro copyright a quanto si è riprodotto o manipolato.
non è che sia poi così difficile avere un’idea di quello che è stato pubblicato sul blog di francesca mazzucato. solo un pò di buona volontà:
http://web.archive.org/web/*/http://narrazioni.blog.excite.it
per chi invece fosse interessato a vedere http://sergioboratto.blog.excite.it/ ecco una copia cache che al momento funziona:
http://cc.msnscache.com/cache.aspx?q=1874648118186&lang=en-US&FORM=CVRE
enjoy
AGB_
me lo chiedo anch’io, sergio, il perchè del titolo.
Mi aggancio all’ultimo commento.
Attenzione a dire: “in rete non esistono diritti d’autore”. Una frase così e vanno diritti nel cesso anni di battaglie per il copyleft e, in ambito accademico, l’open access, che è altra cosa.
Il diritto d’autore c’è, è vivo e lotta insieme a noi, in quanto diritto morale inalienabile. Anche sotto le mutate vesti del copyleft. Quanto monetizzabile è altra faccenda.
saluti,
ezio
Forse vi è sfuggito che il titolo comprende anche un punto interrogativo.
Ezio, sveglia. La frase è “su molto di ciò che viene scritto e diffuso in rete non esistono diritti d’autore”. Capito? “Su molto di ciò che”.
Forse non mi è sfuggito, zap:)
Figurati a me che soffro di asma allergica caro Massimiliano, l’atmosfera è plumbea perché l’accaduto è plumbeo… non so potremmo organizzare la festa del plagio con birra e tequila boom boom, così raccogliamo i fondi per le spese legali a sostegno dei danneggiati, che dici?
Volevo esprimere anch’io la mia solidarietà a Sergio Baratto e ad Elos. E’ vero che la Mazzuccato non ha ammazzato nessuno. E’ anche vero però che ha evidentemente rubato qualcosa che appartiene a un’altra persona: questo è quello che i fatti citati dimostrano. Solo perché sono parole, di una blogger poi, e delle quali quindi sarebbe difficile dimostrare l’effettiva proprietà, si deve dire “Sì, vabbé, che sarà mai?”.
Se è davvero autrice di tutto questo (plagio, mancata ammissione di colpa, apertura di un blog con nome altrui, intimidazione e minacce), ha scritto una pagina letteraria ben più importante e veritiera della sua prosa. E utile a lei oltre che a noi, per riflettere. Perché dimostra parecchio sullo stato delle cose umane, sui meccanismi del potere (“sai chi è mio padre?”… penoso; infantile; berlusconiano; anche se non avesse plagiato Elos).
Se veramente querelerà Sergio Baratto, propongo di raccogliere una somma necessaria a pagare un avvocato, qui su NI.
Scusate, intervengo di nuovo per dire questo. Elos non ha su file NULLA, nemmeno una riga, dei suoi scritti saccheggiati? Su un file Word intendo? Scriveva postando?
chi conosca un poco i blog sa che due o tre anni fa Mazzuccato ha fatto lo stesso con un suo precedente libro. Con tanto di persone messe alla berlina, interi post rapinati e pubblicati per dimostrare che gli autori erano dei deficienti, mega discussioni sui blog, siti pirata colmi di insulti a chi la accusava, valanghe di “finti commenti anonimi” in cui si elencavano nomi, cognomi indirizzi e stato civile dei suoi oppositori, telefonate notturne a parenti ignari, minacce di denunce penali e via discorrendo.
E’ il suo stile, probabilmente ha un libro in uscita e deve farsi un po’ di pubblicità e la mitomania è sempre un buon sistema.
Uno sconcertante precedente: il cantante Ron spaccia per suoi dei versi di SHAKESPEARE (nientemeno!) nella canzone sanremese ‘Vorrei incontrarti fra cent’anni’, vincitrice del festival 1996.
P.S. Per Andrea Barbieri. Spiacente, ma questa volta la prigione non te la toglie nessuno:-)
Non ci sarà alcuna denuncia vedrete. La querela è una cosa che se la minacci è perché non hai nessuna intenzione di farla. Barbieri (che fine ha fatto?) & company possono dormire sonni tranquilli.
Sono qui, grazie a tutti per la solidarietà, davvero. Anche se ne meritano sicuramente più Sergio e la Benedetti che non hanno avuto dubbi sull’esporsi.
Ciao rosiconi, volevo segnalarvi che su Cosmopolitan di questa settimana c’è una intervista troppo fica alla mitica Francy. Compratelo!
Ciao raga!
Kiss.
Obbene, allora non si compra Cosmopolitan neanche per scherzo.
Andrea, per me puoi dormire su due guanciali: tutta la rete è con te, a parte due o tre, ma quelli non fanno testo.
Se proprio si dovesse arrivare ad una raccolta di fondi per un avvocato parteciperei volentieri, e con soldi non virtuali, anche se pochi: in fondo dietro ad ogni nickname c’è una persona in carne ed ossa.
Comprarlo? Ma non è troppo più figo se lo rubiamo e poi diciamo alla sciura dell’edicola che la menerà giù certamente pesa che era nostro?!? Che era la copia che avevamo nella borsa?!? Di stare tranqui!!! Che cosa sarà mai un furtarello?
Il “tutti contro uno” non è ammissibile. rendetevi conto, indiani.
Io ce l’ho detto alla Mazzu sul suo blog guarda che ci sono dei pellerossa che dicono che hai plaggiato e anche altre cose brutte e cattive ma lei mi ha scancellato i post it e invece quelli della dandyna e della tyttina e della fragolyna non li scancella mai la mazzu e ogni volta io ci rimango troppo male che scancella i miei post it e i loro no vabbè comunque sia comprate Cosmopolitan!
Ciao raga!
Un mega kiss!
Per Barbieri. Ora che ti sei rasserenato aggiungo che qualche anno fa un piccolo EDITORE di Roma mi rubò la traduzione di un ***intero libro*** inviata in dischetto e che pubblicò sotto il nome di un altro traduttore. Rinunciai alla causa per i mostruosi anticipi chiesti dagli avvocati interpellati rispetto al valore della traduzione (3 milioni e mezzo).
