La palma
di Dario Voltolini
Tante cose succedono. Uno cambia opinioni, modifica il proprio quadro percettivo, il gusto. Aggiunge cose, ne dimentica altre. Anche la vita mentale è movimento.
Oggi però pensavo che sempre, in ogni momento della mia vita, da quando l’ho incontrata per la prima volta qualche anno fa, Of Mere Being di Wallace Stevens mi colpisce e mi fa fermare davanti a sé (al suo cospetto) con la stessa forza.
L’immagine che racchiude rimane intoccabile, irraggiungibile, nonostante sia veramente davanti agli occhi. Come è possibile?
Non lo so.
Ecco il testo e la traduzione di Bacigalupo.
Of Mere Being
The palm at the end of the mind,
Beyond the last thought, rises
In the bronze decor,
A gold-feathered bird
Sings in the palm, without human meaning,
Without human feeling, a foreign song.
You know then that it is not the reason
That makes us happy or unhappy.
The bird sings. Its feathers shine.
The palm stands on the edge of space.
The wind moves slowly in the branches.
The bird’s fire-fangled feathers dangle down.
……….
Del mero essere
La palma alla fine della mente,
oltre l’ultimo pensiero, sorge
nella distanza bronzea,
un uccello dalle piume d’oro
canta nella palma, senza senso umano,
senza sentimento umano, un canto strano.
Sai allora che non è la ragione
a renderci felici o infelici.
L’uccello canta. Le piume splendono.
La palma svetta al limite dello spazio.
Il vento si muove piano nei rami.
Le piume di fuoco ciondolano giù.
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Con discrezione.
“In the bronze decore” non può essere “nella distanza bronzea”.
“Decor” è l’imprestito anglicizzato dal “décor” francese che sta per “addobbo, scena”.
Non vedo quindi da qualsivoglia cappello magico di traduttore, se ne possa trarre una “distanza”.
Ma è solo una minuttaglia da bassa-macelleria.
In effetti in un’intervista Voltolini dice “Io ho conosciuto Stevens, come quasi tutti, credo, attraverso quella sua pazzesca palma da cui arriva un canto strano, nella scena bronzea, al limite della mente (Of mere being). È una di quelle poesie che ti legano ad un autore. Non te ne liberi più.”
Ma forse Bacigalupo ha interpretato la scena come orizzonte e quindi distanza.
Boh
Comunque l’immagine è veramente pazzesca. Forse da lì vengono anche le palme di Schifano.