Tolbiac di Beppe Sebaste
di Valeria Trigo
Continua la pubblicazione delle segnalazioni che ho ricevuto per la lista della spesa (vedi qui). In alcuni casi le schede erano seguite da domande da rivolgere all’autore; non tutti gli autori che ho contattato hanno risposto. (T.S.)
Segnalo Tolbiac di Beppe Sebaste (Baldini Castoldi Dalai, 2003) perché è un romanzo che non c’entra niente con i romanzi di scrittori italiani che ho letto finora, e perché è un romanzo che riesce a farmi pensare a un incrocio tra Kerouac, Sebald, Frisch, Thompson e una manciata di poesie della Cvetaeva.
Cioè a scittori e libri che amo, cioè non mi fa pensare agli scrittori italiani di oggi che raccontano per lo più storie che hanno il fiato corto o raccontano in modo spocchioso storie inesistenti (a parte gli ultimi due di Ammaniti, i primi e il penultimo di Erri De Luca, un pochino Emidio Clementi, Alberto Bellocchio e il grande Giuseppe Montesano). però parla italiano e tocca la mia realtà, almeno quella interna (e non è poco). Tolbiac ha una parte di delirio puro, scritta in corsivo, che ho trovato eccezionale, è il diario di uno scrittore che scappa dalla scena, dalla realtà, e si ritroverà a fare un viaggio nella morte (anche se il libro non lo dice): poesia. Avrei fatto un libro solo con quello.