Ateismo per tutti
di Andrea Inglese
Omaggio a Bertold Brecht
(Il primo aprile crudele è passato. Il mio tedesco potrebbe al massimo permettermi di scatenare una rissa perdente in un bar di Colonia. Ma sono contento che la poesia sia piaciuta ad alcuni. Il mio mese dell’ateismo si concluderà comunque fra poco. Per la cronaca: “Mann ist mann” è un dramma di B. B. che contiene la splendida “Canzone del fluire delle cose”. A. I.)
Non sto dicendo che non credo
in dio, io dico che dio non esiste,
constato, segnalo il fatto, il dato,
non è la forma allucinatoria
che prediligo: un maschio anziano
che incendia roveti, un clown giovane
che illude pescatori, un ossessivo
dalle astruse e complicate regole
sadiche, ho altro per la mente
quando sballo: donne lascive
a montagne, su cuscini, sabbia,
tappeti d’erba e primule, nude
membra, gambe schiuse, tagli
morbidi di sessi.
Io dico che dio non esiste.
E sembra che così dica una gran cosa.
Ma se alzo il tappeto, guardo in alto
o in basso, non cambia nulla,
neppure nella fessurina sotto la porta,
ci passo un coltello: polvere. Dio non è lì,
non sanguina, non lo ferisco.
Fuori è peggio. Il cielo è bellissimo.
Le poche nuvole non ostacolano la vista.
Non c’è. È da quando ho tre anni
che guardo in cielo. Mai visto, neppure
nei giorni d’eclissi. E nessuno
l’ha mai fotografato o ha diffuso
una sua intervista.
Senza dio non mi sono
mai sentito più solo
di quanto non sia.
Mai i volonterosi che credono,
che sgambano con indosso un tale
fardello d’inesistenza, sempre
a ventriloquare col muro,
deve pesare sulle solitudini loro
che dio sia da qualche parte, e li tenga d’occhio,
anche se l’occhio è vuoto, di vetro.
Non credo dio sia morto, né che debba
fornire prove della sua inesistenza.
È vero il contrario. Tutti con il nocivo rovello
del libro, tutti a riempire libri su libri,
di fantasiose guarigioni, eternità, venute,
tutti far fumo, gran polverone,
spergiurando che l’invisibile
inetto assente di sempre comunque c’è,
il signor dio, babbo nostro, gran
portinaio del cosmo, gran guardone.
Ho guardato anche sotto le scarpe,
sotto le unghie, nel buco del culo: no,
nessuna traccia. Ma ormai non mi aspetto
più di trovarlo, neppure nel calor bianco
di Andromeda o sfracellato nelle Pleiadi.
Senza dio non è molto meglio, ma decisamente
è tutto perfettamente presente, fragile, pronto
a sparire da un istante all’altro, senza preavviso,
senza cartolina ricordo, nulla. Nulla in agguato,
già dentro, agente, limando nei secondi a venire,
ma tutto è perfettamente di terra, di carne, d’aria,
l’acqua cola, la piscia è piscia, il muco muco,
lo sperma sperma: tutto è per poco tempo
vicinissimo, senza mistero, senza maschera
di scopo. Non c’è neppure il timore
di dio. Ed è giustissimo che dio
non ci sia, che io non conosca lontanamente
il dubbio, il rompersi della voce, il singhiozzo
vile del bambino di fronte alla notte.
Neppure nel buio dio c’è. Ed il buio
è straordinariamente teatrale, fittizio.
Ma se non c’è il solito dio della croce, del tempio,
della moschea, non ci sono neppure i dieci
milioni di dei. Le divinità patata. Gli dei
del fango, del cattivo odore, del collo
di giraffa, della cancrena alla gamba.
Neppure quelli ci sono. Che si vada
bene a controllare, a rovesciare materassi,
ad aprire armadi, a mettere mani dentro
le mutande, dita nelle bocche, a frugare
con accuratezza ed entusiasmo: solo
cose vicine o lontane, cose che si vedono
e poi spariscono, incontri e abbandoni,
morti senza resurrezioni, ricordi
che si scordano, musica che si spegne
perché il suonatore è stanco,
si è addormentato o è morto
stecchito.