Con un altro editore di Roma dovetti ricorrere a uno stratagemma che finì sui giornali! per farmi pagare un arretrato di anni…
Lei confonde consenso e verità, signor Governi. Provi a separarle completamente, e si accorgerà che in qualche caso possono incidentalmente sovrapporsi.
Massimiliano Governi, perché “tutti contro uno?” Dove sono questi tutti? Qui c’è qualcuno che minaccia di scagliare addosso a due persone grandi avvocatoni per aver affermato una cosa, e poi una serie di persone, neanche tante se le conti bene, che hanno espresso solidarietà a queste due persone. Più o meno 5 indiani e 4-5 “esterni” finora hanno espresso solidarietà a Baratto e Barbieri. Quelli che non si firmano non valgono, ovviamente, né da una parte né dall’altra, né pro né contro (potrebbero essere parti in causa). Dove sono questi tutti, Governi? Perché semplifichi? Perché esageri?
Solidarietà ad Andrea Barbieri e Sergio Baratto.
Titonco: felice di rileggerti!
Massimiliano: fammi capire, esiste la par condicio
anche in questi casi? uno compie un atto vile e dobbiamo fare i super partes? ma pensa se mettessero in rete il tuo numero di telefono e tu cominciassi a ricevere telefonate anonime? Mah!
va be’, lapidatela allora.
Mi scuso con i commentatori se non posso seguire tutto il dibattito con attenzione,ed anzicche’ parteciparvi, come mi e’ stato chiesto piu’ volte, esprimo solo la mia dichiarazione di odio alla mazzucato. Vorrei solo rassicurare chi ha letto “Smagliature”, che le parti non scritte da Elos sono praticamente tutte mie(cfr.www.porno.splinder.com), dunque nessun lampo di genio creativo nel cielo plumbeo della mazzuccato, che avrei contattato direttamente, se si potesse contattare qualcuno che non esiste.
La cosa odiosa della vicenda e’ che la mazzuccato si sia approfittata di chi non ha mezzi per far ascoltare la sua voce, Elos e me, considerandoci probabilmente creature facilmente vampirizzabili dalla sua bulimia piccolo-borghese che vede in termini di “prodotto” anche la nostra testimonianza, perche’ non e’ il plagio letterario che duole, bensi’ il fatto che la mazzucato,silente come una serpe, strisciando fra le pagine del diario di un prostituto abbia saccheggiato il mio Tempo, non un prodotto dell’immaginazione; e’ la mia vita che lei minaccia di agglutinare.
Chi mi legge sa le difficolta’ materiali che trovo a scrivere, da internet cafe’, in giro per l’europa mantenendomi come posso, ed ecco lo sciacallo petit bourgoise ha visto questa condizione come ideale per poterla sfruttare.
Fan della Mazzu, certo che la Mazzu te li scancella i post it dove ci dici che i pellerossa la parlano male che plaggia e, scrivi come un tamarro!
certi messaggi trasudano antidepressivi triciclici.
Caspita! Torno solo ora dal temporale di fuori e qui ci trovo una tempesta di voci-delle migliori, per altro.
Ho cercato di leggere ogni commento, ma putroppo non ho l’infallibile memoria della mazzuccato e qualche parola già l’ho scordata…Sorrido. A chi se l’è giustamente domandato: siate tranquilli, indiani:a suo tempo feci un salvataggio in automatico direttamente da les miroirs su un cd non trascrivibile.
Oltre ai due post citati da Sergio ve ne sono altri altrettanto evidenti-chi ha tempo,guardi tra gli ultimi commenti al post di tiziano scarpa “tutto su sua nonna molto altro” dove la discussione ha avuto inizio -o meglio, il primo proseguo-là è riportato anche il resto.
MA Questo, è il problema minore.
Ciò che dice massimo governi è sacrosanto. Non a caso sergio, marco, andrea, gli altri che han cercato di far luce sull’accaduto ed io (mariasole) abbiamo deciso di procedere con passi più decisi certo NON per la circolazione dell’ e-book,la paternità dei posts e i diritti d’autore!Per carità…io per prima (e sergio può confermarlo) ho segnalato il fatto con tono quasi scherzoso. Anzi, forse troppo.
La gravità dei fatti risiede ahimè da tutt’altra parte, come sottolineano bene la Lipperini e Gabriella:e per la precisione nella “risposta” della Mazzuccato.Dalla prima comparsa all’interno del suo blog (in cui già cercava d’intimidire con minacce di querele) al sito-minatorio creato nella notte di venerdì.
La maggior parte dei commenti però,sia qui che in altri forum nati in rete, dal fondo riporta la discussione alla superficie-e là ,la perde.
In quel sito, Francesca Mazzuccato ha
-minacciato di denunciare Sergio Baratto più e più volte portando a suo sostegno motivazioni a dir poco vuote.
-nominato senza alcun motivo Antonio Moresco
-minacciato di querela Andrea Barbieri
-minacciato di querela e tentato invano d’infangare il nome di Marco Rovelli
-minacciato di querela chi aveva utilizzato la parola plagio nei commenti
-riportato il mio numero di telefono, l’indirizzo di casa, il mio cognome e il nome di mio padre
-ripetuto più volte il mio nome per “future facilitazioni legali”
-diffuso una mia mail privata di circa un mese fa in cui scrivevo di questioni molto delicate e personali (che per altro anzichè far perdere credibilità a me hanno solo contribuito a rendere manifesta la gravità del suo gesto)
-giocato brutalmente con la fragilità della pelle di qualcuno
Ogni resto, a confronto, è sciocchezza.E lo dico io,che quelle parti se l’è viste portar via come un gioco:a me importa più delle persone,che della carne delle parole.
(grazie davvero a tutti per la solidarietà. A chi ha difeso me all’inizio e a chi ora tende la mano ai difensori. E agli indiani, ovviamente)
malacarne…anche a te? santo cielo, ma quella è completamente andata…
Sì, ho notato che molti commenti e tanto tanto altro è stato cancellato dal blog Narrazioni. Per quanto mi riguarda, quel blog è come se non esistesse. Solo l’indifferenza più totale le si può dedicare, ed è sin troppo disturbo.
Nobili parole le tue, Mariasole. Nobili e umane, pienamente.
