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Fuori dal mio paese!

una confessione di Gianni Biondillo

Kyenge

Questa confessione è una dichiarazione di sconfitta. La mia. Ho creduto ingenuamente che si potessero governare i grandi flussi migratori degli ultimi vent’anni. Sapevo che questa Nazione era matura. Ma la verità, oggi, è che qualcosa non è andata. E non è andata per colpa loro, non nostra. Gli intolleranti sono loro, non noi.

Sono una minoranza nel paese ma hanno messo in scacco tutti noi. Forse le minoranze, certe minoranze, non possono essere integrate, la differenza antropologica è sotto gli occhi di tutti. Va bene portare pazienza, finché lavorano, finché producono, ma quando li vedi che vengono eletti nel Parlamento della nostra Repubblica (gente che neppure parla l’italiano corretto), o quando addirittura diventano ministri, c’è evidentemente qualcosa che non va. Questa è gente che non ci rispetta, che fa quello che gli pare, che non ha alcuna idea dei dettami dei nostri padri costituzionali.

La verità è che Lombroso aveva ragione, basta guardarli in faccia. Volti animaleschi, disumani. Stanno sovvertendo le basi etiche di uno Stato nel quale non si riconoscono. Fanno strame delle nostre leggi. Forse dovremo avere il coraggio di dirlo, anche andando contro a quello che abbiamo sempre pensato. Se ne fottono delle nostre regole di vita civile? Odiano l’Italia, la nazione dove mandano a scuola i loro figli, se ne approfittano furbamente dei diritti legislativi ma berciano quando c’è da seguire e rispettare le regole che vanno contro i loro interessi etnici? Bene, e allora che se ne vadano al diavolo. Fuori dalle palle.

Nella città, nella regione dove vivo li incontro dappertutto. Gli extracomunitari sono ormai il 10% della popolazione nazionale. Alle ultime elezioni politiche la Lega ha ottenuto il 4% circa. Siete una minoranza irredimibile, cari leghisti. Cercatevi un’altra patria. Magari in Tanzania, dove avete ottimi interessi finanziari. Sapranno di certo accogliervi nel modo più adeguato.

 

(in apertura la foto della dottoressa Cécile Kyenge, cittadina italiana e Ministra per l’Integrazione con delega alle politiche giovanili della Repubblica Italiana. Qui sotto gli innominabili)

 

leghisti

 

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40 Commenti

  1. Il problema originario è l’immensa e tragica confusione intorno al concetto di democrazia, la si intende come libertà di espressione incondizionata, facendone una caricatura laddove non è la sistematizzazione del caos. O la democrazia è in-formata o non è. Senza voler cantare il de profundis della democrazia che forse non è mai nata, Canfora docet, è mia ferma opinione che quella minoranza andava schiacciata da subito.

    • Questo deficit etico-conoscitivo che è il razzismo radica ovunque nell’essere umano e in modo solido. Così come è radicato in Italia, e nella forma più volgare e rozza, lo è in altri paesi, come la Francia. Fino ad ora, però, la maggiore civiltà della classe politica francese cosa ha fatto? Ha impedito al Fronte nazionale, razzista e con simpatie nazi, di gorvernare a livello nazionale. E la percentuale dell’elettorato FN è stato sempre maggiore di quello della Lega. Si è fissato spesso intorno al 17%. In un democrazia minimamente sana non c’è bisogno di “schiacciare” una minoranza fascista. La si isola: politicamente e mediaticamente. Nulla di fantascientifico. Rendiamo grazie a Berlusconi che ciò non è stato fatto. Rendiamo grazie a chi ha lasciato libertà d’azione a Berlusconi, se oggi dobbiamo fare la raccolta di firme in rete per far dimisionnare un pericoloso idiota che dice di un ministro dalla pelle nera che è un orango. Dalle scuole elementari, frasi del genere sono sanzionate.

