I tedeschi già lo sanno
di Tiziano Scarpa
I tedeschi lo sanno già che non siamo tutti come lui.
Questa è la copertina del libro Berlusconis Italien – Italien gegen Berlusconi, pubblicato l’anno scorso dall’editore berlinese Klaus Wagenbach: vale a dire l’Italia di Berlusconi – l’Italia contro Berlusconi, una raccolta di interventi di 24 autori italiani su (ma soprattutto contro) Silvio Berlusconi.
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Uno degli effetti della terrificante esibizione di B è stato quello di suscitare, insieme all’ovvia indignazione,una serie di riti apotropaici come quello celebrato quassù.
Certo che lo sanno, che necessità c’è di dimostrarselo? Non lo sappiamo da noi che non siamo tutti berlusconidi? Perchè questa reazione così simmetrica e speculare a quel meccanismo analogico primitivo che ha indotto il minus habens all’associazione plebea tedeschi-nazisti? Il bisogno di rassicurarsi che siamo la “metà buona” del paese mette in evidenza quanto forte sia, dentro ciascuno di noi, la “parte cattiva” che in B trova il suo sdoganamento trionfante.
Il “fattore B” – che non si limita, per una curiosa coincidenza alfabetica, ad incarnarsi nel solo Berlusca – è congenito nel corpo culturale italiano, o forse nel corpo tout court. La sua virulenza è alla base dell’irrazionalità che paralizza l’efficacia delle azioni di sinistra. B è la nostra ombra, ciò che non vorremmo mai essere e che, tuttavia, ci appartiene. E’ odioso e repellente come un incubo di serie, da B(!)-movie: un ghigno spalancato in un faccione degradato, occhietti da animale da fattoria, lisciume tondo e arido, gonfio. Ma in questa mostruosità è nascosta la sua forza a cui “il popolo della sinistra” non ha saputo opporre altro che difese nevrotiche e inette all’insegna, soprattutto, di un umorismo impotente: che amarezza quelle ghignate della primavera 2001, durante la campagna elettorale; che infantilismo reale in quei girotondi da festa di Halloween ulteriormente derubricata in carole. Per contrasto, mi viene in mente Alberto Sordi e l’efficacia del suo, di umorismo, tale che i suoi funerali, fortuitamente così tempestivi, sono addirittura divenuti una paradossale proprietà della sinistra. Perchè i suoi “mostri” sono effettivamente dentro di noi ed è meglio riconoscerlo. Nei suoi mediocri e irritantissimi italiani medi c’è già tutto B. e se adesso quelli che ne hanno l’età rimpiangono in qualche modo persino l’Italietta demoscristiana di Andreotti e, appunto, di Albertone, è perchè quella gli anticorpi per tenere a bada quel virus spaventoso li aveva.
I berluschini di Sordi non facevano paura e la risata che suscitavano non rimaneva nella strozza. Scoprire ciò che rendeva più accettabili quelle ombre mostruose non può certo risolvere alcun problema e, comunque, le risoluzioni di allora si basavano su equilibri non più proponibili, e non discutiamo se accettabili. Lo sfondo storico è stato rivoluzionato e il provincialismo che ci si poteva permettere dentro al grande cerchio “protettivo” delimitato al Muro è divenuto, appunto, un mostro, che insozza lo scenario europeo e scorrazza per il cuo cantiere boicottandone la costruzione. Impegnati a combattere quel mostro non riusciamo a progettare altro. Questa è nevrosi. O, se preferiamo, siamo come una famiglia i cui componenti non vivono pù perchè si ritrovano tiranneggiati da un malato difficile per casa. L’anomalia italiana è, in qualche modo, una patologia psicosomatica.
Berlusconi ha sbagliato a replicare. Il problema, purtroppo, è che molti commentatori non hanno osservato la gestualità e non hanno ascoltato Schultz mentre parlava (l’intervento integrale intendo; tradotto, anche; ma soprattutto nella lingua e nel tono di voce originale). Senza questa premessa, i commenti sono vacui pretesti.
Gli offesi sono gli italiani, e lo sono stati in tedesco! Cavoli! Ma siete tutti sordi e ciechi?????
nessun tono della voce e nessuna gestualità giustifica il fatto che il capo del governo di un paese civile dia a CHIUNQUE del kapò tedesco…a prescindere da quello che quel chiunque affermi.
Solo una piccola precisazione (che non ha nulla a che vedere con giudizi di valore sull’operato di B.): dare del kapò NON equivale in nessun modo a dare del nazista.
E’ interessante vedere come i media procedano ad una sistematica semplificazione dei fatti, fino a deformarli completamente, il tutto con un’incredibile disinvoltura.
Il problema di B. è che questa è una cosa che avrebbe dovuto averla capita da un pezzo.
Il tono di voce, il modo di parlare di Schultz non rendevano in effetti del tutto fuori luogo l’epiteto – se solo non ci fossero stati centinaia di giornalisti con la notizia da trovare e gonfiare -. Ma c’erano.