Un nuovo internazionalismo # 3
di Una città
Che fare allora? Si resta a guardare, senza reagire, venir avanti la “terza ondata” fascista? (La chiamò così André Gluksmann in un’intervista preveggente: dopo il nero e il rosso, quello verde).
Intanto è prioritario combattere e sconfiggere con le armi della democrazia queste destre guerrafondaie e autoritarie. Con questo non si vuol dire, sia chiaro, che Bush sia più malefico di Bin Laden, ma che fa più danni sì, e fra questi c’è il vantaggio enorme dato agli islamisti con i propri errori, la propria arroganza stupida, l’incapacità di capire gli altri. Su questo a sinistra non può esserci alcun compromesso, non può funzionare alcun ricatto in nome dell’Occidente, di radici cristiane e nazionalismi vari. Con un democratico marocchino o algerino che per amore della libertà di stampa rischia la galera con il suo governo e la vita con le bande dei fondamentalisti c’è una consonanza e una simpatia totali; con le destre di Bush e Sharon c’è un abisso, incolmabile. Sarebbe tempo, in nome di un nuovo internazionalismo democratico, di fondare una nuova Internazionale…
Ma questo è solo un sogno. Purtroppo alcuni movimenti che fanno riferimento al global forum non sembrano animati da una salda fede democratica e questo resta un punto di grande debolezza, perché la contrapposizione fra libertà e lotta alla povertà, come ci spiega Marcello Flores in questo numero, è nefasta e ha veramente fatto già troppi danni. Fra l’altro si rischia di trovarsi in compagnia di persone che, per odio antiamericano, inneggiano alla resistenza irakena, non vedendo che certo, quella è una resistenza, ma di destra, di stampo totalitario. (Su un muro dell’Università di Bologna c’è scritto: “Rossi e neri, cercate di capirlo, il nemico è il liberismo, disputerete dopo”. Ecco, questo mai. Ma è come se gli altri dicessero: “Sinistra e destra, il nemico è il mondo islamico, disputerete dopo”. Non sarebbe giusto invece, alla vecchia maniera: “Democratici di tutti i paesi uniamoci”?)
Poi, e l’ha detto il nostro Presidente della Repubblica, si tratta di tornare a parlare ai paesi arabi e musulmani. Sono loro innanzitutto che possono sconfiggere gli islamisti, loro devono farlo. Con la repressione, ma soprattutto con le riforme democratiche, prima fra tutte quella del Codice della famiglia. Ma questo lo si può chiedere con fermezza solo se c’è rispetto e se finalmente si dimostra la volontà di render giustizia ai palestinesi. La battaglia algerina è stata vinta, certo combattendo gli sgozzatori islamisti con la violenza (che purtroppo ha passato limiti che devono restare invalicabili, come quello di colpire le famiglie dei terroristi), ma questo non sarebbe mai bastato, se non ci fosse stato un rigetto profondo del fondamentalismo da parte di giovani, ragazze, donne, giornalisti e intellettuali che hanno difeso la loro libertà, fosse anche solo quella di andare a capo scoperto. E’ questo il grande punto debole del nuovo fascismo verde, la sua disumanità. Il fatto che non abbia preso ancora il potere in nessun paese musulmano è prova della fatica che fa a conquistare il cuore della gente.
Insomma, tornando all’Irak, le battaglie si possono anche perdere e questo, certo, rafforza il nemico, ma non significa che abbia vinto la guerra. Anche la supponenza per cui l’America sarebbe diventata una specie di semidio invincibile, e buon per chi si trova dalla sua parte, è odiosa. L’America decide chi è buono e chi è cattivo, chi va colpito e chi no, senza consultare nessuno, ma se poi dovesse avere qualche difficoltà, allora tutti devono aiutarla perché una sua caduta potrebbe essere catastrofica. E’ accettabile questo?