Meriti appieno la mia stima, oltre alla mia solidarietà.
C’è di buono, in tutta questa faccenda, che ho scoperto la tua bella, superba scrittura, i tuoi sentimenti, ragion per cui ti linko – sperando di non farti torto in alcun modo. Linko la tua bella scrittura, la tua anima, la persona che sei. Ecco.
Questa sera non avevo un cazzo da fare così ho composto io, tutto da solo, una poesia che sa d’invettiva contro i falsator d’ingegno.
Riconoscendo nello scomparso “io saccheggio” attitudine ipponattea, financo maudit, canto in risposta irredenta:
“Al fine de le sue parole il ladro
le mani alzò con amendue le fiche,
gridando:”Togli, Dio, ch’a te le squadro!”.
Da indi in qua mi fuor le serpi amiche,
perch’una li si avvolse allora al collo, come dicesse “Non vo’che più diche”;
Ho inserito questa composizione in un poema che sto scrivendo in 3 parti.. vabbè non voglio dire di più.
Che brutta storia. Solidarietà a Barbieri, Baratto e Mariasole, persone che non conosco ma a cui offro uno stretta di mano.
solidarietà a Mariasole, Baratto e Barbieri.
di cuore
Invito tutti i solidali a includere nella loro lista anche Malcarne, che in questi commenti è stato citato pochissimo sebbene abbia subito la stessa sorte (anzi forse peggiore dal punto di vista della quantità di materiale “saccheggiato”) di Elos. Malacarne è un blogger che scrive le sue cose qui: http://www.porno.splinder.com
Copio e incollo dai commenti al blog di Malacarne:
“Poesia della Mazzucato dal libro Smagliature:
“La notte negrissima soffiaviolenta epiove sopra il tetto che copre quello che ho afferrato con furia
era una chance per sopravvivere per appartenermi e appartenere, per non sognare solo di partire treni macchine autobus senza cesso
solo l’eccesso
soffitta lussuosain rue Emile Gossart
non cessa il gemito ed ilsussulto ogni qual volta il suo candido culo mi sfiora, di un toccamento furtivo mi onora
non cessa il gemito nella notte negra, petrolio che unge, un pene che punge per entrare
fa male
fuori la notte giunge alla fine, la luce gocciola dai lampioni, rugiada su petali secchi, sottile sensazione
un chant d’amour di coltelli e marinai per avere un’erezione,
e capisco che questa e’ l’inizio della fine
anche se esco fra baracche – latrine
puttane bambine col corpo rovinato, col seno smagliato
un vestito tagliato e le scarpe nel fango
piango
nel mattino che profuma di amori vomitati
quello che anche noi siamo stati.
avvolto in una sciarpa nera ed un giubbotto sporchi di fumo e polvere,
ed era soltanto stamani, credo
cenere alla cenere,
ieri due giorni fa il giorno e la notte colano labirintici uno dentro l’altro tornano indietro,
dormo e mangio poco è come un gioco
sparire
e sarà notte petrolio e sarà amore e potrò poi, forse, dormire”
Poesia pubblicata sul blog “diario di un ex-prostituto” http://porno.splinder.com/archive/2005-01
la notte negrissima soffia violenta e piove sopra il tetto trasparente
soffitta lussuosa in rue Emile Gossart
saturo di se stessa pricipessa, sculetta, non cessa il gemito ed il sussulto ogni qual volta il suo culaccio alla viacolvento mi sfiora
il tipo niger upper class con lenzuola versace home o etro o non so quale disfunzione anale non parla una parola di francese perche’ per cinque anni qui a bruxelles non ne ha avuto bisogno e non vede ragione, a culo a ponte cosi’ decisamente pricipessa che mi devo cantare un chant d’amour di coltelli e marinai per avere un’erezione,
e capisco che questa e’ l’inizio della fine e poi vuole due coccole e gia’ dorme ed io mi alzo vado a pisciare, mi fumo tre tiri alla finesta tutto nudo sotto il giubbotto da neve
e nel mattino croccante io sono andato avvolto in una sciarpa nera ed un giubotto sporchi di fumo e polvere, ed era soltanto stamani, credo
cenere alla cenere,
ieri due giorni fa il giorno e la notte colano labirintici uno dentro l’altro tornano indietro,
dormo e mangio cosi’ poco che ho perso tre chili e tutto sembra leggero e trasparente (…)”
Altro esempio:
“Danno” di Francesca Mazzucato – Smagliature
“il danno é che ti prende la mente,
come un requiem, una messa cantata, un ritornello da ossessione, una stupida passione, una malattia, febbricitante delirio, una sinfonia raccontata con un dito.
e sfilano i suoi sette anni di strada, ondeggiano sulla sua voce, tossisce e pare abbaiare ma anche questo si potrebbe amare, il nostro incrocio, dove anche se parti ritorni, e vedi chi resta ed i nuovi; perché il viale é morto, modificato, dissolto, il sepolcro della mia infanzia, delle ciabattine da sposa, della storia che non riposa, della mamma avvilita per una calza partita, per la pancia smagliata, la mamma ormai è cenere, andata.
il danno è che ti prende la mente e poi tace e acconsente.
