Bestie sempre in salita
di Giusi Drago
Una fiera
Il monte manca di vita e quasi
la sola vista delle sue nevi
spaventa gli animali nei mesi
fedeli all’inverno, quando la fame
lavora e cresce e sembrano le nevi
troppo tiepide per assiderare
Quel poco di vita sarebbe quasi
dimenticato se da un crinale
buio una fiera sicura nei passi
e in salita, sempre in salita…
Tracce sulla neve
Il monte, un incidente del paesaggio davanti al quale lo sguardo deve alzarsi.
Haim Baharier
Contro ogni geloso serrarsi
del buio appoggiano lo sguardo
o una zampa al monte,
salendo o meno
Sia o no inverno
fanno gemere le rocce
saltando deponendo
confidenti tracce sulla neve
Non hanno perduto
la vista e l’odorato
(l’udito, il gusto
e il tatto)
ne dà materia il monte
ne dà di pietre e nevi e selve
da tutti i lati
per non affondare
e l’animale, fragilissimo,
inerme come mai
ma perfetto nel salto e nel volo
esperto di pendii
Catturata
Non la credevi tua la metamorfosi
ma qualcuno ha saldato i ferri
della misura esatta e crescono i denti
per il morso, una sella
– no, non l’hai sognato il vertiginoso
passaggio – ti svuota i fianchi
tu catturata in accordo al sentiero
obbedisci trottando non hai fretta
mentre la mano che ora ti governa
spazza via dal prato le grida
tu catturata da un fiato enorme
la tua ombra oltre la siepe
brucia e il fiato
già si disfa nell’erba…
sollevando la coda riveli
un’insensibilità disumana:
elegante senza storia
Il raglio
Incespichi e cadi
sempre ridicolo ma sempre
presente – alla violenza
hai risposto
dapprima
abbassando le orecchie, ora discuti
il tema della reversibilità
fra l’uomo e l’asino,
ma dio non c’è che muti
il tuo spiacevole raglio in una voce,
quando citi
quel dipinto di Pompei
dove l’asino si assicura
il dominio sessuale sul leone
Sciacalla
Molto più importuna di quanto
già non sia quel lugubre richiamo
che per intere notti fai udire
gli sei entrata in casa smaniosa
di mordere, nessun delitto
macchia i tuoi denti impuri
mentre li usi su di lui: resti per te mistero
il suo nome, ben poco semplice,
ben poco familiare, quando infine ti agitano contro
uno scudiscio tu l’hai già succhiato
e ripulito quasi fino all’osso…
I tuoi denti nella luce
La presa che a poco a poco si disserra
Il gregge
La pecora già stanca
si disfa della lana
mai così mite
mai così pienamente tradita
dalla nudità sotto il vello
l’occhio divenuto attonito
la bocca che raschia
erbe mortali e buie, testimoni di violenze
è stato sempre doloroso mordere
le foglie – l’erba qui addormenta le speranze –
e sempre, contro la minaccia dell’inverno,
foglia dopo foglia il gregge testimonia
il potere immenso dei contagi
Lo sciame e il miele
La grotta ne è tanto piena
che la sua abbondanza
attira ladri
in sua difesa
meglio andare mascherate
di una piccola scienza del dolore
perché abbiamo visto
qualcosa muoversi qualcosa
traboccare
altrimenti come lo spieghereste
il miele se le celle, doppie e opposte,
non lo riparassero da cercatori notturni,
se l’addome della regina, voluminoso,
non venisse nutrito dopo il volo, dopo l’orientamento,
molto dopo la rimozione dei cadaveri?
Formicaio
Quel prezioso presente dove noi
in fila e in tempo
usciamo alla luce,
quel presente
dove persino nel compimento
restiamo incompiute
Non conosciamo nulla interamente
finché non vi giriamo tutt’intorno
e non soltanto dal mondo al formicaio
e come di regola dal formicaio al mondo
– ma dalla parte opposta, cadendo nel medesimo
punto, indugiando sopra una briciola,
appiattate ma sempre in movimento
dal formicaio al mondo e come di regola
dal mondo al formicaio
La corazza
Nella sua corazza rivela l’armadillo
abitudini notturne
sopra le foglie
ai piedi dei nidi di formiche e termiti
Nella corazza che copre
la figura, nella certezza che mira
solo a se stessa, nell’ombra che sfiora
la terra – nessun dio
suggerisce allo sconsigliato il pensiero
che lo salva, ma al momento opportuno
si nasconde l’armadillo sotto un altro tronco
I commenti a questo post sono chiusi
di primo acchito queste poesie della drago sembrano allontanarsi dall’uomo. poi diventi una formica… un asino, un armadillo… sono versi molto potenti questi. un sottovoce creaturale!
complimenti.
PS credo ci sia una poesia “lo sciame e il miele” che deve essere meglio sottolineata perchè rischia una continuità insensata con la precedente!