You(tu)Box: Serge Gainsbourg
Le poinçonneur des Lilas
di
Serge Gainsbourg
trad. Francesco Forlani
J’suis l’poinçonneur des Lilas
Le gars qu’on croise et qu’on n’ regarde pas
Y a pas d’soleil sous la terre
Drôle de croisière
Pour tuer l’ennui j’ai dans ma veste
Les extraits du Reader Digest
Et dans c’bouquin y a écrit
Que des gars s’la coulent douce à Miami
Pendant c’temps que je fais l’zouave
Au fond d’la cave
Paraît qu’y a pas d’sot métier
Moi j’fais des trous dans des billets
Sono il bigliettaio di Lilas
quello che vedi ma non guardi mai
e non c’è sole sotto terra
Strana crociera
Per fare in fretta e che finisca
Ho un Reader Digest nella tasca
Leggo quel che è scritto con le dita
Di gente che a Miami fa la vita
Io faccio lo schiavo sulla linea
Sotto in cantina
non ci son mestier da inetti
Io faccio buchi sui biglietti
J’fais des trous, des p’tits trous, encor des p’tits trous
Des p’tits trous, des p’tits trous, toujours des p’tits trous
Des trous d’seconde classe
Des trous d’première classe
J’fais des trous, des p’tits trous, encor des p’tits trous
Des p’tits trous, des p’tits trous, toujours des p’tits trous
Des petits trous, des petits trous,
Des petits trous, des petits trous
Faccio buchi, mini buchi, sempre solo buchi
Mini buchi, solo buchi, solo sempre buchi
Buchi in prima classe, di seconda classe
Faccio buchi, solo buchi, sempre solo buchi
Mini buchi, tanti buchi, sempre solo buchi
Tutti buchi, tanti buchi, sempre buchi, solo buchi.
J’suis l’poinçonneur des Lilas
Pour Invalides changer à Opéra
Je vis au cœur d’la planète
J’ai dans la tête
Un carnaval de confettis
J’en amène jusque dans mon lit
Et sous mon ciel de faïence
Je n’vois briller que les correspondances
Parfois je rêve je divague
Je vois des vagues
Et dans la brume au bout du quai
J’vois un bateau qui vient m’chercher
Pour m’sortir de ce trou où je fais des trous
Des p’tits trous, des p’tits trous, toujours des p’tits trous
Mais l’bateau se taille
Et j’vois qu’je déraille
Et je reste dans mon trou à faire des p’tits trous
Des p’tits trous, des p’tits trous, toujours des p’tits trous
Sono il bigliettaio di Lilas
Per Invalides cambiate ad Opéra
Vivo nel cuore della festa
Ho nella testa
Coriandoli come un biglietto
Di carnevale fin dentro al letto
Sotto questo cielo di piastrelle
Le luci dei convogli sono stelle
Allora sogno e quello è il solo svago
Sono ondivago
e nella nebbia alla banchina
una nave si avvicina
Per portarmi via dal buco dove faccio buchi
tanti buchi, solo buchi, sempre solo buchi
quella prende il largo,
la testa è uno svacco
così resto nel mio buco a fare un altro buco
solo buchi, tanti buchi, sempre solo buchi
J’suis l’poinçonneur des Lilas
Arts-et-Métiers direct par Levallois
J’en ai marre j’en ai ma claque
De ce cloaque
Je voudrais jouer la fill” de l’air
Laisser ma casquette au vestiaire
Un jour viendra j’en suis sûr
Où j’pourrais m’évader dans la nature
J’partirai sur la grand’route
Et coûte que coûte
Et si pour moi il n’est plus temps
Je partirai les pieds devant
Sono il bigliettaio di Lilas
Arts et Metiers fino a Levallois
Non ne posso più e non mi vergogno
Da questa fogna
Di andare via troverò il modo,
E appenderò il cappello al chiodo
Verrà poi quel giorno sono certo
Che me ne andrò per strada all’aria aperta
Nella natura inizierò il mio viaggio
Pago il pedaggio
Ma se il mio sogno non lo vale
evaderò all’orizzontale
J’fais des trous, des p’tits trous, encor des p’tits trous
Des p’tits trous, des p’tits trous, toujours des p’tits trous
Y a d’quoi d’venir dingue
De quoi prendre un flingue
S’faire un trou, un p’tit trou, un dernier p’tit trou
Un p’tit trou, un p’tit trou, un dernier p’tit trou
Et on m’mettra dans un grand trou
Où j’n’entendrai plus parler d’trou plus jamais d’trou
De petits trous de petits trous de petits trous
De petits trous de petits trous de petits trous
Faccio buchi, mini buchi, sempre solo buchi
Mini buchi, solo buchi, solo sempre buchi
c’è da andare fuori ,meglio farsi fuori
solo un buco, un altro buco, un ultimo buco
mi metteranno in un gran buco, senza buchi, niente buchi,
mai più buchi, niente buchi, basta buchi, mai più.
