Un ricordo di Alfredo Salsano
di Sergio Nelli
E’ morto Alfredo Salsano, direttore editoriale della Bollati Boringhieri. Lo apprendo stamani, domenica, sfogliando l’Unità a pagina 22 e leggendo l’articolo di Bruno Bongiovanni Alfredo Salsano, maestro di studi politecnici. Appena ho visto il suo nome nel titolo ho capito e mi è venuto un nodo alla gola.
Una settimana fa, gli avevo lasciato un messaggio in segreteria in cui dicevo più o meno: “Mi hanno messo un copricapo di piume e sono entrato a tutti gli effetti in Nazione Indiana. Ti ho cercato due o tre volte ma al telefonino c’è sempre questa segreteria. Come stai? Tieni duro.”
Gli avevo lasciato questo messaggio perché mi aveva spronato a inserirmi in questo gruppo (sul quale però non aveva pronunciato parola), e, mi sembrava, anche, a liberarmi del tutto da quella ineffettualità che da troppo tempo porto come una soma senza alcun frutto.
Sapevo che stava male, ma non che la sua situazione fosse così grave. Che avesse così poco da vivere.
Negli ultimi mesi avevo avuto con lui un rapporto abbastanza fitto di lettere (mie) e di telefonate, perché aveva voluto un mio libro, un diario intitolato Ricrescite, per la collana “Varianti”.
Pur essendo vocato alla saggistica, Alfredo aveva sempre prestato attenzione anche alla narrativa e negli ultimimamente aveva maturato un progetto sul quale abbiamo scambiato a più riprese diverse battute, insieme ad altre veloci e a tutto campo, intormentite dal segnale altalenante del suo cellulare.
Dopo alcuni di questi rapidi scambi, dalla casa editrice mi sono arrivati dei libri che ora mi terrò più cari, al di là del loro valore.
L’ultima sua telefonata risale a un mese fa. Stavo cenando e ho risposto col boccone in bocca. Mi ha detto che tutto era pronto per l’uscita a settembre del mio libro. Mancava solo la quarta di copertina per la quale mi faceva una proposta alternativa rispetto a quella già scritta per il catalogo delle novità o da scrivere su quella lunghezza d’onda. Voleva metterci una filastrocca crudelmente giocosa, che richiamavo nel testo insieme ad altre tra quelle che ormai si insegnano ancora solo alle scuole elementari.
Ho detto un po’ perplesso: “Non lo so, ci penso”.
Mio figlio, che aveva conosciuto tramite il mio libro, parlava a voce altissima a breve distanza da me.
“E’ sempre lì, il parassita?” ha constatato. “Salutamelo!”
Eppoi mi ha detto: “Sei abbastanza incazzato?”
“Sì, certo.” Ho risposto.
“Bene.”
“Tu come stai?” Gli ho chiesto.
Che gli era andata male l’ennesima analisi, me l’ha detto solo in risposta a una preoccupazione da me esternata relativamente alla mia di salute. Sembrava di buon umore. Allora, in quel momento, ho contemplato la possibilità che potesse morire presto, che le brutte analisi fossero già alle spalle, che fosse alla fine e lo sapesse benissimo. La linea telefonica stavolta era pulita e nitida. Forse era a casa e stava anche lui per mettersi a cena.
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Doveroso ricordo Sergio di un grande dell’edtoria e di un uomo colto. E non commercialmente colto. Buon viaggio Salsano…
era fra gli editor più raffinati dell’editoria italiana. Non sapevo che non stesse bene e oggi la giornata è un po’ più triste