La possibilità che la resistenza di un quartiere miserabile, in cui nessun occidentale resisterebbe a soggiornare neanche qualche giorno, metta in difficoltà il padrone del mondo, in fondo può provocare un sano risveglio nei democratici americani. Tornino fra gli umani, casomai a discutere con un africano sconosciuto in un corridoio delle Nazioni Unite. Chissà, forse andrà meglio per tutti.
Un augurio. Che la vecchia Europa si unisca finalmente e che abbia un volto giovane e nuovo come quello del governo spagnolo: 8 più 8. La guerra contro i nuovi fascisti sarà lunga ma parte di lì e arriverà lì.
Di una cosa si può essere sicuri: in cuor loro i barbuti islamisti desiderano che l’Occidente abbia il volto di Dick Cheney, non degli 8 più 8 ministri spagnoli.
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Una città, 119, marzo 2004 – Fine
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Una Città è davvero una rivista importante. Il suo sito è http://www.unacitta.it
Bello l’articolo e bella la rivista. Che aspettavate a farmi sapere di una rivista libertaria di tale qualità? Moresco, Voltolini: fuori gli altri nomi e indirizzi…
Andrò a guardare il sito. Ma in quest’articolo non trovo niente di nuovo, di stimolante. Tutto già detto, fin troppe volte.
Mi verrebbe solo da dire che abbiamo qui l’abc di un’analisi critica e da sinistra dell’esistente; alla prospettiva ideologica dei neoconservatori e dei vari affilliati riformisti delle sinistre parlamentari non possiamo opporre una prospettiva meno lucida e radicale di questa. Dove ormai lucidità e radicalità fanno rima con il buon senso. Se diventiamo più generici e sfumati siamo già complici dei guerrafondai e del razzismo che essi veicolano. E siamo complici delle peggiori soluzioni politiche che le popolazioni arabe e/o musulmane nel mondo possono abbracciare.
Non stare a rispondere, Andrea. Paoloni mica li legge gli articoli. Lui guarda solo le figure.
Non stare a rispondere, Andrea. Paoloni non li legge gli articoli. Lui guarda solo le figure.
Elio ha anche la memoria corta, qualche mese fa quando si parlava di musulmani su NI gli raccontai (postando nei commenti) del convegno Islam e Democrazia organizzato da Una Città, con link al sito naturalmente. Lì avevo conosciuto il bravissimo mufti di Marsiglia. Mi ricordo che Elio disse Ho visitato il sito…Vabe’
Una Città è di Forlì
ciao
Appunto, Andrea: la genericità che tu rifiuti è la caratteristica che mi sembrava di riscontrare nell’articolo. Qui non si tratta di decidere se sono tesi giuste o meno: su questo, naturalmente, non saremmo d’accordo. Ma, ripeto, non è questo il punto: se una prospettiva è diversa, se il taglio è inconsueto, sono interessato anche a chi guarda gli scenari in maniera diversa dalla mia. Questo articolo più che un ABC mi pare un riassunto delle tesi di sinistra (non moderata). Ma tu la chiami analisi e già questo mi fa riflettere. La chiami analisi di sinistra e io istintivamente mi dico: un’analisi è un’analisi, saranno di sinistra le proposte, le soluzioni. Poi mi rispondo: no, è verissimo, ci sono letture del mondo caratterizzate, determinate, alla propensione e dal retroterra politico. Forse questo vale per tutti. E controbatto: per me no, io non ho mai avuto paura di cambiare idea. Nulla mi fa più felice dell’ammettere di aver sbagliato: non è solo un atto di onestà intellettuale, è una rinascita.
Vado a ruota libera, come vedi: il fatto è che sono interessato ma sempre di fretta: mi sarebbe piaciuto per esempio chiarire (è sempre quello il problema: chiarire. E nei forum non sai mai se i malintesi sono reali o pretestuosi) i miei interventi nella discussione a cui accenna Andrea (Barbieri) ma finisce che quando trovi il tempo l’argomento è già sepolto da cento altri.