Nota del traduttore
Pur restando abbastanza fedele al testo, ho comunque preferito privilegiare l’elemento metrico e le rime, di modo che la canzone la si potesse cantare anche in italiano. In verità, esiste anche un’altra versione in italiano, curata e cantata da Giangilberto Monti che spero di ascoltare quanto prima. Ogni suggerimento da parte vostra, per migliorare la versione, è più che ben accetto e ringrazio a proposito Renato che lo sta già facendo. Il video che chiude il post registra un episodio che accadde durante un’intervista di Serge Gainsbourg ad un programma in prima serata della televisione francese e che fece scandalo nel paese.
effeffe
I commenti a questo post sono chiusi
Bellissima, e in più siamo nati lo stesso giorno!!
Scandaloso davvero! Fossero stati, che so, civili iraqeni retinenti alla democrazia, oppure piccoli palestinesi bombaroli… Ma non si può bruciare DENARO a quel modo! Ai giovani che valori trasmettiamo? Non è vero, signor Presidente del Consiglio?
Mai vista una cosa così: una tale follia, lucida follia divina.
Scommetto che quando canta da solo è perfetto: non deve fingere quell’infinitesimo di codialità che è necessaria davanti a un pubico.
Per guadagnarsi il pane.
Effeffe non ha idea di quale regalo mi abbia fatto: io non lo conoscevo.
GGGGGGGGGRRRRRRRRAAAAAAAAZZZZZZZZIIIIIIIIEEEEEEE!!!!!!!
Gainsbourg era immenso. Complimenti a ff per questa bella traduzione. “Un poinçonneur des lilas, ça veut dire quoi?” (cit.)
merci (grazie)
à tous les deux
entrambi
both
bot bot T
effeffe
Ho nella testa
Un carnevale di pezzetti
Di carta che mi porto a letto
grande, grazie effeffe.
a.
Davvero la traduzione è ottima. Si potrebbe proporre:
(strofa 2) — E sotto questo cielo di piastrelle / Le luci dei convogli sono stelle / Allora è tutto un divagare / Sono sul mare / E nella nebbia una banchina / Una nave si avvicina / Per portarmi via dal buco dove faccio buchi
(strofa 3) — Solo se mi sarò arreso / Uscirò lungo disteso
caro Renato
e sotto questo cielo di piastrelle/ le luci dei convogli sono stelle
c’est parfait (e la inserisco così)
Allora sogno e quello è il solo svago
Sono ondivago (nel cantato la farei ondì vago)
e nella nebbia una banchina /con una nave si avvicina /
Per portarmi via dal buco dove faccio buchi (la metto nel refrain)
la strofa tre la lascerei così. E’ un espressione quella di chi ha fatto la prigione
e in italiano l’ho sentita proprio detta così
(ah la la, les jolies frequentations…)
effeffe
ps
non mi convince invece
la parte sui lavori
all’inizio la volevo tradurre
dicon che non ci son stronzi mestieri
io faccio i buchi ai passeggeri..