così eccoci lontano da qui: ecco il viale viola-blu, il viale arcobaleno, indicato dalla donna senza seno, con le calze perfette e le smagliature sulle tette
sotto la pioggia a natale, cantiamo e immaginiamo di scopare in una delle nostre lingue di sogno perdute
i nostri dialoghi in lingue immaginarie, tutte di vocali o tutte di consonanti, o prive di entrambe,
perché eravamo angeli prima di Babele,
venga il tuo regno, o signore non son degno ma ci voglio entrare in quel regno,
so che quella é la merda e che potrei tornarci domani e che non ho niente da perdere qui né altrove e comunque quello che perdo qui lo perderei comunque altrove
i miei anni adolescenti che non vogliono più finire,
eppure infondo
si scrive per rendere omaggio al sepolcro della propria infanzia, quella storia che non riposa, senza una rosa la mamma andata la sua calza smagliata la sua casa ben tenuta, la sua faccia svagata, la sua vita disastrata
e questa antologia sa di sepolcro e fiori marci e smagliature e malati stralci
(accettami oppure cancellami, o fa come credi, tanto in ogni caso i giorni in cui ho fame non fa molta differenza)
si scrive e si muore, si sanguina dolore rappreso, si rinchiude un animale ripreso, unico compagno, si va in bagno, si canta e si rutta, anche perché si ha fame ma non per saziarsi
io scrivo per sotterrare il cadavere del bambino affamato, di amore gelose, di amore mai nato, il bambino che ero che ero nel destino ormai nero, con istanti smagliatura di possibile sutura. una carezza di tenerezza
perché sono una puttana e un marinaio e so di passare qualche guaio se mi allontano se non tengo la mano se non scivolo piano”
Poesia pubblicata su: http://porno.splinder.com/
“il danno é che ti prende la mente,
come un requiem, una messa cantata, un ritornello rincoglionito, ho in testa in sottofondo Like a virgin, sentita tre volte in sauna, in tre remix diversi,
diciamo cultura gay, ma potrei dire la qualsiasi,
il messaggio del mio amico mi allarma, ieri notte, esito un istante, rispondo un semplice ciao ad un messaggio mandatomi da “Una_voce_nella_notte”, e poi chiamo X
e sfilano i suoi sette anni di strada, ondeggiano sulla sua voce, il nostro incrocio, dove poi anche se parti ritorni, e vedi chi resta ed i nuovi, se ce n’é ; perché il viale é morto, via Daita é il sepolcro della mia infanzia ormai,
cosi’ lontano da qui: ecco il viale viola-blu sotto la pioggia a natale, e non passa nessuno ed io e gianfleur cantiamo gingolo’ bell gigolo’ bell gigolo in mezz a way, in una delle nostre lingue di sogno perdute
i nostri dialoghi in lingue immaginarie, tutte di vocali o tutte di consonanti, o prive di entrambe,
perché eravamo angeli prima di Babele,
venga il tuo regno
oppure
ecco il viale: cosi’ lontano da qui: fresco d’estate, cosi’ vago che gli orizzonti curvano e i dettagli sfumano persino nel pensiero e tutto sembra meno duro , quando so benissimo che quella era la merda mica come battere a nuova yorka
invecchio, e non sono finiti i miei venti,
so che quella é la merda e che potrei tornarci domani e che non ho niente da perdere qui né altrove e comunque quello che perdo qui lo perderei comunque altrove
i miei anni adolescenti che non vogliono più finire,
eppure infondo
si scrive per rendere omaggio al sepolcro della propria infanzia
e questa antologia sa di sepolcro e fiori marci
(accettami oppure cancellami, o fa come credi, tanto in ogni caso i giorni in cui ho fame non fa molta differenza)
si scrive anche perché si ha fame ma non per saziarsi
io scrivo per sotterrare il cadareve del bambino affamato che ero in una palermo tutto porto , e nel mio nome é il mio destino
perché sono una puttana e un marinaio”.
Una cinquantina di commenti fa qualcuno mi ha carinamente invitato a darmi una sveglia facendomi notare che: “su _molto di ciò che viene scritto_ e diffuso in rete non esistono diritti d’autore”, non su tutto.
Il fatto è che su _tutto_ ciò che viene scritto in rete, o su un foglio di carta igienica, esiste il diritto d’autore. Che poi dimostrarlo in un’aula di giustizia sia compicato e alquanto palloso e quindi non si fa è un altro discorso.
Quanto a chi si domandava se non esistano file di word degli originali delle cose scritte da mariasole anche questo ha pochissima importanza: i post hanno un marchio indelebile, che è la data di pubblicazione su un server. Credo che valgano di piu’ di un file di word.
Infine il furto subito da Malacarne: a me pare una tale enormità che, sommata alle altre dovrebbe mettere una (metaforica) pietra tombale sulla signora o signorina in questione. Capisco il suo nervosismo.
ezio
Giustamente, doverosamente, solidarietà a Malacarne. Vero.
Infatti è meglio porre su una pietra tombale sulla Sig.ra o Sign.a che sia, perlomeno è quanto ho già fatto io.
Una brutta storia che lascia l’amaro in bocca, il disgusto più pieno e totale.
Da veterano delle assurde querele letterarie, solidarizzo eccome con Andrea Barbieri e Sergio Boratto. Davvero, il comportamento della Mazzucato – al di la di chi abbia ragione o torto sul fatto delle scopiazzature – mi lascia esterrefatto e avvilito.
PSP
Trovo utile ed efficace il pezzo iniziale di Sergio Baratto. Tra tutte le risposte che la
Mazzuccato poteva scegliere ha scelto quella peggiore. Prima del tutto evasiva, dopo le minacce, e infine i colpi bassi. Solidarietà a Sergio e Andrea. Una piccola immonda parabola sul mondo letterario.
segnalo un ipotesi di donald datti su http://www.lamerotanti.com
ho letto un commento interessante su http://www.lamerotanti.com
mi sembra un approccio un po’ “laterale”, più letterario che etico-morale-legale, però lancia alcuni spunti interessanti
mi chiedo perché non abbia postato su nazioneindiana, ma forse è un bene, così la discussione si apre e prende nuove strade…
ciao a tutti
E alla fine che abbiamo dimostrato?
Che la mazzuccato è una stronza ma che poi se la cava alla faccia di tutti?
Ha pure la “legge” dalla sua parte…
E il copyleft è tutelato solo dai ricchi che minacciano querele che si possono permettere aggratis?