      • Sì, hai perfettamente ragione quando scrivi che una minoranza fascista va isolata e che il mio termine “schiacciare” è eccessivo, se non controproducente. Si pone il problema dell’isolamento in una comunità mediatica che vive di auditel che si alza quando le galline urlano più forte, si pone il problema dell’isolamento quando il modello vincente è quello di chi “gliene ha dette quattro”. Desidero media dove si osservano le regole minime del rispetto e al primo sgarro si chiude il microfono e l’ospite viene invitato ad uscire. Desidero un Parlamento che schernisca gente come Calderoli e abbandoni l’aula ogni volta che parla. Desidero scuole dove al primo cenno di bullismo i genitori del soggetto insieme al soggetto vengono “invitati” a scusarsi pubblicamente. Desidero un paese che non mi faccia venire in mente la necessità di estirpare questi tumori quando sono ormai diventati troppo grandi per essere isolati.

  2. Toh? Finalmente delle parole veraci, sfrontate anche, coraggiose. Una presa di posizione degna, italiana, condivisibile. Basta asservimenti, riprendiamoci l’opinione pubblica. Grazie Gianni.

  3. caro gianni,
    tante volte la reazione spontanea di fronte al razzismo leghista si è tradotta in un rovesciamento simmetrico: i subumani, gli incivili, il pericolo siete voi! Andatevene via voi! Oggi questa reazione che esprime tutto il nostro schifo rimane però null’altro che una boutade. Una boutade non gratuita, significativa, ma purtroppo ancora una volta un gesto satirico. Bene che sia così. Ma non difenderemo eternamente il paese attraverso la satira.
    Se la nostra constituzione valesse ancora qualcosa, il governo e il presidente della Repubblica dovrebbero costringere Calderoli alle dimissioni. Senza alcuna esitazione. Se le leggi dello Stato valessero qualcosa, Calderoli dovrebbe essere denunciato per istigazione all’odio razziale. Se a livello istituzionale non avverrà nulla di decisivo, abbiamo un’ennesima conferma: la minoranza leghista-andranghetista e il suo noto alleato gangster tengono in ostaggio lo Stato. E questo con l’appoggio di una larga fetta di cittadini consenzienti.Che cosa potrà rompere questo equilibrio?
    In rete si stanno raccogliendo le firme dei cittadini per ottenere le dimissioni di Calderoli.Basterà il clic in rete? Leggo che la Lega è pronta a scendere in piazza per difendere Calderoli. Chi è pronto a scendere in piazza per difendere il nostro ministro dell’immigrazione?
    In questa situazione politica disastrosa, l’unico elemento esplosivo, imprevedibile, è dato dalla presenza di Cecile Kyenge al governo. Non c’è nulla di allegro in tutto ciò. Questa presenza funge se non altro da rivelatore palese del degrado non solo dei valori di onestà e rispetto delle leggi del nostro paese – cosa fin troppo risaputa -,ma dell’incompatibilità della politica parlamentare con i valori più elementari della democrazia. Quei valori che almeno dal 1945 in poi sono stati ufficialmente abbracciati da tutte le istituzioni politiche dei paesi europei come l’abc della vita politica.
    In Europa credo che la Lega sia stato il primo partito razzista a governare. Oggi in Europa non è più il solo. E nella fase attuale, intorno al razzismo si gioca una partita enorme per il futuro del continente. L’uscita dalla stretta liberista delle politica europea si potrebbe fare non a sinistra, ma all’estrema destra, con tanto di neonazisti al seguito.

    • Andrea,
      condivido ogni tua parola, e perciò comprendo poco la puntualizzazione. Sa di involontario benaltrismo. Questo è un pezzo che si gioca, retoricamente, sulla modalità della satira. Non ho mai creduto che “una risata li seppellirà”, sono certo che una risata, e mai come oggi, non basti. Però mica mi metto a criticare per questo le vignette di Altan sull’Espresso, dicendogli che la satira non basta. Sarebbe trombonesco, no? “E” questo “e” quello, non solo “o” questo “o” quello. Avevo un peso sullo stomaco e l’ho buttato fuori così, appunto di pancia. Non basta, ovvio. Ma almeno l’ho sputato fuori. Aiuta, fidati. E’ un buon inizio.

