NN
di Davide Racca
a R. in questa Ninive… Napoli
Prima di arrivare a N mi avevano messo
in bocca una parola e un pregiudizio e
dato una pistola per intimorire e
rendere più loquace la parola.
Prima di arrivare, mi avevano detto che la Giustizia
doveva ritornare a N a costo di mostrare
denti da pescecane ed eventualmente mordere e
sbranare.
Quando sono arrivato, il porto
mi è parso una grigia piattaforma di piscio
e un cane che sa soltanto latrare. Ha cercato
di mordermi e gli ho sparato.
Di lontano le antenne sui palazzi sono croci
nei lunghi cimiteri dei tetti che dalla periferia
portano ai cavalcavia di N e gli spruzzi d’acqua
del mare sembrano lacrime che aggiungono solo
sale su sale. Il piatto zincato dell’onda
porge la testa di Giovanni sulla destra di Giuditta.
In giro ci sono banchetti e so di esserne invitato.
Per cominciare: vedo un bambino e un altro
bambino urtarsi come gomme e quello più piccolo
cacciare una lama e ridere poi entrambi
invertendo la legge del pesce più grande.
Passano i passanti, e l’ultima dose di coca
si stampa sugli occhi allupati di un demente
capace di sprangare costole per la prossima dose.
E vedo una donna, dei sicari, vedo appiccare
un incendio. E non vedo più niente…
Mi hanno ordinato di pedinare e informare
degli errori che qui si commettono per abuso
di ufficio. Ma gli uomini mi sembrano tutti uguali
dietro la grande faccia invisibile della moltitudine.
Non cerco un disegno più vasto che sappia dirmi
il senso di un’azione coatta. A me basta sdraiarmi
all’ombra di un ricino che secca a vista d’occhio
in una macchia d’olio… e poi mi hanno ordinato
di uccidere…
Non mi chiedo perché e chi devo uccidere:
sarà uno che ha tradito la fiducia, la fede…
e l’ ho freddato. Qualcuno al mio posto
ha fatto il lavoro più sporco: decapitarlo e
bruciarlo in un macchina.
Così, ho ripreso i miei passi come
dopo la caccia il cacciatore riprende i suoi
…
Il vulcano che domina la città scivola
nelle discariche senza nome e nella polvere
delle cave e il circolo si chiude come dentro
il ventre di una balena dove non so se passeranno
solo tre giorni e tre notti prima di rivedere la luce.
Per questa giustizia ho odiato
Per questo odio sono stato mare
In questo mare sono naufragato
In questo naufragare sono stato piombo
Con questo piombo ho impallinato gli occhi
Con questi occhi non ho temuto leviatani
Di questi leviatani si sono moltiplicate le notti
In queste notti sono stato Giona
Sono stato Giona per tutto questo male
Per tutto questo male ho fatto il male
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Immagine “Vesuvius” di Andy Warhol
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Le prime 12 righe sono strepitose, poi, secondo me, un po’ si perde…