Sul lessico da penitenziario in effetti sono poco preparato
Forse quel passaggio in strofa 1 potrebbe diventare “Se c’è un mestiere per inetti / È fare buchi sui biglietti”
Complimenti anche da me.
non ci son mestier da inetti
che traduce bene il francese
non ci sono mestieri idioti (à la lettre)
e comunque
grande René|
effeffe
ps
hai provato a cantarla? funziona sai…
Sì la canticchiabilità è un criterio essenziale
Anche se credo che la tua versione sia superiore, confesso di essere attratto dal possibile incipit “Qui il punzonatore di Lilas / Mi vedi e non mi guardi ma / Non c’è luce sottoterra” (soprattutto i versi 2 e 3, ça va de soi)
sull’incipit avevo tentato
sono il punzonatore di Lila, e facendo una ricerca su Internet dei mestieri ormai scomparsi ho visto che il mestiere di punzonatore era più legato al settore delle lamiere, del ferro ecc.
in realtà adesso che ci penso la traduzione più giusta è il bigliettaio. Mi è venuto or ora (miracolo!) ben nitido il ricordo del tipo seduto nel culo dell’autobus, che vendeva e punzonava i biglietti. Ed era il bigliettaio. Controllore non mi piace perché è una funzione più legata a nostri giorni.
quindi l’attacco è
io sono il bigliettaio diLilas
quello che vedi ma non guardi mai
(versione leggermente diversa dalla tua ma sicuramente migliore della prima versione mia)
ciao Nadia
effeffe
Ancora una piccola cosa (poi basta, stiamo diventando stucchevoli): forse “Non ne posso più e non mi vergogno” suona meglio
ne ho fin qui, ho la mia dose
da quella cosa
direi a questo punto
j’en ai marre è diverso da je n’en peux plus
in napoletano sarebbe
me sò rutt ‘o cazz
che ne dici?
effeffe
“fogna” lo terrei, è buono
ok
bonne nuit
effeffe
caro Renato
credo proprio che vergogna fogna vada tenuto
quindi proviamo con la tua
poi domani si vedrà
ho anche cambiato la strofa finale
i penultimi versi
effeffe
Grazie Grand’ effeffe!
Serge Gainsbourg.
La tua traduzione è la mia preferita.
Che direi di fare una traduzione in napoletano?
Bona jurnata
[bellissima]
il gesto di punzonare il biglietto con apposita pinza credo sia definito dal verbo obliterare parola di fascino assoluto, in una etimologia fantastica, un oblio iterato ad libitum
l’obliteratore parrebbe un personaggio di tragedia metafisica
un supero divo spirto che pinza via dai destini ogni volta un petit morceaux e dei destini ogni viaggio non è che un piccolo coriandolo
quel minuscolo coriandolo che si stacca dopo l’obliterazone, finendo sul pavimento del vagone di dubbio linoleum ed impolverato da tutte le suole dei viaggiatori e dalle briciole e faldelli delle desquamazioni invisibili delle loro pelli
quel coriandolo unito agli altri minuscoli di tutti i viaggi e a quelli che riempiono il serbatoio sottostante alla curiosa antiquata macchinetta di metallo smaltata di nero (o verde, o azzurro anche) per far equidistanti buchi ai fogli, sarebbero tutti insieme, se cadessero dal cielo, una imprevedibile breve neve di carta superflua a cose utili
,\\’
orsù
il tuo racconto metafisico mi sovrasta
come se avessi appena letto Borges o Cortazar (che non è lo stesso)
o forse visto le tavole di Alberto Breccia o José Munoz
le tue parole mi hanno punzo
effeffe
Verò
farò
effo
1)Ora ho la canzone nelle testa!