      • caro gianni,
        la riflessione che ho fatto sul tuo pezzo (satirico), potrei farla, con alcuni aggiustamenti, per il mio pezzo “La frase nazi” di appena una mese fa. Magari possiamo cominciare a scommettere che fra un mese ci sarà un’altra occasione per reagire in rete su di un altro attacco razzista.
        Ben venga la tua reazione, come ben vengano le reazioni su FB, la petizione in rete, ecc. Se tutto passesse sotto silenzio sarebbe MOLTO peggio. Dopodiché, come tu stesso dici, è un buon inizio. E io ho colto l’occasione per fare un passo ulteriore. Non mi sembra difficile capire su cosa ho voluto riflettere. Cosa riusciamo a fare dopo l’analisi (La frase nazi) e la boutade (Fuori dal mio paese!)? Dopo la raccolta firme in rete? Dopo il gruppo simpatizzante su FB? Dopo lo sfogo, comunque necessario? Questa non è una domanda retorica, altrimenti saprei darti una risposta che non ho. Né è una lezioncina in cattedra, dal momento che siamo alla pari. Io mi indigno quanto ti indigno tu. Anzi, facciamo un conto. Da quanti anni esiste “Razzismi quotidiani” su NI?
        Dove vuoi che lo facciamo un discorso simile se non sotto il tuo pezzo?

  4. Grande Gianni Biondillo!
    Ma voi al Nord come fate a sopportare questi leghisti (o anche altri, tanto sono tutti uguali). A calderoli che inveisce contro la ministra vanno ricordati i diamanti della Tanzania e a salvini i napoletani inviino vagonate di bagnischiuma. No, e basta! pwerché questi dicono sempre che scherzavano ma intanto stanno sempre lì, a spese nostre! Roma ladrona, allora lasciate la poltrona, imbecilli!!!!Io non li sopporto più! Basta!!!

    • cara mariateresa,
      noi (al Nord) questi leghisti li dobbiamo sopportare al governo, perché ci sono andati anche grazie ai voti che Berlusconi prende (al Sud). I leghisti non sono più da tempo una ripugnante bizzaria folcloristica del nord italia, sono un problema di tutti gli italiani.

      • Caro Andrea
        io sono al Sud e certo non ho votato berlusconi, non mi sognerei mai, la padania non esiste eppure sulle buste del latte della Coop c’è scritto Padania soc…..Poi purtroppo è vero, anche a Bari ultimamente il berlusca ha fatto una grande adunata, come c’è chi rimpiange miss Italia. Che dire? io sono sconvolta!!!

  5. forse non tutti sanno che lo Statuto della “Lega Nord per l’indipendenza della Padania“, questo è il suo nome ufficiale, suona ufficialmente così (molte fonti in rete):
    Il Movimento politico confederale denominato “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (in seguito indicato come Movimento oppure Lega Nord o Lega Nord – Padania), costituito da Associazioni Politiche, ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.“.
    Io francamente non capisco come un partito con questa dichiarata finalità possa essere tollerato in una nazione.

  6. Ecco la dichiarazione di una senatrice grillina che trova normale il paragone con l’orango divagando sulle somiglianze tra esseri umani ed animali.
    Sul fatto c’è l’articolo che riporta per intero le parole di questa deficiente . Poi ovviamente la solita smentita.
    maria

    “Ma cos’ha detto di così negativo? Io proprio non lo capisco”. Per la senatrice del Movimento 5 Stelle Serenella Fucksia le polemiche sorte intorno a Roberto Calderoli, che ha paragonato il ministro per l’integrazione Cécile Kyenge a “un orango”, “sono solo strumentalizzazioni”. In un’intervista al Secolo XIX la parlamentare si schiera a fianco del vice-presidente del Senato contro il quale “ci sono pregiudizi diffusi” e parla di un caso di “razzismo al contrario”. Quindi secondo Fucksia il ministro assomiglia a un orango? “Ci potrebbe stare”, dice

