Il filosofo inglese, di Carlo Goldoni
Madama di Brindè, vedova letterata (tenta di sedurre con la scienza il filosofo):
Con voi già lo sapete se io parlo volentieri:
Starei, se lo potessi, con voi de’ giorni intieri;
Ma temo che il distorvi da’ vostri studi gravi,
Saggio, discreto amico, vi scomodi e vi aggravi.
Non vi credea stamane ancor quivi arrivato,
Ed era al vostro studio il passo mio addrizzato.
Jacobbe Monduill, filosofo (inglese appunto, cortese ma freddino):
Che avete a comandarmi?
Brindè:
Un dubbio mi frastorna:
Il calcolo del sole di Newton non mi torna.
In quello di Cartesio vi trovo più ragione:
Vorrei che mi dicesse Jacob la sua opinione
Jacobbe:
Madama, voi sapete che tutti a braccia aperte
Hanno approvato in Londra di Newton le scoperte;
E tanto il suo sistema pel mondo si è diffuso,
Che le dottrine antiche sono di pochi in uso.
Anche del sesso vostro, per contentar le brame,
Evvi il Newtonianismo formato per le dame:
Opera peregrina di un veneto talento,
Della filosofia decoro ed ornamento.
Brindè:
Il calcolo de’ cieli trattiene i miei pensieri,
Mi piace con un quattro levar sessanta zeri.
Sento che un ciel dall’altro lontano è più milioni,
Ma ancor della distanza non trovo le ragioni.
Jacobbe:
Piacemi che madama nello studiar s’impieghi,
E di tante altre a scorno, l’ozio detesti e neghi:
Ma perdonate, il cielo troppo è da noi distante;
Filosofar possiamo sull’erbe e sulle piante.
La terra, il mar, la luce, il mondo e gli elementi
Di studio e di scoperte ci porgon gli argomenti;
E rende più contento, e reca più diletto,
Allor che esperienza si unisce coll’effetto.
Tolgon macchine e vetri alla natura il velo.
Troppo da noi distante, troppo, madama, è il cielo.
Brindè:
Questo calcolo solo spianar vorrei; venite.
Poi le question dei cieli per me saran finite.
Jacobbe:
Verrò. Di compiacervi ho troppa obbligazione.
(Donna è alfin, benché dotta. Ha un po’ di ostinazione).