Tutta la mia solidarietà a malacarne (le grand) e agli altri autori. Chi, oltre a plagiare da schifo, è ridotto a minacciare querele per coprire la sua meschinità non vale nulla, e come tale deve essere trattato. anto
Perdonatemi se sbaglio,ma ho la vaga impressione che gran parte di chi lascia la propria voce in questa finestra, legga raramente o molto sommariamente i commenti precedenti.E’ vero: novantatrè son tanti, ma se si pongono delle domande e delle perplessità e poi non si vuol leggere la risposta e si torna con l’identico dubbio,il rischio è quello di girare attorno ad un vuoto facendo del caos non “una stella danzante” (era nietzsche, no, perchè non si sa mai…) ma solo polvere. Una parte dei commentatori continua ad arrovellarsi sulla questione copia,plagio si/plagio no,documenti word,prove e contro prove e non solo non si è accorto che rispetto a questo io ho già risposto più volte, ma pare anche aver dato secondaria importanza,se non nulla, al motivo reale che ha spinto Sergio a trasportare i fatti dal suo blog a Nazione Indiana, ovvero a quel che è accaduto POI -le minacce,gli affronti,gli sputi,gli abusi-
Dell’altra parte dei commentatori,chi è entrato in gesto solidale, mi si permetta di dirlo, s’è dimenticato che ad essere minacciati e aggrediti pesantemente,oltre a (me), Sergio Baratto e Andrea Barbieri sono stati anche Marco Rovelli (Alderano) e Paolo Graziani(kaspar).E certo non “en passant”-lo dico giusto ad onor di cronaca- Chi poi ha aperto o tentato di proseguire il dibattito interessante sull’etica, la libertà di parola in rete, la maschera del nick/la maschera del nome, la scrittura come libertà,e tutto ciò che sta nel mezzo e oltre,paradossalmente è passato in secondo piano.
Questo, mi lascia un po’perplessa
E non ho scordato certo malacarne: da lei/lui sono già passata ieri in segno di fratellanza.
Resta che del fatto specifico (il mio e il suo) credo che ormai, compresa l’instabilità della Mazzuccato, si possa cominciare anche a (sor)riderci sopra (tanto più che lungi da me far parlare ancora delle mie parole),e a questo punto, poi, come una matrioska contraria che dal piccolo va al grande, cominciare a riflettere sui Temi dolenti che dall’accaduto si sono aperti. Non so voi, ma a me pare se ne possano trovare a bizzeffe.
Cara Mariasole, hai senz’altro ragione. Per quello che mi riguarda sono intervenuto su un aspetto, certamente non essenziale in questa assurda vicenda, ma cruciale per molti versi e sul quale c’è poca chiarezza, cioè quello della difesa di cio’ che si scrive. Il fatto è che tutto quello che è successo, dai “furti” alle minacce, tutto si presta (anche) a considerazioni che vanno oltre il fatto specifico, la cui gravità mi sembra comunque messa in evidenza da tutti. D’alra parte sul comportamento della M. mi sembra ci sia poco ormai da aggiungere.
ciao
Mariasole, in effetti i temi di discussione sono talmente tanti che non è possibile affrontarli globalmente in un singolo commento; la parzialità è una conseguenza, nulla di più. Il caso è contemporaneamente affascinante (come molte questioni tecniche) e avvilente (come molti fatti umani). Affascinante in quanto la labilità delle informazioni presenti su supporti che per loro natura si prestano ad essere cancellati e riscritti rende difficilmente rintracciabile una serie di eventi che non possono essere ricostruiti a posteriori se non tramite la testimonianza diretta poiché è impossibile per me pensare che tutto quanto viene cancellato sia successivamente conservato. Posso invece immaginare che gli atti di creazione e di eliminazione di un blog (o le tracce riassuntive di un eventuale editing del suo contenuto) vengano loggati. Il dibattito sulla scarsa affidabilità dell’identità su Internet poi è aperto da tempo, e in quel dibattito Francesca Mazzucato si è inserita di prepotenza mutuando alcuni dei meccanismi già utilizzati per altri suoi romanzi raffinando e adattando i suoi metodi per “Diario di una blogger”, causando un putiferio. Non minimizzerei, poi, il problema della proprietà intellettuale e delle sue possibilità di attribuzione, anche se la dicotomia nickname-identità reale è risolvibile a mio avviso molto più facilmente di quanto sostenuto qui in alcuni casi: basta dimostrare di essere i proprietari delle cose scritte con un determinato nickname e quindi, in assenza di “prior art”, di essere proprietari di quel nickname. Il discorso sulla proprietà intellettuale non può esaurirsi con un ironico (almeno credo) “in rete non esiste diritto d’autore”: anche la licenza Creative Commons, che pur permettendo l’adattamento e il riutilizzo di parti al fine di creare opere derivative tutela l’autore specifica esplicitamente che è necessario citare l’autore originale. Pochi poi leggono la licenza di Splinder pur accettandola, e credo che molti si arrabbierebbero leggendola. Riassumendo, dal punto di vista legale e tecnico ci sono talmente tante questioni aperte che una parzializzazione della propria attenzione è del tutto naturale. Il discorso è diverso per le questioni avvilenti: le “contaminazioni” molto spinte operate da Francesca Mazzucato in base agli esempi proposti non possono essere considerate semplicemente opere derivative; Mazzucato stessa ha comunque ritenuto inopportuno dare credito a terze parti. La mia solidarietà a tale proposito l’ho già espressa e vale per tutte le persone offese da questa vicenda, e in particolare vale per Malacarne, la cui esposizione personale sarebbe decisamente elevata nel malaugurato caso in cui si arrivasse alle vie di fatto. La mia eventuale offerta di sostegno economico, pur se scritta scherzosamente, ha valore innanzitutto morale, ma qualora fosse necessario si può spingere verso lidi più tangibili di un nick e di una promessa. Il tutto è avvilente anche perché determinate azioni e reazioni qualificano in maniera inequivocabile una persona e ne feriscono molte altre. E’ chiaro, a questo punto, che la questione si ripresenterà con altri nomi e modalità simili, perché è già avvenuto in passato. Altrettanto chiaro è che prima o poi dovrà consumarsi qualche passaggio utile a fare chiarezza e porre paletti. Quando avverrà spero di essere solo uno spettatore attento e non un protagonista, ovviamente, anche se – ti assicuro – il mio ruolo spettatoriale è decisamente più partecipato di quanto le mie parole vogliano far trasparire. E non nasce dalla voglia di dare un riconoscimento di carattere letterario a chicchessia, di quello non mi interesso proprio. Si tratta di puro e semplice rispetto nei confronti di chi ha sofferto per la miseria di questo episodio.
Aggiungo che qua a Venezia impazza in tutta l’area monumentale intorno a San Marco la vendita all’aperto – ad opera prevalentemente di extracomunitari – di prodotti ***taroccati***, senza che gli artisti plagiati (Gucci, Dolce&Gabbana e via dicendo)riescano a ottenere la solidarietà né di Barbieri, né di Baratto, né di alcun blogger. Eppure, stando alle ultime tendenze, poeti, romanzieri, falegnami, creatori di capi d’abbigliamento eccetera dovrebbero essere considerati ‘artigiani’ alla stessa stregua.