  7. perchè “rendere grazie” a berlusconi? in fondo non ha fatto altro che il suo lurido “mestiere”: ha assoldato e pagato questa merda, così come aveva sdoganato la fogna fascista, per farne lo zoccolo duro del suo potere eversivo e anti-istituzionale

    perché, invece, non chiedere conto alla sinistrina frou-frou, ai suoi dirigenti, ai suoi apparati e ai suoi impotenti intellettualini di riferimento? prima ha rubricato la svastica verde alla voce “folklore locale”, poi ne ha parlato come di una “costola del movimento operaio” (!), poi l’ha conteggiata indecorosamente per coinvolgerla nel suo progetto neo-restaurativo post-bs

    se vai al governo con la peggiore accozzaglia clerico-mafio-fascista degli ultimi trent’anni, perché poi ti duoli se ti ritrovi tra le palle delle autentiche metastasi come i succitati “innominabili” e latrine affini?

    p.s.

    vi do appuntamento ad analogo post che sarà sicuramente fatto quando il m5s si toglierà definitivamente la maschera
    voglio vedere cosa scriveranno nei commenti coloro che volevano studiarlo “da vicino”, “capire senza prevenzioni” – tutti degni eredi ed emuli del baffino nostro che si contava le costole qualche anno fa… mentre qualcuno, incurante delle tabelline, lo infilava nel culo, per sempre, a un’intera nazione (figli e nipoti a venire compresi)

  8. leggo solo adesso il commento di Maria a proposito di quella cessa del m5s – della serie: c.v.d.

    p.s.

    nel secondo cap. del mio commento:
    “poi l’ha conteggiata” = poi l’ha corteggiata

  9. PER ME, ANCHE QUESTA È UNA FRASE RAZZISTA, MA PASSA SU N. I.

    “È un po’ come quando Derrida parlava di decostruzione. E poi gli storici della filosofia, per questo suo atteggiamento analitico – critico terroristico (da buon algerino!), hanno shiftato il termine da “decostruzione” a “decostruzionismo”. (Sonia Caporossi)

    “Qui non si “spiega” proprio niente, non solo perché “la filosofia lascia tutto com’è” (Wittgenstein), non solo perché “spiegare” vorrebbe significare una pretesa di punto di vista giudicante, dall’alto (un po’ come quella che ostentano spesso coloro che parlano di sé al plurale come il Papa, insomma) sinceramente estranea al filosofo a cui è intestato il brano e alle intenzioni di chi scrive, ma anche e soprattutto perché si tratta di un monologo letterario che in quanto tale non pretende verità di scienza né certezze. Inoltre vorrei specificare che amo molto Derrida…” (Sonia Caporossi)

    Quanto all’aggettivo “algerino”, l’immagine fa riferimento a una certa politica del governo algerino che in un determinato momento della sua “lotta” all’integralismo terroristico, sovente creava esso stesso delle situazioni estreme per poter legittimare lo stato di guerra permanente contro la popolazione. In sostanza, è una sottil metafora del fatto che tu, dalla tua posizione più o meno inserita (non so quanto) nel sistema dell’accademia, compari, per esempio sotto un articolo di Sonia Caporossi, a sparare a zero in nome del nulla, senza che nessuno ti abbia evocato o provocato. (Daniele Ventre)