Quando ero bambina e che nella radio mi veniva le parole di “Le poinçonneur des Lilas”, interpretavo alla manera di una bambina. Non conoscevo Parigi e il metro era una cosa sconosciuta. Vivevo in un giardino nelle terra del Languedoc, e avevo un magnifico lilla con fiori malva, lo vedo ancora oggi nella memoria. Dunque quando ascoltavo vagamente le parole, immaginevo le poinçonneur come un giardiniere speciale dedicato a tagliare i rami e i fiori, vedevo confettis di petali, e il buco per me era il buco nelle terra. Sentivo che il termine della canzone parleva di morte.
Racconto questo aneddoto, perché è un esempio che la canzone ascoltata puo essere capita di manera allontana dal senso che ha dato il compositore.
2) Il senso di mestiere sot è: assurdo. Mi fa pensare ( nell’ idea magnifica di Orsola) a Sysiphe: fare un gesto sempre da ricominciare nel metro Tartare.
3) Il gesto di Sergio Gainsbourg era una manera di dire che il denaro è della “merda”. Gesto di provocazione e capisco che questo ha scioccato.
Devo rimettere il gesto nel contesto.
Una canzone anche ha molto scioccato: lemon inceste: deve essere interpretata come un gioco, una manera di affrontare l’ipocrisia.
Sergio G è un cantante che ammiro per la poesia, la provocazione, la sensibilità.
Grazie ancora a effeffe
Ti ringrazio di aver affrontato questo lavoraccio che volevo fare da tempo. E gratis, poi. Un solo dubbio non ho ancora sciolto: il Lilas. E’ “il quartiere dei lillà” di clairiana memoria oppure è un modo di indicare i biglietti, magari per il loro colore. Un giorno ti racconterò delle mie bevute insieme al Sergione…
http://it.youtube.com/watch?v=7VKhy2wCQwc
…:-)
@h capitano mio capitano
Lilas credo sia quasi certamente la fermata anzi il capolinea porte de Lilas
il colore dei biglietti nei miei diciotto anni parigini è cambiato per ben tre volte e lillà credo siano quelli attuali. Dunque Lilas ( René)
effeffe
Perché non vogliamo dirlo cos’è Lilas?
OFELIA
Quest’Ofelia stagnante lungo il fiume
vestita di lemne ora verdi ora rosse
eternamente rosicchiata
dal topo bianco d’acqua della luna
battila con la mano del tuo remo
o passatore
che bevi e fumi nebbia
pallida Ofelia
sposa dei fulmini che cadono nell’acqua
calamita di pesci e di stelle
limatura di chiarore
battila col tuo remo o passatore
illividisci la neve e il convento
deprava i gigli fa
che di quel corpo di pane inzuppato
non resti che la treccia tremula sul fiume
della fuga del topo d’acqua della luna
che cerca rifugio tra i giunchi
malati d’umidità e di vento.
CORRADO GOVONI.
bello Giovanni!
Confirmo: il biglietto di metro è Lilas, ma il colore è malva sbiadito.
In un tempo era verde.
in molti sensi fantastica l’etimologia orsolesca dell’obliterare, anche se ella, meglio assai del celebre Isidoro di Siviglia, che inventava etimologie deliranti, non casualmente indica qualcosa — non naturalmente l’ad libitum, che è davvero un volo solitario e rocambolesco — che ha realmente a che fare con un’etimologia accettata, nel senso che l’oblio, connesso al verbo latino obliviscor è probabilmente connesso col latino oblitterare, che vale ‘cancellare’ : sono infatti entrambi probabili figli del verbo lino-is livi, litum, linĕre, che vale ‘spalmare’, tipicamente ‘ungere’, e quindi cancellare un po’ quel che c’è sotto. Sentite che bello Orazio che dice “carmina linenda cedro”, nel senso poesie degne di essere unte di olio di cedro (per conservarle meglio). Wow.