Ah… iniziare la mattinata lavorativa con queste parole mi corrobora assai. Grazie, di questi tempi non sono cose che si sentono spesso e per gli atei la vita si fa sempre più difficile (e per i figli degli atei ancora di più, ve l’assicuro!)
L.
Andrea, mi è venuto in mente un artista, insomma la degenerazione di un artista, che realizzava sculture utilizzando corpi umani comprati su non so quale mercato. Era una notizia di alcuni anni fa, l’avevo letta su Repubblica. Vedendo l’immagine che hai pubblicato mi è tornata in mente.
Ho un amico che parla solo di sesso. Tu, mi pare, hai la fissa dell’inesistenza di Dio. La cosa buffa è che hai continuamente bisogno di riconfermartelo, come se non ne fossi poi così convinto. Vuoi un consiglio? Lascialo perdere, in questa fase. Magari ci rifletterai più avanti. Io, invece, al momento, vorrei chiedere la beatificazione di Hans Christian Andersen sulla base di un miracolo appena ricevuto.
Avevo girato un intero anno – sempre più sconfortato – proponendo a destra e a manca la traduzione del suo romanzo “Kun en
Spillemand”, che desideravo FORTISSIMAMENTE far uscire in italiano. Come
attesta un mio vecchio sfogo pubblicato sul quotidiano ‘La Stampa’:
http://www.lastampa.com/forum/Forum3.asp?chiuso=False&pg=3&IDmessaggio=39075
&IDforum=269
avevo collezionato solo sistematici rifiuti da parte delle più importanti esponenti del FUMER (Fronte Unito Megere Editoria per Ragazzi). Allora ho implorato il mio autore di culto ed ecco che, improvvisamente, Hans Christian ha operato il miracolo, facendomi incontrare l’editore T.F.:
appena in tempo per procedere alla realizzazione del volume nel contesto delle celebrazioni internazionali HCA2005.
Vedi? Il NON-MANIFESTO esiste!
Molto bella questa traduzione “all’Inglese” di un Brecht d’annata e dannato, che per un caso bizzarro (anche se in effetti poco pertinente) appare proprio nel giorno della pubblica agonia dell’uomo in bianco – preghiamo.
Sì, Inglese, non te la prendere, ma stai diventando un po’ ossessivo.
Io invece dico grazie ad Andrea Inglese, perché ascoltare la voce di Brecht è sempre una sana abitudine igienica del pensiero (che purtroppo si sta perdendo giorno dopo giorno), e perché la sua traduzione funziona molto bene.
E’ una poesia stupenda, questa, di un Brecht in grandissima forma. Cattiva, ossessionata; è un gran vaffanculo. Io sono credente, ma questa poesia è grande, qui si urla a denti stretti, secondo il mio personale punto di vista.
La poesia è bella, concordo in pieno con Franz, ma il susseguirsi di post proateismo si configura oramai come un sorta di propaganda… che a me, come tutte le propagande, rompe i coglioni (i me’cojoni, per la precisione). Ma se proprio la si vuol fare, allora si continui con post di valore come questo, senza inutili articoli saccenti o provocatori o sbeffeggiatori. Anzi, Andrea, perché non ci regali una serie tipo ‘Le scimmie’? Purché sia molto più breve. Idea per il titolo, presa da Brecht, ‘Nessuna traccia’.
angelini une idée fixe è une idée fixe, non la si puo’ mai lasciare a riposo; ma tu ti annoi presto, è da meno di un mese che ho lanciato la mia propaganda (ma si sa, l’importante è la cangianza delle idee, tante similnuove varie); ma anche tu sei della mia specie, in fondo. E’ da più di un mese che ribadisci di aver piazzato la tua traduzione di HCA; bè, son contento per te.
Splendida poesia; splendida traduzione.
E a Roma il tempo, oggi, è splendido.
ciaociao, G.
Piccino, anch’io sono contento di vedere che qualcosa che NON esiste (Dio, secondo te) riesce comunque a riempirti le giornate.
