Carla Accardi
di Elena Volpato
Il Macro, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, offre una personale a Carla Accardi artista ormai ottuagenaria che ha fatto la storia della pittura astratto-concreta in Italia. Era poco più che ventenne quando sottoscrisse il manifesto di Forma 1 nel marzo del ’47 con il quale la giovane generazione di artisti incominciava a prendere a spallate il linguaggio pittorico tradizionale nell’immediato secondo dopo-guerra. Il segno fortemente grafico della Accardi è al centro di un lettura critica che lo vuole di volta in volta figlio spudorato di un’intuizione non sua, ma piuttosto del collega e marito Sanfilippo, oppure espressione totalmente diversa da quello e innovativamente volta verso una tensione ottica capace di giungere sino al limite dell’ambiguità percettiva.
Certo è che questa sua dichiarata tensione verso lo spazio e verso l’assorbimento delle facoltà percettive dello spettatore, furono coerentemente sue, e a differenza di quanto a volte accade ad artisti la cui longevità professionale fece attraversare molte epoche Carla Accardi, nell’accostarsi alle esigenze di un’arte ormai distante dalla tela e pienamente dispiegata nello spazio con installazioni tridimensionali, seppe trovare formule che, pur nella continua innovazione, non tradirono mai la sua originale sensibilità. I coni di sicofoil, un materiale trasparente, che le permise di sospendere la propria cifra segnica nello spazio, la hanno vista autrice di alcuni ambienti che riescono a non impallidire per freschezza a fianco di ben più giovanili ricerche.
E anche se è vero che le opere in mostra, datate 2004, alcuni dipinti dai contrasti grafici e timbrici fino all’uso di colori fosforescenti e alcuni coni in maiolica che abbandonano colpevolmente la leggerezza del sicofoil per scegliere l’ostentata ricchezza di un materiale tanto tradizionale, impreziosito dalla lucidità di ori e argenti, ci fanno sentire tutti quanti gli ottant’anni dell’artista, è anche vero che se confrontiamo il percorso dell’Accardi con l’opera della molto più giovane Sissi invitata dallo stesso museo a presentare un nuovo lavoro, che rischia di dover arrossire al cospetto della più compiaciuta tra le opere tarde di Carla Accardi che, ventenne, e per molto tempo ancora, seppe realmente essere giovane.
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Grazie per questa segnalazione, la Accardi è uno dei pochi giganti ancora vivi di quella generazione, ed è doveroso rendere omaggio a lei e a tutti gli ancora in buona parte sottostimati artisti dell’informale italiano. In più, è una fantastica sorpresa l’idea di affiancare all’articolo una sequenza di dipinti in loop!
D’accordissimo con quanto dice Luigi.
Mi dispiace che in Italia non si svolgano rassegne in grandi sedi di pittura astratta, informale che pure è viva, per quanto bistrattata.
Ho sentito un mercante dire che la pittura astratta non va più perchè la gente, in fin dei conti, non la capisce: va di più un pezzo concettuale perchè spesso è veriosomile, cioè un barattolo di marmellata o una maniglia di Caterpillar si riconosce.
Però, sotto sotto o soprasopra, a me mi disturba assai ‘sto fatto accasciante che quando si parla d’arte contemporanea ci sta la moria dei commenti, orcamartina, anche qui