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Un editore rompitascabile

di Romano A. Fiocchi

Antonio Castronuovo, Formíggini. Vita umoristica (e tragica) di un editore del ’900, Edizioni Pendragon, 2024.

Lessi Parole in libertà di Formiggini nel 2009, quando venne pubblicato nell’accurata riedizione della casa editrice Artestampa di Modena. L’anno successivo lo utilizzai, come se fosse un talismano della libertà di stampa, per inaugurare una rubrica sul primo numero di «TuonoNews.it», quotidiano digitale di Alessandria. Ma Angelo Fortunato Formiggini rappresenta ben più della semplice libertà di stampa, tanto che la piacevole biografia pubblicata nel maggio scorso dalle Edizioni Pendragon, a firma di Antonio Castronuovo, riesce a farne meritatamente «un punto luminoso del Novecento». Castronuovo procede con agilità di penna tra umorismo e approfondimento, spirito goliardico e aneddotica. Uno stile ironico e autoironico, elegante e garbato al tempo stesso, che l’inventore dei “Classici del ridere” avrebbe sicuramente apprezzato. Castronuovo parla insomma di Formiggini con la stessa leggerezza scanzonata di Formiggini. E lo fa iniziando dal fondo, che è in realtà la parte più drammatica.

Era il 29 novembre 1938. Angelo Fortunato Formiggini, uno dei più geniali editori del XX secolo, italiano «di sette cotte» ma di origini ebraiche, dopo aver sopportato le già pesanti ingerenze del regime, rifiuta di accettare l’estremo affronto delle leggi razziali. Da Roma, dove risiedeva, torna alla sua Modena, sale sulla torre Ghirlandina e si lancia nel vuoto urlando «Italia! Italia! Italia!» In tasca gli troveranno alcune banconote da centomila lire. Cifra allora esorbitante, a dimostrazione del fatto che il suo non era un suicidio per problemi economici ma per protesta. Il regime si affrettò ad insabbiare tutto: nascose l’identità del suicida, impedì ai giornali la pubblicazione della notizia, vietò qualsiasi necrologio a pagamento, autorizzò solo un funerale notturno, per poi concedere, dietro le lamentele della vedova, una cerimonia di mattina presto con pochi parenti e amici strettissimi nonché, come deterrente, una scorta di diverse decine di poliziotti in divisa e in borghese.

Formiggini ci ha lasciato circa seicento titoli, varie annate di riviste («Rivista pedagogica», «Rivista di filosofia», «Gioventù Italiana», «L’Italia che scrive»), un archivio editoriale di trentamila lettere scambiate con autori, collaboratori e istituti, i duemilatrecento volumi e centoquaranta periodici dell’eccentrica collezione della Casa del Ridere, infine l’archivio familiare con documenti che risalgono al XVII secolo. Gran parte di questo materiale è conservato nella Biblioteca Estense di Modena. Ed è lì che Castronuovo è andato a rovistare. Naturalmente di persona. Naturalmente con in tasca una copia di Parole in libertà, gli ultimi scritti di Formiggini, usciti postumi nel 1945. Naturalmente, come ci racconta, dopo essersi recato ai piedi della torre Ghirlandina, dove spicca la lapide di marmo rosato con la celebre iscrizione:

Al tvajol ed furmajin [il tovagliolo del Formaggino] / così chiese ai Modenesi che venisse chiamato / il piccolo spazio che c’è fra la Ghirlandina / e il monumento al Tassoni / Angelo Fortunato Formiggini, / accingendosi a testimoniare con il suicidio / l’assurdità delle leggi razziali. / Nel cinquantesimo anniversario di quel tragico evento / i Modenesi, esaudendo il desiderio / del geniale editore concittadino, / ne accolgono il messaggio antirazzista / e ricordano alla coscienza civile degli Italiani / l’infamia del regime che promulgò le leggi razziali. / Modena, 29 novembre 1938 – 29 novembre 1988.

Castronuovo inizia dunque dall’evocazione del tragico epilogo e suddivide la vita di Formiggini in una trentina di capitoletti, talvolta vere e proprie digressioni, che tuttavia restituiscono al lettore l’inventiva, la cultura e la ‘filosofia del ridere’ di questo straordinario editore, ucciso da quello stesso fascismo che all’inizio aveva paradossalmente abbracciato senza poterne prevedere l’ottusità e la vigliaccheria. Ci sono curiosità che vanno dal perché del suo nome e di quella “i” con l’accento acuto (Formiggini andrebbe scritto Formíggini) alla cronaca della distruzione delle antiche carte di famiglia, distruzione così bizzarra quanto per fortuna limitata. Poi il periodo spassoso della goliardia universitaria, con la sua vocazione per lo scherzo e la burla, gli studi a Bologna, a Modena, a Roma. Fondatore dell’Accademia del Fiasco, Formiggini finisce per conseguire addirittura due lauree, una in giurisprudenza e l’altra in lettere e filosofia, quest’ultima discutendo una tesi intitolata Filosofia del ridere.

