La verità nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1)
di Piero Vereni
Questo pezzo è un mio tentativo di contribuire alla preparazione dell’incontro GIORNALISMO E VERITÀ (vedi qui). È volutamente polemico e poco condiscendente nei confronti dei produttori di notizie. Spero che serva ad alimentare il dibattito e a ridurre, per quanto possibile, la tendenza a reificare l’opposizione tra buoni e cattivi oppure tra verità e menzogna. Pur non essendo marxista, ho cercato di apprendere la lezione di Marx, prestando la dovuta attenzione alle “condizioni materiali di produzione”. Con questo cerco inoltre di riaprire la discussione sulla “pubblicazione online” che Nazione Indiana ha alimentato qualche tempo fa. Per agevolare la lettura, ho diviso il mio intervento in tre parti, pubblicate separatamente. Nella prima racconto come si doveva fare (e si faceva) un libro d’inchiesta venticinque anni fa. Nella seconda come si potrebbe fare (e in alcuni casi si fa) oggi. Nella terza provo a sintetizzare in forma “teorica” le mie argomentazioni, proposte nelle prime due parti in forma narrativa.
15 gennaio 1980. Sono un giovane giornalista, collaboro con diverse testate ma sono a tutti gli effetti un free lance. Ho deciso di scrivere un saggio su un tema di “scottante attualità”: la fame nel mondo, la mafia, la corruzione politica, la sovrappopolazione, fate voi. Ovviamente, non c’è nessuno disposto a finanziare il mio progetto ma riesco a lavorare parttime almeno un paio d’ore al giorno, e per di più non ho impegni durante la fine settimana. Inizio, com’è naturale, dalla Biblioteca nazionale: sfoglio i cataloghi, passo pomeriggi in emeroteca, fotocopio quel che posso ma, in buona parte, riporto i dati della mia ricerca su un quaderno che custodisco gelosamente. A casa, comincio a compilare schede che divido per argomento, e che incrocio con altre schede disposte in ordine cronologico.
20 aprile 1980. Sono così fortunato che verso Pasqua posso passare un paio di settimane a Londra, a casa di un amico, per consultare le biblioteche del posto. Durante le mie ricerche, mi rendo conto che sarebbe importante contattare Tizio per un’intervista.
10 maggio 1980. Grazie all’amicizia con Caio, entro in contatto con Tizio. Gli lascio un messaggio in segreteria telefonica. Mi richiama dopo un paio di giorni e si dichiara pronto a parlare. Lo vado a trovare (viaggio in treno, pranzo al sacco). L’intervistato è una persona preparata e disponibile. Mi dà nuove informazioni, mi segnala dei titoli che non conoscevo (e che vado a cercare in biblioteca) e mi mette in contatto con Sempronio, che intervisterò a tempo debito.
3 giugno 1980. Il mio schedario nel frattempo si è ingrossato. Ora inizio a sistemare le schede e il materiale secondo una scaletta provvisoria del mio saggio. Sono quattro capitoli che trattano del tema dal punto di vista storico, sociale e politico, mentre il capitolo finale lo tengo per le mie considerazioni conclusive. Inizio a ricopiare parte delle schede con la mia Lettera 32, cercando una collocazione provvisoria nella scaletta.
18 luglio 1980. Mentre sto scrivendo la prima stesura, l’intervista con Sempronio (che sono finalmente riuscito a rintracciare dopo settimane di tentativi telefonici a vuoto, gli ho pure scritto due lettere) mi cambia i piani. Le informazioni che mi passa e i titoli che mi segnala (c’è anche qualcosa in tedesco, ma troverò qualcuno che mi dia una mano) mi costringono a rivedere buona parte della mia prima stesura. Praticamente, devo riscrivere daccapo il secondo e terzo capitolo.
30 ottobre 1980. Ho finalmente completato un dattiloscritto di duecento cartelle. Ne faccio alcune copie e lo spedisco, fiducioso, a cinque editori. Magari chiedo al giornalista Quasi Famoso, che conosco visto che scrive per una testata con cui collaboro, se fa un paio di telefonate di presentazione.
10 novembre 1980. Sono un editore d’assalto. Non guardo in faccia a nessuno. Qui non si fanno sconti: ’ndo cojo cojo. Mi è arrivato in casa editrice questo manoscritto. Parla di un “tema scottante”. Mi sembra decente. Lo devo dare da leggere a qualcuno. Non conosco però l’autore. Il curriculum non è granché. Faccio un paio di telefonate, mi dicono che è un free lance che collabora a diverse testate. Non mi fido, ma mi arriva una telefonata rassicurante dal giornalista Quasi Famoso, che conosco da tempo e che mi tranquillizza sull’affidabilità del soggetto. Procediamo.
5 gennaio 1981. Il lettore mi ha rimandato il manoscritto. Dice che si potrebbe anche pubblicare, ma ci sono un paio di cose da rivedere nel terzo capitolo e le conclusioni gli sembrano troppo fiacche. Ci vorrebbe una bella tirata più politica, o più polemica. Faccio scrivere all’autore.
20 gennaio 1981. Mi hanno risposto dalla casa editrice. Dicono che il libro è interessante, ma devo rivedere alcuni passaggi. Ci lavorerò quanto prima.
20 aprile 1981. L’autore ci ha rimandato il manoscritto. Ora sembra a posto. Firmiamo in contratto e andiamo. Inseriamo il testo nel piano editoriale (uscita prevista 15 ottobre 1981) e mobilito la promozione libraria. Passo il manoscritto alla redazione. Ci lavorano sodo e in un mese inviano la copia cartacea editata ai compositori. Nel frattempo, la redazione ha preparato la scheda per i promotori e l’ufficio stampa ha iniziato a fare il suo lavoro (telefonate, stampa in ciclostile della newsletter che ogni tre mesi inviamo al nostro indirizzario).
28 maggio 1981. È pronta la prima bozza.
10 giugno 1981. È arrivata la bozza del mio libro! Non ci credo, è bellissima. Ci sono diversi interventi da fare (durante la composizione hanno inserito addirittura diverse pagine in ordine inverso, e poi i refusi sono veramente un problema). Ho tre settimane di tempo per rivederla, intanto il correttore di bozze, mi hanno assicurato dalla redazione, farà il suo lavoro in parallelo al mio. A fine mese riesco trafelato a spedire alla redazione la mia copia corretta.
8 luglio 1981. È rientrata la bozza. Ci sono diverse modifiche da apportare ma in un paio di settimane dovremmo essere a posto. Dai, chiudiamo ’sto libro prima delle vacanze.
10 settembre 1981. Il libro è pronto per andare in stampa. Abbiamo verificato la seconda bozza e gli interventi sono minimi. La tipografia però ha una coda di lavori arretrati e ci dice che non potrà montare le lastre prima dell’inizio di ottobre. Significa che dovremo spostare l’uscita a novembre, che rottura, ma non possiamo farci nulla.
15 ottobre 1981. Il libro è arrivato in redazione, e le copie sono già state spedite alla distribuzione. L’uscita fissata è per il 15 novembre. Tutto sommato la tabella dei tempi è stata rispettata.
15 gennaio 1982. Il libro sta andando bene. Ogni tanto mi chiama Radio Tre in qualità di esperto sul “tema scottante”. Lavoro di più ora, forse inizierò una collaborazione fissa con una televisione privata della mia città.
FINE PRIMA PARTE