Il punto è che questi siti sarebbero meravigliosi se tutti avessimo gli stessi tempi (anzi se avessimo tempo e basta) e potessimo concentrarci su una discussione, portarla a fondo. Nei fatti non si fa che postare interventi brevi destinati al fraintendimento. Come questo, probabilmente. Te-di-o do-me-ni-ca-le, cantava Ferretti.
PS: Ebbene sì, mi capita di dimenticare le cose che non trovo interessanti.
Il mondo di te si è già dimenticato da un pezzo, infatti.
caro Elio, l’amico Majorino (il poeta) mi ha sempre detto: misurati con gli altri, siano essi l’avversario politico o di poetica, sempre al massimo delle loro TESI. Quando la sinistra parla tra sé e si applaude e compiace è sempre rischioso, che sia moderata, tentennante o radicale. Va quindi bene che qui ci si possa misurare partendo da posizioni politiche divergenti e conflittuali. Nei commenti è pero’ difficile non evitare l’equivoco, la parzialità e la frammentarietà. E sopratutto val poco il liquidare con una battuta pezzi articolati e densi.
Quanto alle “analisi” non possono essere certo neutre. I fatti singoli al massimo, ma una analisi è una connessione di fatti e la connessione già mette in prospettiva (il che non significa ovviamente che allora è una manipolazione). Comunque, di questi tempi, ho più stima di quelli come te che fin da subito erano convinti sostenitori della guerra a tutto tondo, di quei giornalisti (tanti) che oggi su Repubblica o su testate anglosassoni additano con grande puntualità TUTTE le magagne della guerra. Tu hai preso una cantonata per me gigante, ma loro sono stati davvero in malafede, quando davano un colpo al cerchio (i pacifisti delle manifestazioni) e alla botte (l’opinione prudente e moderata dei posati realisti-opportunisti).
Ma non si possono fare paragoni. Noi impotenti siamo più liberi dei potenti (politici, eleggibili; giornalisti, pagati). Poche settimane fa, in un seminario per componenti degli stati maggiori, un opinionista famosissimo ammise candidamente che un recente processo (non c’entrano i Berlusconi e i Previti) era il risultato di un complotto e altrettanto candidamente dichiarò che questa cosa non si POTEVA dire. Anche le consorterie letterarie-editoriali imbavagliano ma non troppo. Ascoltando un Fassino o un Rutelli, mi diverto spesso (mi sforzo di trovarlo divertente) a individuare tra le cose che dicono quello che non possono pensare davvero. Per esempio loro sanno che soluzioni pilatesche in Iraq sono criminali, ma sotto elezioni devono affermare il contrario. Bush e Blair sono inchiodati dalle loro menzogne. Non erano reali menzogne ma enfasi su quella che era una possibilità e probabilmente è una realtà (le armi di distruzione di massa sono fisicamente impercettibili, il classico ago). Ma non sono stati chiari perché le opinioni pubbliche occidentali non sono preparate ad ascoltare certe verità. Mi piacerebbe conoscere di più Zapatero, per capire se crede davvero nelle sue azioni o se è rimasto intrappolato nelle conseguenze di una campagna elettorale condotta avventatamente nella prospettiva di una sconfitta quasi certa.
La più grande vittoria terroristica è stata quella di aver fatto scappare a gambe levate – prima di tutti gli altri – proprio quelli che avevano cacciato i mori, il baluardo della cristianità. Allucinanti queste argomentazioni, dirai tu. Infatti io non penso in questi termini. Sono i fondamentalisti (e non è solo questione di religione ma di rivalse militari e culturali) che vivono quella storia come se fosse una questione dell’altro ieri. Perché la loro storia si è davvero fermata allora, con l’eccezione della fase “impero ottomano alle porte di Vienna”.
E Zapatero ha preferito un po’ di respiro a breve termine a dei veri risultati. Calcoli elettorali anche qui: lui non risulterà responsabile quando i contraccolpi di questa guerra (quella globale, non solo l’episodio iracheno) colpiranno nuovamente (e non è solo questione di bombe) anche la Spagna.