  10. Sembra proprio difficile pensare ad una dinamica limpidamente democratica in Italia, alla luce di ciò che è successo dal 1945, con al potere un partito unico, o suddiviso in pentapartitiche diramazioni, che pretendeva con il miraggio neocapitalistico di frenare ogni velleità di rovesciamento dello stato di aaservimento delle masse, suddividendo il controllo territoriale e sociale tra lobbies e aggregati di potere più o meno conosciuti e riconoscibili, da cui, negli anni Ottanta è fiorito (!) il Cavaliere. Berlusconi non ha fatto che perpetuare la situazione fino alla sua naturale marcescenza, vista l’impossibilità di sostenere una pensione mascherata da lavoro statale per troppi clienti del patrizionato politico, e vista l’inappropriatezza delle politiche economiche e sociali dello Stato italiano. I media hanno per molto tempo coperto i padroni più o meno occulti, tentando di continuare l’opera di orientamento dell’opinione, ma la rete ha sconvolto i loro piani e, tanti anni dopo, è nato un movimento che, ammetto, all’inizio ho bazzicato anch’io e che posso affermare con certezza raduna buona parte della destra cieca e che aveva avuto rapporti torbidi con Berlusconi. Dall’altra, l’esasperazione di alcuni ha sostenuto il fascismo e razzismo più bieco coagulatosi intorno a qualche faccia presentabile da spendere in governi di “centrodestra”, ben presto rivelatisi squadristelli di bassa lega.
    Sì, come alcuni hanno detto, è colpa di chi ha continuato a sostenere tutto questo teatro senza bruciarne le fondamenta, senza sradicare questi tumori quando si era in tempo. E’ giusto, ma ora, cosa possiamo fare concretamente per allontanare questi personaggi? Basta, come dice Andrea, applicare la legge alla lettera?

  11. Un po’ prevedibile il finale, ma ben detto. Credo di condividere il sentimento con cui è stato scritto.
    Condivido anche l’ironia del grazie a chi, come Berlusconi, ha contribuito a legittimare politicamente i liquami verbali in cui sguazzano i signori ritratti in fondo al post. Tra i corresponsabili vedo anche certi uomini di televisione anti-berlusconiana che, per pio amor di dialogo forse o per calcoli d’audience, ci hanno presentato i suddetti o chi per loro come degli interlocutori politici e non come dei deliranti signori finiti all’onore della cronaca televisiva per uno scherzo della democrazia. Mi viene in mente, per esempio, Gad Lerner, dialogatore d’eccellenza.

  12. aspettiamo ad autoassegnarci l’Oscar dell’inciviltà. Nella sua recente autobiografia, Ibrahimovic ci racconta il bel ghetto in cui è cresciuto a Stoccolma, dove prima di affermarsi come calciatore non ha mai frequentavo svedesi, né uomini né donne, per non dire che era impensabile frequentarli. Un ghetto visitabile online, su youtube.

    Tutti disumani, razzisti, incivili, untermensch anche gli svedesi? Pidocchi da espellere? Oh well. Non state applicando lo stesso metodo che aborrite ai “leghisti”?

    Se esponenti della Lega governano istituzioni e regioni non lo fanno per autoproclamazione, ma per quel meccanismo che chiamiamo democrazia. E che ormai si rivela ogni giorno per quello che è: una buffonata. Ma i leghisti non si sono inventati niente. Manco gli epiteti razzisti: “Psiconano” che era? Eppure, tutti giù a ridere.

  13. p.s. concordo con il commentatore “ar” su quel simpatico “algerino” affibbiato ad capocchiam nel testo citato. Certo, poi magari in nota sarà stato specificato il contesto e compagnia bella, ma insomma….

    • sì, era proprio “simpatico” quell'”algerino”, ma quale contesto e quali note: il cattivo gusto trionfa ovunque… ma dall’interno si fa finta di non vedere…

  14. diait: dici bene citando l’autobiografia di Ibra (posso solo correggere che è cresciuto in un quartiere-ghetto non di Stoccolma ma di Malmö, la città svedese a più alta percentuale di immigrati)- aggiungo che in Svezia hanno n-volte più epiteti di noi per definire i non-svedesi (i più comuni: blatta e testanera, che sono anhche i più ‘gentili’). Per un Paese dove virtualmente non si bestemmia e si impreca con scarsissima fantasia, è abbastanza indicativo di un diffuso ‘disagio’…

  15. mamma mia Gianni, che paura, mentre ti leggevo credevo di impazzire. Per fortuna sono arrivato in fondo

  16. grazie chicca, era Malmo. In realtà ho solo tradotto una recensione del libro di Ibra. Che però vorrei leggere perché dopo “Open” sto a rota di (auto)biografie di sportivi.