Quanto ad Andersen, è vero, sono molto emozionato all’idea che lui, Hans Christian, fra tanti traduttori abbia scelto proprio me per la vulgata italiana de ‘Il violinista’. Perché è evidente che non sono stato io a scegliere lui, bensì il contrario.
Davvero brava, peraltro, un paio di giorni fa, Francesca Lazzarato sul Manifesto (“All’ombra della sirenetta”, ancora leggibile on line), benché sia poi caduta nel solito pregiudizio kierkegaardiano secondo il quale il protagonista del romanzo sarebbe un tipo “lagnoso”.
La realtà è che Kierkegaard marchiò Andersen a fuoco anche come favolista (“Andersen non ha idea di cosa sia una fiaba, ha un buon cuore e basta, ma cosa c’entra con la poesia?”), ergo i suoi giudizi andrebbero presi solo con beneficio d’inventario. Si sa che, quando si è giovani (e Christian e Søren furono giovani insieme, a Copenaghen), si ha sempre voglia di punzecchiarsi a vicenda.
A proposito, ce la fai a preparare una bella recensione de “Il violinista” entro domani, data del bicentenario?
Così, per una volta, cambi argomento e prendi una boccata d’aria:-/
Ecco, ho ritrovato il nome di quell’artista Gunther von Hagens.
Qui un link http://news2000.libero.it/editoriali/edc92.html
I corpi vengono dalla Cina.
gentile Andrea, la ciclicità di certe opinioni è tutto, e di certo l’unica cosa importante è la coerenza di certe proposte, l’impegno è sempre propaganda, fissa, è crederci, non è utopia.. ma tu, credo, ne sei molto più convinto di me… vai avanti sempre… e rompi le palle il più possibile…
E, in contesto complesso, battuta di Biondillo..l’autore della saga Ferraro..l’Enrico Brignano panzone della letteratura.
Va a laurà, pirla.
Gilbert
Gilbert prova a raggiungere la bravura di Biondillo nella scrittura dei suoi libri, prova a foggiare un’ironia medsima a quella di Ferraro, prova ad avere la sua malinconica leggerezza, ed allora, potrai parlare. Per ora, bocca chiusa.
Me la sto facendo sotto Gershom..mi hai annichilito. Obbedisco terrorizzato all’idea di sfidare Ciccio.
per lavinia, fredyzang, l.weber, lorenzo g, franz, gianni, e tutti quelli chr hanno apprezzato questo brecht d’annata e la mia traduzione vi do’ appuntamento domani, per qualche acclaramento sul metodo “traduttologico”;
quanto a “Cicetti”… sappi cicetti che sono già stato prenotato da Marc Auchet che ha appena tradotto per i Livre de Poche i 156 Storie e racconti di Hans Christian per un totale di 1550 pagine… ma se ne puo’ riparlare. Tu tienti fisso, mi raccomando.
ps per andrea barbieri: dunque il tizio in foto è rivestito di pelle di pollo (ebbene si), e non mi ricordo più se è lo stesso artista a cui fai riferimento…
Andrea credo che non sia lo stesso artista, però se ti capita metti il suo nome su google-immagini, verranno fuori delle cose abbastanza sconcertanti.
Off topic Andrea ti volevo chiedere se Inventari è stato incluso integralmente in una antologia di poeti italiani (ho scordato titolo e editore, mi ricordo solo che c’era anche Francesca Genti, e lo scaffale di feltrinelli dove forse si trova ancora. Mi pare anche che fossero tutti poeti selezionati per un premio).
stai parlando di “poesie dell’inizio del mondo”, premio Antonio Delfini, per Luca Sossella, con introduzione di Balestrini: sono inclusi Cepollaro, la Genti, Rubina Giorgi, Rosaria Lo Russo, la Biagini, Florinda Fusco, Caliceti, Renello, Voce e qualche altro che mi sfugge. C’è una selezione dei miei “Inventari” poi appasri in Zona, ma anche delle poesie non incluse in quella raccolta e che quindi sono rarità da “bootleg” (si fa per dire)
Tesoruccio, vuoi dire che Marc Auchet ha tradotto in francese DALL’ITALIANO il libro uscito da Donzelli?
