Per la festa della mamma
di Tiziano Scarpa
Eccomi, mamma. Chi l’avrebbe detto
che un giorno anch’io te l’avrei domandato
se sei contenta di quello che hai fatto
quarant’anni fa, quando hai spalancato
la fica (me la vedo: una scintilla
terrea) al cazzo di papà. Sei pentita?
A me puoi dirlo. Senza ansia.Tranquilla.
Ho quarant’anni, so com’è la vita.
Sono più adulto di quando voi due
mi avete concepito, non mi fa
impressione, anzi più ci penso e più
mi commuove proprio la vostra età
di allora. Sono più saggio di quanto
lo fossi tu quel giorno. Perciò fidati,
a me puoi dirlo. Ti è piaciuto? Tanto?
(Vuoi che mentre ti parlo ti sorrida?) Ti
ha un po’ stranito rimanere incinta?
“Figlio” ti ha fatto pensare a una mancia
o a una tassa? Ti ha sùbito convinta
l’alieno che cresceva nella pancia?
E i sacrifici, restare in pensiero,
eccetera. Vent’anni di ansietà
più altri venti di delusione, vero?
Ma chi te l’ha fatto fare? (Papà?
Tu? Io?) Per che cosa? Guardami bene.
Ho quarant’anni, non sono sposato,
scopo molto, e di riprodurmi me ne
fotto. Come la mettiamo? Hai sbagliato
tu o sbaglio io? Sei contenta lo stesso
anche se hai un figlio che tende a spassarsela?
Le donne vogliono amore. Io do sesso.
Le spiritosaggini sono scarse, le
carezze abbondano nell’universo
femmina. Mamma, puoi stare sicura,
non sarò io a renderti nonna. Hai perso.
Ti ho tirato una bella fregatura.
Come ci si sente quando alla sera
pensi alla morte? Ogni giorno a quell’ora
io bevo un aperitivo. Non era
meglio restare sterile, signora?
No, non dico di essere un delinquente,
ma mi pare sprecato tutto questo
soffrire (e anche gioire un po’ demente)
per un vizioso banale. Contesto
che io ne valga la pena, tutto qui.
Detto questo, ti ringrazio di tutto.
Sei stata brava. (Ti saluto, ho qui
una). Se muori mi metterò in lutto.
Ciao mamma (c’è una gnocca che mi aspetta).
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