Non credo abbiano bisogno di solidarietà, come implicitamente affermano WM1 e Andrea C. nei commenti ispirati dalla tua boutade/boutanade :-)
Eccomi, mi sono preso un paio di giorni sabbatici di distanza dalla Rete.
Ringrazio di cuore tutti per la solidarietà.
Per Gina e altri, che mi chiedevano del titolo: “Copyleft?” (non a caso con il punto di domanda) era volutamente ironico. Da vecchia canaglia no-global, approvo toto corde il principio del copyleft. Ciò che mi fa incazzare – e che ritengo sia il suo esatto, pernicioso contrario – è il “copytheft”.
Se sei una vecchia canaglia no-global allora dovresti spostarti sul ***black-block*** di Jacopo De Michelis:-)
:)grazie per il chiarimento, sergio.
Avete letto sul blog della Mazzucato?
Ha allegato un link in cui compare la poesia “Coricata” e la data 22 dicembre 2003.
Quindi, stando a questo link, sarebbe precedente a quella di Elos, giusto?
Non necessariamente un colpo di scena, e troppo tardivo direi (volendo credere a Francesca Mazzucato che diceva che aveva CANCELLATO i post, quindi aveva controllato, presumo). I post possono probabilmente essere editati senza traccia visibile al pubblico anche su excite: su Splinder non sto niente a stravolgere il contenuto di un post del 2003. Magari più tardi faccio un paio di prove (e un paio di ricerche approfondite, non si sa mai quel che salta fuori…)
Anche a me puzza molto questo link. Ma molto, ma proprio molto…
non ho più niente da dire.
le palle cadute.
e basta.
mariasole
Se davvero la Mazzucato si fosse inventata un link retrodatato, beh, sarebbe veramente senza ritegno. Anche perché in questo modo fa passare l’idea che sia stata Elos a plagiare lei.
Anch’io ho ritrovato un testo del 1918 in un blog che avevo scritto su splinder. Ho deciso di querelare un meschino scrittore che mi ha copiato il Finnegan’s Wake.
… però basta guadare le proprietà del post per avere ulteriori dubbi: com’è che per tutti gli altri del mese di novembre 2003 e di tutti i mesi del 2004 – 2005 si hanno indirizzi tipo “http://letteraturaerotica.blog.tiscali.it/archivio/200401/”
mentre del post in questione l’indirizzo è:
“http://letteraturaerotica.blog.tiscali.it/dk1234216/”?
(domanda credo lecita, fatta da una totalmente ignorante in materia informatica…)
Sta cercando solo di salvarsi la faccia. Ma la faccia non la trova più, state tranquilli. Ripeto: dimenticate.
Beh, adesso non mettiamoci a fare gli Sherlock Holmes alla amatriciana. La URL del tipo “/archivio” individua la raccolta mensile; quella con un codice random tipo “/dk12345678” il singolo post.
Questo del resto non significa nulla. Anche con Clarence è possibile retrodatare i post (se non ricordo male).
ezio
scenda una cortina di silenzio sulla bagasciona. la pubblicità , soprattutto negativa, è l’anima del commercio. mollate la presa. ve lo dice un vero dritto.
Con Tiscali non è possibile retrodatare i post!
Con tiscali, come con ogni altra piattaforma, si può tranquillamente sostituire il contenuto di un post con un altro contenuto.
Carlo Martello, se vuoi mettila così, se la vicenda le procura pubblicità, direi che non se la merita proprio. Ma gli è che non mi piacciono gli insulti anonimi, non le vomitate. E, risalendo a monte, non mi piace la voglia di creare il mostro. Anche quando – come in questo caso – siamo di fronte a un comportamento indegno (e, lo ribadisco anch’io, ancora una volta) più per ciò che è seguito all’esposizione del plagio che non per il plagio stesso. La recente creazione di un post retrodatato è davvero immonda, e non lascia più spazio per ripensamenti sulla persona in questione.
25.05.2005
Rintracciare: sull’esagerazione e l’osservazione
Lei, lei a volte cancella le tracce.
Lei troppo spesso cancella le tracce perché è catturata da quel piccolo potere di un clic, il fascino, l’idea di onnipotenza del cancellare. Forse del distruggere. Lei cancella le tracce per tanti motivi
Perché ritiene inutile ripetersi.
Se le trasporta altrove.
Lei spesso lo fa. Semina e cancella. Lei ama la ripetizione del gesto. Scrivere e cancellare.
Non ama quei fili che si annodano.
Che portano a volte a ricordare.
Lei ha cancellato molto in certi spazi, i principali.
In altri, sempre suoi, magari più antichi, non lo ha fatto, non in passato.
Perché non c’era l’occasione.
Perché non ci aveva pensato.
Ecco, allora, un filo ritrovato.
Per caso, quasi per errore.
Persino con fastidio.
Un tratto rimasto.
Lei che quella volta, semplicemente non ha premuto quel tasto. A volte oltre a cancellare ha esagerato. Ha reagito in modo scomposto.
Lo stupore era mesto, il senso di debolezza ha fatto il resto.
Ora, lei non ha interessi nel contesto, si sente un soprammobile, una roccia di una spiaggia, in Liguria. Accetta lo sbattere delle onde.
La lenta erosione. Osserva con consapevolezza. Imparerà dalla sua paura e anche dalla sua esagerazione.
scritto da francesca mazzucato alle ore 11:10
Dai ragazzi, è stato detto tutto il possibile,
adesso basta. Sotto il cielo ci sono un sacco di cose importanti da fare, facciamole e lasciamoci dietro questa storia, se no non se ne esce più.
Amelie, abbiamo già letto. Mica si può ascoltare una sola campana, occorre ascoltare anche quella più stonata.
Appunto, piccolavoce.
Sono contenta che Francesca sia uscita pulita da questa vicenda. Io non ho mai avuto dubbi sulla sua onestà. Suggerisco di chiudere qui la questione e non parlarne più.