Hans Christian ANDERSEN
Fiabe e storie
Narrativa
Edizione integrale tradotta e curata da Bruno BERNI. Introduzione di Vincenzo CERAMI
pp. XXXIX-1016, con 260 illustrazioni in b/n nel testo, rilegato
2001 L. 94.000 € 48,55 ISBN 88-7989-657-1?
P.S. Kan De tale dansk?
Se sapessi da dove scrivo Gilbert, ti cacheresti davvero sotto. Ma lasciamo stare…
Yèsh! Ioréd géshem be Israel, Gershom? Anì lo gar be Disneyland..Herev tov ve simi lev.
cicetti hai bevuto molto ieri sera?
ma ascolta qui piuttosto… cerchero’ di essere più c-h-i-a-r-o s-t-a-v-o-l-t-a.
P-e-r-c-h-é n-o-n c-i i-n-d-i-c-h-i t-r-a-d-u-z-i-o-n-i d-e-l-l-e s-u-e p-o-e-s-i-e (basta mi sono rotto le palle, cerca di capire lo stesso) e traduzioni dei suoi diari;
rispondi prima del vespro, da sobrio
(i francesi sono più democratici, l’edizione livre de poche Contes et histoire costa solo 25 e)
Sgarbatone. Al momento ti trascrivo solo la versione inglese della più famosa, così puoi cimentarti anche tu. O la preferisci in danese?
The Dying Child
By Hans Christian Andersen.
Mother, I’m tired, and I would fain be sleeping;
Let me repose upon thy bosom sick;
But promise me that thou wilt leave off weeping,
Because thy tears fall hot upon my cheek.
Here it is cold: the tempest raveth madly;
But in my dreams all is so wondrous bright;
I see the angel-children smiling gladly,
When from my weary eyes I shut out light.
Mother, one stands beside me now! and, listen!
Dost thou not hear the music’s sweet accord?
See how his white wings beautifully glisten?
Surely those wings were given him by the Lord!
Green, gold, and red, are floating all around me;
They are the flowers the angel scattereth.
Should I have also wings while life has bound me?
Or, mother, are they given alone in death?
Why dost thou clasp me as if I were going?
Why dost thou press thy cheek so unto mine?
Thy cheek is hot, and yet thy tears are flowing!
I will, dear mother, will be always thine!
Do not sigh thus – it marreth my reposing;
But if thou weep, then I must weep with thee!
Ah, I am tired – my weary eyes are closing –
Look, mother, look! the angel kisseth me!
Ennio Flaiano per una conciliazione:
lo scienziato cerca un gatto,
un gatto nascosto
in una stanza buia.
non lo trova, ma…
ma ne deduce che è nero.
il filosofo cerca un gatto,
un gatto che non c’è,
in una stanza buia.
non lo trova, ma…
ma continua cercare.
il teologo, oh il teologo
cerca lo stesso gatto,
non lo trova ma dice
ma dice di averlo trovato.
Il pezzo mi sembra forte, incisivo, per niente gravato dall’ideologia.
Tradurre Brecht non deve essere facile, ci sono termini di confronto davvero impegnativi (Fortini…).
Curiosamente, la ricerca affannosa e un po’ comica dei “dieci milioni di dei” mi ricorda la ricerca del padrone morto raccontata dalla Szymborska in “Il gatto in un appartamento vuoto”.
“… e l’ateo entra nella stanza buia
senza cercare nulla di particolare,
ma guarda in giro attentamente
e ne esce convinto che la stanza sia vuota.”
o no?
possibile che nessuno capisca che ciò che importa è cercare sempre una nuova fonte di illuminazione?
Grazie di esistere Gilbert. Il tuo livore inciccia il mio ego a dismisura. Sono così panzone che sembro budda.
A proposito: la vacanza è finita, torno a casa, a laurà! (perché io lavoro veramente, non lo mando a dire).
E grazie, di cuore anche a Gershom, chiunque esso sia, per le belle parole spese.