Ma in fondo, per quanto informati noi ci si possa ritenere, certe questioni sono fuori dai nostri ambiti. Quello di cui dovremmo occuparci è l’immaginario (a partire dalle immagini vere e proprie). Questo dovrebbe essere il nostro compito. In un commento, da un’altra parte, qualcuno accusava Giartosio di pensare troppo invece di scendere in piazza. Ma scendere in piazza per cosa? Un’altra t-shirt del Che o un’altra kefiah a colorare una ripresa televisiva? Un altro coccodè? Riproporre tesi politiche (cosa che finisco per fare anch’io, s’intende) non è di reale utilità, a parer mio. Guardare lateralmente, pensare simbolicamente, percepire umori, questo è importante. E’ più stimolante una cantonata originale di una tesi risaputa.
“E’ più stimolante una cantonata originale che una tesi risaputa.” ???? Scusa, Elio ma una ne pensi e cento ne spari. Andare a fare una guerra sbagliata, infangarsi fino al collo, alimentare carneficine internazionali, pêrdere ogni particella di legittimità, tutto cio’ lo chiami “stimolante”? Imbastire “massacri” senza necessità “è più originale”? A questo punto, qualsiasi genocidio è sempre più originale e stimolante di stare a casa propria a sgranocchiarsi le “risapute” patatine cancerogene. Elio, parliamo davvero d’altro.
Ma no, ma che c’entra? Non puoi prendere l’ultima frase e costruirci sopra senza considerare che viene DOPO il discorso sulla politica e sull’azione, dopo che ho detto: “certe questioni sono fuori dai nostri ambiti”. Ero passato alle considerazioni, come dire, “letterarie”, lasciando da parte il “che fare”. Mi riferivo alle considerazioni sull’immaginario. Mi riferivo ai pezzi di Giartosio o di Federica Fracassi. Ieri un amico, alle mie sconsolate considerazioni sull’effetto che le foto della “troia” (userò le virgolette anche se Tedoldi non vuole) avranno sui maschi musulmani, mi ha risposto: “Tu pensa all’effetto che farà sulle donne musulmane”. Lui ritiene che per una donna oppressa l’immagine dell’uomo al guinzaglio potrebbe essere addirittura positivo (una eventualità inconcepibile ma forse inconsciamente sognata). Probabilmente è una grandissima cazzata. Eppure sono stato costretto per un attimo ad abbandonare considerazioni ovvie e a chiedermi cosa cazzo so veramente io dell’immaginario delle donne musulmane. Questo non vuol dire che adesso il mio amico propugni la moda dell’iracheno al guinzaglio. Significa che ciò che esiste (e che non determiniamo nè predichiamo) va guardato da ogni angolazione, che nessuna interpretazione è scontata.
Ma è possibile che io debba spiegarlo? Che davvero tu abbia potuto pensare che per me una “cantonata” sarebbe la guerra? Che trovi interessante scatenare una guerra “per vedere l’effetto che fa” come lo Jannacci di Vengo anch’io? Ma tu vuoi discutere o litigare? Ho detto diverse cose qui sopra. Ce n’è qualcuna che trovi sensata, o semplicemente discutibile?
ricordo solo che mi hai ripropinato, non so con che coraggio, la tesi che le armi di distruzione di massa c’erano o rischiavano di esserci, che Zapatero ha votato Ben Laden, poi mi si è appannata la vista, e ho letto l’ultima frase, da qui la reazione; tutto cio’ mi dice che forse i nostri spiriti sono in calo di concentrazione (il mio per primo), e quindi davvero è meglio parlare d’altro. Comunque, detto di sfuggita, litigare nelle colonnete dei commenti è anche un modo di rilassarsi per quelli che non fanno né palestra né nuoto… o no?
Sì, parliamo d’altro, anche perchè io l’attività fisica la faccio e ad aggiungerci l’attività “commentatrice” finisce che mi rilasso troppo.
E’ straordinario il tempo che si risparmia, a non leggere libri. Ci si può dedicare, come Paoloni, ad attività fisica e di commento.