«Nella vita di Formiggini serpeggia lo spirito mordace della Secchia rapita di Alessandro Tassoni, anzi: quella storia costituisce una sorta di tubero esistenziale inestirpabile», scrive Castronuovo. Non per nulla proprio Tassoni sarà il suo primo autore: nel 1908, in occasione di una festa eroicomica a lui dedicata, pubblica i due volumi La Secchia e Miscellanea Tassoniana di studi storici e letterari, rispettivamente una raccolta di sonetti inediti e burleschi del Tassoni e un insieme di saggi eruditi sullo stesso. Da quel momento Formiggini diventa editore. Nel giro di poco tempo appare chiara la sua strategia: dare più importanza all’argomento e alla veste editoriale ma soprattutto concatenare i titoli in precise collane. Il materiale che Castronuovo passa in rassegna, per quanto in una prosa discorsiva, è davvero vasto. Mi limiterò ad alcune segnalazioni.

Tra le collane più celebri: i “Profili” e i “Classici del ridere”. I primi sono volumetti in diciottesimo che rappresentano sintesi di figure significative della letteratura, dell’arte, della filosofia, della religione e della politica, senza limiti né geografici né di tempo, indirizzati sia a un pubblico specialistico sia al lettore medio, e tutti scritti da autori competenti. Un solo nome di esempio: Massimo Bontempelli. Ecco invece alcuni titoli: Francesco d’Assisi, Botticelli, Darwin, Esiodo, Malthus, Milton, Edgar Poe. I “Profili” furono affiancati dalla collana “Medaglie”, in buona sostanza profili minori dedicati alle figure contemporanee ancora viventi, la cui scelta subirà già le prime interferenze del regime.

I “Classici del ridere” constano di centocinque volumi usciti in ventisei anni. Comprendono, fra gli altri, testi celebri come Satyricon, Il Decamerone, Gargantua e Pantagruele di Rabelais, L’asino d’oro di Apuleio e, ovviamente, La secchia rapita del Tassoni. Ma anche una seconda edizione a firma dello stesso Formiggini: La ficozza del fascismo, dove il suo umorismo graffiante denuncia lo scippo con cui il regime – nelle vesti di Giovanni Gentile – gli sottrasse il controllo di una delle sue creature più amate, L’Italia che scrive, rassegna bibliografica uscita in ventuno annate con ben tredicimila libri recensiti, cinquantamila annunciati e millecento articoli pubblicati.

C’è poi la collana “Aneddotica”, con i volumi Aneddoti teatrali, Aneddoti universitari, Aneddoti bolognesi, milanesi, genovesi, quelli sui personaggi illustri come gli Aneddoti rossiniani, carducciani, garibaldini, fino agli Aneddoti bibliografici (questi ultimi hanno sicuramente ispirato Castronuovo per il suo splendido Dizionario del bibliomane, pubblicato per Sellerio nel 2021). Davvero speciale è il Dizionarietto rompitascabile degli editori italiani compilato da uno dei suddetti, dove questo suddetto non è che Formiggini e dove gli editori italiani vengono elencati con la sua consueta mordace ma garbata ironia. Infine le varie edizioni del Chi è?, vero e proprio repertorio degli italiani illustri viventi.

Castronuovo si sofferma sul più volte citato Parole in libertà. Che è un insieme di testi di una forza ironica impressionante, parole espresse in assoluta libertà perché appartengono a un uomo che non ha più nulla da perdere. Formiggini denuncia l’assurdità delle leggi razziali, accusa i fascisti di aver tradito i fratelli vendendoli «al tedesco», aggredisce più volte il Duce arrivando addirittura a cantarne il requiem: «Ribaldo; / il tuo bieco destino / lo avevi segnato nel nome; / soltanto nel dì che n’andrai / sarai veramente / Ben… ito». Non passeranno neppure sette anni perché la nemesi della Storia gli darà ragione.

Completa il volume un’aggiornata bibliografia essenziale che va da La ficozza filosofica del fascismo, la prima edizione del 1923, ai recentissimi Vita da editore (Elliot) e Lezioni di editoria (Italo-Svevo), usciti entrambi del 2022. Più un elenco delle principali opere su Formiggini. Un’ultima particolarità editoriale: questo Formíggini di Castronuovo è in realtà una terza edizione aggiornata. Le prime due risalgono rispettivamente al 2005 e al 2018 per Stampa Alternativa.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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