Biondillo: io non sono livoroso, sono intelligente. E tu non sei figo x’ fai battute che credi divertenti mentre un uomo muore (moriva). Lo scrivo per puntualità: non sono credente, ma non sopporto quelli che mandano tutto in vacca come hai fatto tu con il tuo primo commento. Con questo tolgo il disturbo..sei più ottuso di una rapa e non ci tengo a discutere con te, grande scrittore di ‘sta fava.
per cicetti-angelini: a quando qualche poesia del tuo amato HCA, tradotta per “dispatrio” (nelle pause tra uno scherno e l’altro, che dissemini nei commenti)?
gilbert quando si insulta qualcuno è sempre meglio firmarsi, non credi?
:)). In omaggio, la cybereliquia del dito medio di galileo http://vitruvio.imss.fi.it/foto/sim04/sim04-404010Brs.jpg
Boh. Gilbert, credo ci sia un malinteso di fondo.
Rileggendo, io capisco che Biondillo il 1° aprile dell’anno 2005 è in vacanza a Roma, e che a Roma il tempo è splendido.
Capisco che scrivendo “a Roma il tempo, oggi, è splendido”, Biondillo vuole dire esattamente che a Roma – alle ore 14,00 del 1° aprile 2005 – fa bel tempo, dunque che il cielo è azzurro, c’è il sole, l’aria è tiepida, ecc. ecc.
Capisco che la cosa – come succede peraltro alla gran parte degli individui in circostanze analoghe – a Biondillo non dispiace.
Può darsi che io sia ottusa, ma non capisco altro; soprattutto non trovo battute che pretenderebbero di essere “divertenti”.
Va bene, cado dal pero. Sono a Milano e rileggo. Io volevo dire esattemente che a Roma, in quel momento il tempo era splendido.
Tu Gilbert puoi non crederci, ma non facevo nessunissimo riferimento al Papa. Non sono uomo di chiesa ma rispetto nel profondo ogni essere umano. Di fronte la morte esigo rispetto e silenzio. Non era mia intenzione sovrapporre la mia gioisa esperienza vitale (ero a Roma, da amici, con le mie due bambine, stavamo programmando un picnic) con l’imminente morte del Papa.
Sarebbe stato, più che blasfemo, orribile dal punto di vista umano. Sia che fosse stato il Papa, o un qualunque altro essere vivente.
Tra l’altro, il giorno dopo, dalla casa che mi ospitava le campane a lutto del Vaticano le sentivo non solo dalla tv ma direttamente da fuori la finestra, e la cosa mi ha colpito molto. Chi era venuto a dirmi che il Papa era morto è stata proprio la bimba più grande; io ero sul balcone a fumarmi una sigaretta. Hanno interrotto il cartone animato che stavano trasmettendo in tv e hanno dato l’annuncio. Mai modo più dolce, per me, poteva essere il sapere della morte di un uomo, che detto così, dolcemente, da una bimba di 5 anni.
Tutta la malizia che ci hai letto, Gilbert, è tutta tua. Più passa il tempo e più medito di lasciar perdere con i blog. Sembra che la leggerezza sia bandita da questa forma di comunicazione. La gioia non è di questi lidi.
Gianni, guardala dal lato positivo. Hai involontariamente dimostrato, a chi guarda troppo la tv, che il dolore universale per la morte del papa semplicemente: non esiste. Ci sono tempi come sempre, qui sulla terra,anche per fumarsi una sigaretta alla finestra e progettare un pic nic. O che ne so, saltare su una cluster bomb. L’universo se ne frega, Ao vivo, in diretta non stop, compatta ed espande gli eventi anche alle 21 e 37 in punto nonostante i papaboys. E se ne frega talmente tanto da sembrare una preghiera. Questo 3D è un pesce d’aprile. Ridici su:) ciao gina
Brecht è sempre salutare, per credenti e non credenti. La poesia è molto bella.
solo che, lumina, non è brecht (april fish), è il sottoscritto che fa un omaggio a brecht; è spererei davvero che la poesia potessere essere bella per credenti e non.
La poesia è bella comunque. E il tempo, a Milano, pure. ;-)
gianni, hai controllato nell’atlante geo-politico che non fosse accaduto nulla di sconveniente a Milano, prima di fare un’apprezzamento geo-climatico?
ODDIO! Ho fatto la figura del formigoniano senza rendermene conto????
Non si può neppure più parlare del tempo. Signora mia, che tempi…