Il punto è solo che c’è del bene e del male in tutto e in tutti. Sempre. Gli indiani veri lo sapevano. In un certo senso la Mazzuccato ha fissato nella memoria letteraria stralci di parole altrui, ha fatto qualcosa di buono; in un altro senso ha saccheggiato (se, come sembra dai dati forniti, lo ha fatto). Questo pezzetto però è più bello delle sue (?) smagliature. Adieu.
Francesca è uscita pulita??? Se aver copiato a destra e manca spacciando gli scritti per propri, aver insultato, violato privacy, minacciato querele senza fondamento, e aver fatto post retrodatati – se questo significa essere puliti, allora sì, è uscita pulita.
Vera e Amelie, ripigliatevi. Per il vostro bene.
Amelie ha ragione. Nessuno degli indiani (quelli che contano) ha preso posizione. Si sono limitati a esprimere una fredda solidarietà senza mai entrare nel merito della vicenda, senza mai condannare l’accaduto. Solo fumose divagazioni su questioni secondarie quali la legittimità dei nickname o la tutela dei diritti d’autore. Hanno capito, gli indiani che contano, che Francesca non ha fatto niente di male, come poi del resto è stato ampiamente dimostrato. Per questo hanno taciuto.
Gli indiani che contano? e quelli che cantano dove li mettiamo? e quelli che ballano? ne discutiamo sempre nei nostri powwow…
Menomale che lo sai tu quali indiani contano. A me risulta che TUTTI senza eccezione alcuna hanno espresso (qui nel sito o privatamente) solidarietà a coloro che hanno subito intimidazione o furto di parole. Carla, per esempio, ha postato il pezzo: questo lo vedi anche tu. Ti dico inotre che saremo disposti a mobilitarci al completo per assisterli. Qui c’è in ballo sia la minima decenza che l’etica della scrittura, dell’arte.
Troppo comodo esprimere solidarietà privatamente. Bisognava invece esporsi in prima persona, metterci nome e faccia. Invece gli indiani hanno taciuto (l’unico a essersi vagamente sbilanciato è stato Raul Montanari). L’atteggiamento della Benedetti è emblematico. Ha dato voce e spazio a Baratto, è vero, ma si è ben guardata dal prendere posizione. Non una parola di condanna o riprovazione. Come spiegare questo silenzio? Evidentemente gli indiani hanno capito da che parte stava la ragione. Ovvero dalla parte di Francesca.
Vera, ci sei o ci fai?
Ho capito.
Ci sei e ci fai.
Tanto per la cronaca: il pezzo l’ha postato Benedetti. Scarpa, Moresco, Montanari, Janeczek hanno espresso la loro solidarietà in questo colonnino.
Vera aggiunge bugie a bugie. Smaccate come quelle di Mazzuccato.
Bleah!
Mi scusi Vera, sono un’indiana (che non conta), ma che discorsi va facendo? Qui ognuno si esprime individualmente o pensa che siamo una tribù che si muove in branco seguendo uno statuto collettivo?
Liston scrive:
“Scarpa, Moresco, Montanari, Janeczek hanno espresso la loro solidarietà in questo colonnino”
Quanto affermi non è dimostrabile. E quindi non è vero. Chi mi garantisce infatti che coloro che hanno espresso solidarietà fossero i veri Scarpa, Moresco, ecc? Io stessa potrei firmarmi Baricco pur non essendo lui.
Per Gabrielle Fuschini: Se è vero che ciascun indiano si esprime individualmente, ne consegue che tutti gli indiani che non si sono espressi hanno creduto alla buona fede di Francesca. O quantomeno hanno capito che non valeva la pena sbilanciarsi intorno a una vicenda che si è poi rivelata una bolla di sapone.
Sarai VERA tu!
Lo dicevo io, c’è e ci fa.
Buon giorno a tutti. Premetto che io non sono né un Giudice, né un Avvocato. Ho seguito tutta questa faccenda con attenzione, dall’inizio ad adesso. Intervengo solo per manifestare qualche mio dubbio e perplessità.
Io non sto da nessuna delle due parti, perché mi sembra che tutto sia ancora da dimostrare e non spetta a me farlo (né sarei in grado, e dubito che voi lo sareste). Ma una cosa, in tutto questo, mi ha dato molto fastidio. Quando è uscita fuori la prima voce (se ben ricordo, sul blog di Tunga!), è stato fatto un post con toni particolarmente accesi, accusatori, plateali. Ora, se l’interessata nutriva il dubbio, o l’angoscia, di pensare che alcune liriche dell’e-book “Smagliature” potessero essere sue, non poteva inoltrare una semplice email alla Mazzucato chiedendole spiegazioni, prima di far scoppiare il caso? (visto che tra l’altro l’email la possedeva pure). Non era più semplice e più pacifico? Perché ha preferito gettare una bomba con la miccia accesa? (Per cosa lo avrebbe fatto poi la Mazzucato, per soldi? per gloria? per mancanza di idee? dai, ma per favore. Anche ammesso che abbia sbagliato, che abbia torto, non si poteva chiarire da subito in altri modi?) Questo me lo sono chiesto dall’inizio, che fosse vero o no che Francesca ha copiato quei passi, mi sembrava doveroso chiedermelo. Poi, é vero, successivamente Francesca “sembra” abbia risposto (dico “sembra” perché su internet non si sa mai chi scriva realmente) in maniera troppo esagerata e inadeguata. Ma è pur sempre una reazione. Non é condivisibile, ma é una reazione a caldo. Se tu mi dai un pugno in faccia, così, all’improvviso, può darsi che io mi metta a piangere immobile, o che stia zitto, ma può anche darsi (ed è più probabile) che io ti riempia di botte. Non é certo una bella mossa, ma é una reazione, e sei tu che mi hai dato un pugno in faccia per primo. Se tu hai qualche problema con me, e ne vuoi discutere serenamente a quattr’occhi, é molto probabile che tutto non si concluda con un pestaggio (come nel primo caso). Si dice che in guerra tutto sia lecito. Questa é guerra: l’avete accusata, avete messo il suo nome in cattiva luce in tutto il web (ergo, in tutta Italia, perché al di là del monitor ci sono persone in carne e ossa), l’avete sbeffeggiata, avete fatto di tutto questo un caso nazionale. E lei cosa doveva fare? (ammesso pure che sia andata davvero così come dite). Si é difesa, a caldo, magari amplificando troppo, ma é stata una difesa. Non mi sembra che anche voi ci siate andati con le pinze, in fin dei conti. Le reazioni non sempre sono controllabili al 100%: possono essere minori o maggiori di quanto ci si aspetta, giuste o sbagliate, infantili, coscienti, incoscienti… E’ stata pur sempre una reazione, data da un attacco iniziale che avete sferrato senza sprecare neanche un colpo. Ripeto, con un discorso iniziale, semplice, onesto, e pacifico, tutto poteva essere risolto senza questi strascichi. Può darsi che avevate ragione voi, e allora magari lei o il suo editore avrebbe tolto dal web quel libriccino virtuale. O può darsi che aveva ragione lei, e allora tutto si sarebbe risolto in altri modi senza crearle alcun disagio (come sta accadendo). Perché non avete scritto PRIMA una lettera all’editore? Perché avete voluto, sin dall’inizio, farne un caso? Non credo, e non è assolutamente giusto, colpevolizzare una persona, o amplificare un fatto, solo per creare un precedente. Ma vi sembra una cosa sensata? Il precedente si crea quando sarà giudicato tale dalle autorità competenti, ma creare un precedente dai tam tam della rete, senza una dimostrazione inconfutabile fatta da chi di dovere é una cosa veramente deprimente, significa creare un mostro.
