Articolo precedente
Articolo successivo

Duo da camera (5)

486.jpg
di Andrea Inglese

Anche la mia guerra è finita, schiacciato
a terra, l’odio stillato fino alla punta
delle dita, risalito ogni volta nel sangue
come un conato (sarà comunque nostro,
indiviso, il male che espelliamo invano,
che spingiamo l’uno contro l’altro).
Ma se mi fermo in mezzo, nella striscia
di nessuno, cercando cieco un pezzo
anonimo, né mio né tuo, in questo buio
d’assedio, tutto di noi si confonde
nuovamente: le armi, le corazze,
le più intime ferite.

*

Siamo sensuali, effimeri pupazzi,
marionette spronate
da ostinate trame della specie:
pesa sulle nostre pose carnali,
sulle nostre moine e scalmane
da cameretta, la piramide
delle generazioni future.
Perciò non è mai logoro il motivo
d’amore, ribadito non sbolle,
non nausea l’ovvietà inestirpata
dell’istinto. Ma un semplice astuccio
di lattice molto può fare: dannato
e sterile rendendo il piacere,
finalmente soltanto nostro,
fragile come i nostri denti,
insensato come i nostri giuramenti.

*

Dopo giorni d’amore (i testicoli
secchi, prime tracce di mestruo)
non uscivamo ancora, animali
addolciti di carezze, abitando
il cotone delle lenzuola,
feriti dalla luce, dal mantice
sfrenato dei respiri.

Con due soli corpi inventavamo
frasi inaudite, balbuzie, canti
di clandestina felicità, gesti
medicinali che tolgono ombre,
percorrendo la pelle migratori,
le sue oasi. Spostavamo di poco
il margine di bene del mondo
e si faceva bassa la marea
dell’orrore: il fondo pullulava
d’istanti perfettamente inutili,
incalcolabili. Li ho tutti
attraversati, persi, dimenticati,
uno ad uno mi spettano di nuovo:
un altro appartamento sfitto,
un nostro nuovo appuntamento,
dal nulla rifaremo ogni cosa
e ogni cosa in noi tornerà ombra,
polvere arsa, eco, vuoto
tra dita avide e vane.

*

Per la prima volta, candido, io vidi
il fenomeno di fonte e scroscio vaginale
quasi che per dolore o spavento di bruta
lacerazione innaturale – da dietro incalzata
nel budello più stretto – urinassi
allibita, per terra, inondando
le mie cosce, il cuscino sotte le tue
ginocchia, invece era solo mirabile
cascata di siero, a fiotti, bava copiosa
più del mio seme ascoso, inoculato.

Zampillo di pube per entrambi nuovo
e festoso, il fisiologico mondo ancora
insondato e magico, gloria alle varie
ghiandole nostre, ai succhi, alle arnie,
ai trucchi da fiera delle nostre carni.

*

(Ma lo sanno poi loro che il sesso
è per noi limite provvidenziale,
argine fisiologico, briglia naturale
al fuoco illimitato del nostro
disincarnato amore?)

(da Inventari, Editrice Zona, 2001)

(immagine, solito Balthus)

Print Friendly, PDF & Email

4 Commenti

  1. Né più né meno come la media, non creda. Anche se non ne ho mai centimetrato il diametro.

  2. duo da camera, a quanto mi è dato di capire, offre spunti interessanti a vario livello… apparato genitale incluso! ma ciò che conta è il tempo ritmico come vera figura di queste o questa poesia. movimenti, fisici e non, soprattutto, scandagli umani negli infiniti istanti dell’eros che “incombono e dileguano” (per citare il Kavafis di Nelo Risi). l’erotizzazione anche dei lettori è un mero incidente di percorso.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

La narrazione: crisi o big bang

di Giacomo Agnoletti
Perché quest’attenzione per un argomento prima riservato ai filosofi e agli studiosi di semiotica? La motivazione, a mio avviso, non sta soltanto nel successo dello storytelling come tecnica di marketing.

Voci della diaspora: Anna Foa e Judith Butler

di Andrea Inglese
Perché continuare a parlare invece di tacere? Perché usare o meno la parola "genocidio"? Perché un racconto vale mille immagini e mille cifre? Continuare a pensare quello che sta accadendo, attraverso due voci della diaspora ebraica: Anna Foa e Judith Butler

Da “Ogni cosa fuori posto”

di Andrea Accardi
C’è adesso come un vuoto nella planimetria, un buco da cui passa l’aria fredda, e su quel niente di un interno al quinto piano converge e poi s’increspa tutta la pianta del condominio. Il corpo della ragazza (il salto, il volo) resta per aria come una parte che manca (nondimeno è lì in salotto, ricomposta, e l’appartamento intero la costeggia).

Wirz

di Maria La Tela
Quando fu il nostro turno ci alzammo da terra. Eravamo rimasti seduti a guardare le ragazze che ballavano con le magliette arrotolate sotto l’elastico del reggiseno per scoprire l’ombelico.

Le precarie e i precari dell’università in piazza il 29 novembre

Comunicato stampa 29 Novembre Contro tagli e precarietà, blocchiamo l'Università! – L'Assemblea Precaria Universitaria di Pisa scende in piazza contro...

“Tales from the Loop”: una tragedia non riconosciuta

di Lorenzo Graziani
Qualsiasi sia la piattaforma, la regola aurea che orienta la scelta è sempre la stessa: se sei in dubbio, scegli fantascienza. Non è infallibile, ma sicuramente rodata: mi conosco abbastanza bene da sapere che preferisco un mediocre show di fantascienza a un mediocre show di qualsiasi altro tipo.
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: