Non mollare mai, uomo
di Aldo Nove
Finché continuerò a farmi le seghe,
finché avrò un compact disc che mi funziona,
finché passeggio in piazza Duomo non
dimenticherò mai di dirmi: “Non
mollare mai, uomo. Lotta. Tu sei
degno di tutto questo”. E fino a quando
potrò guardare su Rai 2 qualcosa,
finché potrò comprare la Gazzetta,
finché acquisterò nuovi tipi di
rasoio nuovi shampoo e bagnoschiuma
non mi dimenticherò mai di dire:
“Non mollare mai, uomo. Tutto questo
ti appartiene ed un giorno apparterrà
ai tuoi figli. Combatti”. Fino a quando
avrò fazzoletti di carta, gocce
di valium, cozze surgelate dentro
il freezer dirò: “Non mollare mai,
uomo”. Sono felice. Fino a quando
potrò continuamente rinnovare
l’abbonamento a internet, segnare
i siti preferiti nell’archivio
e ritornare a navigarci senza
che nessuno mi esploda mutilando
il mio essenziale corpo che ogni giorno
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La poesia non è finita come il prigione di Michelangelo. Stranissimo.
No no, la poesia finisce qui.
Aldo Nove lo fa spesso. Finisce con il non finito. E’ uno dei suoi sigilli stilistici più caratteristici. Lascia in sospeso. Il lettore si sporge sull’abisso della meditazione, deve completare (come i due punti sistematici con cui Sanguineti conclude le sue poesie). Me l’ha inviata stamattina. L’ho pubblicata tutta in home page perché sarebbe stato un delitto spezzarla. Il “continua a leggere” dell’home page è un minuscolo trabocchetto al lettore. Uno pensa che la poesia continui (come l’assenza di punteggiatura lascia intendere), e non continua; ciò che può o deve continuare è la riflessione, presa con la rincorsa della lettura. E poi volevo mettere in calce le consuete istruzioni per inserire commenti. A proposito: vi sembra macchinoso il percorso per inserire commenti? Purtroppo non dipende da noi. Ci è stato impostato il sito così, nella sua prima e definitiva progettazione. Ricorrentemente discutiamo se è il caso di mettere in home page l’accesso facile e diretto ai commenti. Sono graditi consigli e pareri. Grazie!
era il sigillo di easton ellison, casomai. le regole dell’attrazione finisce con “e lei”
senza punto. il libro è del 1987. dico “era” perché ‘sto modo monco di concludere ellis l’ha usato una volta e poi s’è stufato. nove lo usa sempre. funziona, non dico di no, però è anche un modo per non sforzarsi a trovare i finali, che, si sa, sono un cazzo per il culo.
m.g.
Per quanto mi riguarda, che non sono un fanatico di internet, mi pare buona l’impostazione del sito. Naturalmente, sarebbe più facile e veloce l’accesso ai commenti direttamente dall’homepage. Se riuscite a farlo, a mio avviso la rivista ne guadagnerà ancor di più.
Andate avanti comunque con questi pugni nello stomaco, sono salutari.
Per “il superficiale”.
Dici: “però è anche un modo per non sforzarsi a trovare i finali”. Io direi anche: è un modo per FAR FINTA che non ci sia un finale (e per far finta di non essersi sforzati di trovarlo). E’ un modo per togliere alle parole finali il peso del finale, il compito di chiudere, quel senso del “è QUI che volevo arrivare”, quando magari non si voleva ARRIVARE, ma STARE dentro TUTTE le parole di una poesia, di un testo, dalla prima all’ultima. O magari si voleva per l’appunto non mettere punto, e proiettarsi fuori dalla poesia grazie alla rincorsa presa lungo il trampolino dell’ultima riga.
Continuate per favore a darci pareri e anche consigli pratici sulla questione dei commenti accessibili direttamente dall’home page.
Grazie, arrrivederci (sto via per qualche giorno).
Sull’home page, io in genere seguo questo percorso: home page – archivi per mese, non vado mai su “continua a leggere”, tanto trovo tutto nell’archivio per mese con in più i commenti. L’accesso anche così è comodo e facile. Si potrebbe pensare a un “continua a leggere” con i commenti, che può essere utile se uno non vuole caricare la paginona con tutti gli articoli e partecipare alla discussione.
Sulla poesia. Accostare l’immagine del prigione alla poesia “con rincorsa” considerando anche il tema mi è parso strano e molto bello.
in molti non mettono i punti finali alle composizioni (che non cessano per questo di essere “composte” e concluse. Anzi..). Potrebbe anche ricordare, oltre alle cose dette da Tiziano, la noiosa questione del frammento/non frammento, o della conversazione captata per caso, o delle voci spezzate dei telefonini che percorrono tutte assieme l’infosfera come vagiti di neonati (madonna come so’ poetico oggi…). Ad ogni modo se uno non mette i punti avrà la sua buona ragione, come anche chi li mette del resto :-). Riguardo alla questione dei commenti: in effetti è un percorso un po’ macchinoso, anche se è segnalato e ci si abitua (forse il lettore frettoloso o quello inesperto però se lo perde e finisce per non leggerli nemmeno i commenti. Bisognerebbe pensare anche a loro). C’è da dire che il possibile vantaggio (evitare l’effetto “bar sport” – la cosiddetta forumizzazione – nonché i maleducati di passaggio, imponendo una maggiore riservatezza al dibattito), è piuttosto smentito dai fatti, visti certe liste interminabili di commenti piuttosto avvitate ;-) Anzi, forse è un filtro che “taglia” i nuovi arrivi e crea un effetto claustrofobico perché premia gli abituali e chi “già sa”. Insomma… Boh! Comunque credo che cambiare impostazione sia tecnicamente semplice. Non che io lo sappia fare, ma chi vi ha fatto il blog di sicuro sì. Perdonate la solita logorrea.
evoluzione
Scusate se prendo ancora la parola, ma volevo dire una cosa da tempo, e questo è il posto giusto. A me piace da pazzi Nove perché fa una cosa rara: parlare della medietà che tutti noi siamo con uno sguardo che non esprime mai quel facile disprezzo di cui spesso ci si fa belli (e che è la via maestra del cinismo). I suoi personaggi sono miserabili eppure incredibilmente lui non li odia. La loro carne deodorata dall’ultimo prodotto di moda, già gettata nel tritacarne della cultura di massa, nei suoi romanzi non viene né condannata né giustificata, ma semplicemente, disperatamente amata. Di un amore “infinito” e senza speranza. Secondo me questa è la cifra di un grande narratore. Forse il suo limite, anche, per l’impossibilità di uno sviluppo, di una via d’uscita, date le premesse. Per quello che può valere l’opinione personalissima di un lettore ignorante e qualsiasi.
Certo che sarebbe meglio accedere ai commenti direttamente dall’home page! E’ un po’ macchinoso il procedimento che si deve adottare ora. Niente di drammatico, poi ci si abitua, ma non è certamente immediato e facilmente intuibile.
Io, e come me altre persone, non sapevo nulla di quest’opzione fin quando non me l’hanno fatta vedere…
Cambiando sistema, potreste solo guadagnarci!
La poesia mi ricorda, per certi aspetti, una versione postmoderna e “novizzata” di “If”, “Letter to the son” di Rudyard Kypling… La scelta di “non concludere” la poesia, intendendo con ciò la mancanza della punteggiatura, scelta per niente ingenua o naif, credo rimandi alla volontà, come dice Scarpa, di “non trovare un finale, far finta di non trovarlo”, una forma come un’altra di esorcizzare la fine, di rendere l’opera apparentemente aperta così come, in parallelo la vita, aperta a diverse soluzioni che non siano la morte. Poi magari l’autore ci dirà che solo si tratta di puro artificio letterario, stilistico, che la mia (psico)analisi del testo non tocca la sua intenzione profonda, boh…(anche terminare coi puntini di sospensione rimanda a un continuum, ad una necessità/anelito di infinito…)
per me aldo nove è uno dei massimi, oggi. è uno dei massimi poeti, anzitutto. ce ne sono pochi, a mio modo di vedere, che sentono la lingua come nove, che non subiscono la lingua, che ci fanno l’amore senza vergognarsi di defaillance o vantarsi di prodezze erettive. certo non prende il viagra, nove.
vorrei anche dire che a mio parere aldo nove, con il racconto su vermicino, in woobinda, ha rivoluzionato il modo di intendere certa letteratura civile, almeno rispetto alla mia e sua generazione.
per genna:
certo, però, non è bevilacqua. versi come “appoggerò l’orecchio
ai tuoi polmoni da fumatore accanito”, nove se li sogna.
per il superficiale:
mi risulta che nove, quando è a roma, vada a parlare di poesia con alberto bevilacqua.
a me mi risulta che bevilacqua quando è a milano, si fai i cazzi suoi e se ne guarda bene di incontrare aldo nove per parlare di poesia.
A proposito del procedimento di commento: no, non mi sembra macchinoso, quel passaggio da li’ a li’ e’ il giusto intervallo perche’, noi lettori entusiasti, ci domandiamo se inserire o no “bravissimo! mi e’ piaciuto molto”.
I piu’ timidi di noi proseguono quando hanno veramente qualcosa da dire, vedi oggi.
cari saluti, Libetta
avrei voluto proporla da tempo. la gestione dei commenti dalla home page, intendo. così è poco naturale. e tutto sommato inutile. abbracci a chi abbraccerei. :-)