  17. Segnali positivi, cito da “Repubblica”:

    “Intanto arriva una condanna per Dolores Valandro, la consigliera leghista di Padova che a sua volta offese il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge (…). Oggi è stata condannata per direttissima a 13 mesi e l’obbligo di risarcimento di 13mila euro. La consigliera, espulsa poi dalla Lega e denunciata per istigazione ad atti sessuali compiuti per motivi razziali, oggi era apparsa in lacrime e pentita davanti al giudice, dicendo che non era sua intenzione insultare nessuno, nè tantomeno la Kyenge.”

    Credo che sia molto importante questa condanna, e spero stesso destino tocchi a Calderoli. Certo la legge non basta a fare la civiltà, e la legge è spesso al servizio dei forti, ecc. ecc. ma questo tipo di argomento è l’unico che i leghisti potrebbero capire: rischio di galera, pene pecuniarie. La civiltà si misura anche sull’applicazione della legge.

  18. Lasciando stare Alfredo Riponi e le sue sciocchezze (forse dovremmo ricordarci dell’uso improprio dell’aggettivo “partenopeo”)…

    Ritengo che l’auspicio di una pronta e rapida espulsione dei leghisti dall’orizzonte nazionale sia il primo passo verso l’uscita dal tunnel del default intellettuale in cui la nazione si trova.

    Peraltro, una certa mentalità di pulizia sociale non è solo appannaggio dei leghisti:

    http://www.giornalettismo.com/archives/1037489/la-rissa-a-venezia-tra-il-pittore-di-strada-e-i-vigili-urbani/

    Un po’ dovunque in Italia, nelle calli di Venezia (o nel contesto della traduzione di poeti francesi), c’è questa tendenza a indentificare l’abusivo, a stigmatizzare uno che a nostro esclusivo modo di vedere non dovrebbe essere lì, e a volerlo scacciare con violenza.

    Questo sottile fascismo, travestito talvolta da bon ton intellettuale, altre volte da applicazione (sempre unidirezionale) dei regolamenti, andrebbe radiato dall’orizzonte politico, culturale ed esistenziale di questa nazione che ormai è diventata un irriconoscibile pollaio di idiozie autorizzate a norma di legge o d’accademia.

    • Lo sciocchezzaio che mescola capra e cavoli. Così il buon Daniele si sente un abusivo (della letteratura), paragonandosi ad un artista di strada. Lo si vede più pronto a lezioni autorizzate e radiazioni, da buon conoscitore dei regolamenti scolastici. Sì, perché occorre andare fino in fondo con la lezione di storia, piuttosto che dire: “scusate, era una frase infelice”. Che sappia almeno che Jacques Rancière è un altro “algerino”: “ciò che riunisce degli uomini, ciò che li unisce, è il non-essere gregari”. Sovversione gerarchica da maestro ignorante. Forse è questo che allarma il nostro fascismo quotidiano.

      • 1) Sembra che AR sia ossessionato dalla mia sola esistenza al punto da inserire un rimando più o meno infelice in una discussione dove queste acrimonie personali, abbastanza infantili e forse meritevoli di attenzione medica, non pare debbano aver luogo;

        2) se AR avesse letto un po’ meglio, avrebbe notato che il sottoscritto non afferma di sentirsi abusivo della letteratura; afferma che qualcun altro lo percepisce abusivamente come tale;

        3) ciò detto, credo che d’ora in poi sarà meglio ignorare ogni contributo di AR che contenga: a) espressioni di acrimonia personale condensate in sciocchezze; b) la pessima tendenza di AR a usare l’immagine o gli scritti di un qualsiasi interlocutore oggetto della sua acrimonia, o il suo mestiere, come implicita stigmatizzazione di indegnità.

        • Ormai siamo ai diktat… come ci si sente forti quando si è dal lato del potere… di decidere chi dice idiozie, chi commette sciocchezze… mai sfiorato dal dubbio… di usare la ripicca del fanciullo… perché non sopporta la critica… anche quella più innocente… non sopporta l’humour… ma solo uniformi cieli grigi…

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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