Velthur, le manca un passaggio. Non è che ci fosse il dubbio di. L’interessata sapeva che molte liriche erano sue. Non è che uno ha il dubbio di aver scritto centinaia di parole in sequenza. Lo sa. Così come sapevano quelli che le hanno dato una mano, perché le avevano lette ben prima dell’apparizione di quell’e-book. E’ molto semplice.
Solo per dire che il link al blog tiscali che avrebbe dovuto dimostrare qualcosa, con quel post molto puerile sulle note di un “lei cancella e non cancella” (insomma non sto a dire su come scrive sta donna perchè scopro solo ora non solo che esiste, ma che c’è della gente a cui piace e il tutto mi confonde non poco)non c’è più. Era un post-link a scadenza dunque.
Valthur ha ragione. Si è gettato fango su una persona senza le prove, senza aver dimostrato niente di concreto. Solo congetture e illazioni. Sono contenta che Francesca abbia dimostrato in modo INCONFUTABILE la sua onestà.
A questo punto, siccome la verità è stata assodata e siccome oltre la verità non si può andare, propongo di chiudere qui la faccenda.
Caro Joyce,
non cambia che lei avesse la certezza che quelle liriche fossero sue (certezza che sostiene lei, e che deve essere comunque dimostrata) invece che il dubbio. Se voleva inoltrare una protesta, lo faceva prima contattando la diretta interessata o al limite l’editore, e poi si vedeva che piega prendeva la cosa (tipo di protesta: civile e pacifica). Così facendo ha fatto esplodere un caso mediatico di enormi proporzioni, che sicuramente le è anche sfuggito di mano. Continuiamo a giocare coi media, a rovinare le persone prima delle relative analisi ed indagini. Costa Gavras ha insegnato poco, evidentemente, in questo senso.
Immagino che lei abbia letto tutto il mio commento, e non solo la parola “dubbio” che per lei è una “certezza”, pertanto non mi interessa proseguire con questo tipo di polemiche sterili e aizzare ancora di più il fuoco.
Signori suvvia, la signorina ha chiesto a quanto vedo all’editore virtual etc. di rimuovere l’e-book, credo sia chiaro a questo punto. VERO VERA?
Francesca non può aver chiesto nulla del genere perché ha la coscienza pulita. Forse altri (quelli che l’avrebbero – e uso il condizionale – copiata) no, ma lei sì.
L’ha lavata con Dixan la coscienza? Meno male che esisti tu Vera che hai capito tutto dalla vita e ce lo stai insegnando, ora che siano tutti puliti possiamo tornare nei nostri giardini a innaffiare le rose…
Ma Vera è la Mazzuccato?
PS:
si puo’ essere certi eccome di chi scrive: basta risalire all’IP.
Anche se mi firmassi Tiziano Scarpa o Mazzuccato anch’io, la polizia postale potrebbe provare che non lo sono in un lampo.
sarebbe interessante che qualcuno qui di NI facesse un controllo degli IP, come una volta si fece su macchianera. Qualcuno potrebbe avere una natura doppia o ancor più multipla. Vera e velthur ad esempio…
Avevo lasciato un commento serio, pensavo di suscitare qualche ragionamento e di ricevere risposte serie. Invece ho ricevuto una manciata di battutine ridicole…
o tripla identità, tipo: Velthur, Amelie e Vera.
sono passato qui per caso, dopo aver letto il pezzo di garufi. non pensavo di trovare questo scoppiettio di interventi. mah. dico solo questo: mah.
Madonna che thread. Comunque, i blog della M. non esistono più. Chissà come mai?
“Riscatti per anime rubate” è l’appassionata descrizione di una storia d’amore che nasce quasi all’insaputa della protagonista, che si trova coinvolta in prima persona in un intreccio virtuale che non le darà scampo. Come non darà scampo al lettore, che si troverà di fronte a intrighi e colpi di scena a ripetizione, assortiti in un prosa solo all’apparenza scandolosa. “E le persone. Così imperfette per la mia mente. Le persone che non capivano mai al volo le mie fantasie e i miei pensieri. E dovevi ogni volta ricominciare da capo. Scrivere altri romanzi. Di vita e di carta”. Tormenti, paure, attimi di estasi e di sconforto rendono questo romanzo, in uscita a luglio, una delle storie più coinvolgenti di quest’era telematica”.
non vorrei sbagliare perche’ vivevo a brixton e prendevamo mdma anche a colazione ma mi sa che si chiamava proprio francesca mazzuccato questa signorona che mi scriveva mail dove mi chiedeva di raccontarle tutte le mie ricerche sul sadomaso. ricerche che mi fecero creare racconti e documentari. ovviamente non le dissi nulla, forse la mandai anche affanculo