Gentilissimo Vittorio Sgarbi

big.gif
di Gianni Biondillo

Gentilissimo Vittorio Sgarbi,
le parlo non come scrittore ma come cittadino, come un milanese che scrive all’assessore alla Cultura della sua città. Quello che siamo, in fondo.
Certe volte avere ragione, certe volte poter dire “lo sapevo, ve l’avevo detto io”, certe volte fregiarsi di una lungimiranza da Cassandra di quart’ordine è cosa davvero poco piacevole. Avrei preferito avere torto. Avrei preferito essere smentito.
Circa un mese fa, in concomitanza di una manifestazione culturale patrocinata dal Comune di Milano, Officina Italia, ho posto delle domande, antipatiche forse, ma davvero accorate. Non hanno ricevuto risposta. Quello che è stato Officina Italia, l’ho detto e non ho problemi a ripeterlo, è stata una iniziativa culturale davvero importante in un panorama culturale, quale quello meneghino, sempre più desolato. Avevo fiducia in chi l’organizzava, la stima e l’amicizia che mi lega ad Alessandro Bertante e Antonio Scurati erano per me una garanzia. E proprio a loro per primi, in privato e in pubblico, sui giornali, in radio, ho esposto alcuni dubbi. Dubbi di chi crede nella positività di ogni progetto, nella virtuosa circolazione delle opinioni, anche se stonate dal coro plaudente. Trovavo, ad esempio, improprio, incomprensibile, l’elenco degli autori invitati: così difformi, così dissonanti da non trovarci un vero filo rosso che li tenesse assieme. Che c’entrano Saviano con Baricco, Fois con Piperno, Maggiani con Buttafuoco? Che c’azzeccano? Il parterre de roi messo sul piatto della comunicazione massmediale era da far tremare le vene ai polsi: di primo acchito sembrava fosse lo sfoggio di star della scrittura (ben inteso: scrittori, alcuni, di enorme qualità, umana e artistica) l’unico criterio di selezione. Mi è stato risposto, nello specifico da Scurati, con schiettezza, che la loro era una strategia che cercava di coinvolgere il mondo della cultura nazionale, radicando nel territorio la manifestazione e permettendo, perciò, maggiore autonomia di ricerca negli anni a venire. Ci ho creduto. I tre giorni di Officina Italia hanno dato ragione agli organizzatori. La manifestazione è stata bella, ricca, importante. Il pubblico, non solo quello degli addetti ai lavori, ha risposto con entusiasmo.
Ma, avrà capito caro assessore, io sono uno di quelli che i dubbi sulla pioggia a venire se li pone sempre, anche durante le belle giornate di sole.
Il dubbio lo espressi nelle pagine meneghine di un quotidiano, proprio in quei giorni. Mi chiedevo: ma tutto ciò, l’arrivo di scrittori di vaglia, il tam tam mediatico, la sede prestigiosa, ci permetteva di ipotizzare Officina Italia come una testa d’ariete che sfondava il muro d’indifferenza verso la scrittura viva e fosse perciò inclusiva, germinativa, vivificatrice di nuove realtà meneghine, oppure, non sicuramente per volontà di Bertante e Scurati, ma a un livello più alto, quello dell’amministrazione comunale, tutto terminava qui, nell’ennesima vetrina autocelebrativa, come una pietra tombale che chiudeva ogni discorso di diffusione capillare della cultura nel territorio? Per dirla con Eliot, not with a bang but a whimper?
Mi chiedevo: e tutte le altre realtà che da anni operano a Milano, troveranno giovamento da tutto ciò o dovranno, Dio ce ne scampi, tirare i remi in barca, avendo l’amministrazione nient’affatto aumentato i fondi per la cultura, coll’aumentare delle iniziative?
Chiedevo, voce nel deserto, d’essere smentito dai fatti. Così non è stato, il silenzio ha imperato per un mese. Poi la notizia del mancato patrocinio al Festival del cinema gay e lesbico è stata la prima delle risposte che non volevo sentire. Ma la mia indignazione, forse perché mi occupo di scrittura, ha raggiunto il parossismo di fronte alla notizia che La Biblioteca in giardino, per gli amici BIG, a tutto giugno, quando la programmazione doveva essere fatta già da mesi, ancora non aveva ricevuto nessun tipo di finanziamento pubblico né nessuna promessa formale o informale al sicuro patrocinio.
Assessore, lei è qui da un anno appena, forse non sa di cosa sto parlando. Potrei chiederle di informarsi presso sua sorella, attenta osservatrice degli eventi culturali milanesi, essa stessa curatrice della prestigiosa Milanesiana. BIG, da otto anni, porta nelle biblioteca rionali, che siano esse del centro o della periferia estrema, musicisti, narratori, poeti, artisti. Alcuni esordienti al loro primo libro, altri di vaglia internazionale, autori inglesi, francesi, americani. A Lambrate, alla Bovisa, a Quarto Oggiaro. Lo so, quella delle periferie è una mia ossessione. Ma qui non si tratta di mera demagogia. La Biblioteca in Giardino è stata, per anni un successo autentico di pubblico, low cost. La risposta degli abitanti dei quartieri è sempre stata colma di entusiasmo. Ricordo una serata di un paio di anni fa, dove io, alle 21.00 di sera, avrei dovuto essere, insieme proprio a Bertante, uno degli ospiti della biblioteca rionale di via Odazio, al Giambellino (sì, quella del Cerrutti Gino, assessore). Piovve per tutto il pomeriggio. Diluviò. Mesti mesti i bibliotecari, riportarono al riparo le sedie fradice. Già prevedevo una debacle storica. Alle 21 e un minuto, d’incanto, la pioggia terminò, come se qualcuno, lassù, avesse finalmente riparato la falla idrica. Un quarto d’ora dopo, di fronte allo stupore quasi infantile dell’organizzatore della serata, la sala si riempì come un uovo, di ragazzi, pensionati, studenti, operai, impiegati, casalinghe, attirati non certo da me ma dall’idea che finalmente si facesse qualcosa di diverso, anzi: qualcosa!, in quel quartiere. Ecco perché trovo scandaloso che la Biblioteca in Giardino non abbia ancora ricevuto quel patrocinio comunale che si è guadagnata, negli anni, sul campo.
Quando ho espresso queste lamentele ad un giornalista del maggiore quotidiano nazionale ho ricevuto una risposta davvero paradgmatica: “ma c’è già Officina Italia, c’è già la Milanesiana. Se uno vuole, prende un tram e viene in centro”. E no, miei cari. Questa è una risposta, oltre che deprimente, classista. Sono stufo di vedere accadere tutto dentro la cerchia dei bastioni. Sono indignato dall’idea che il resto del territorio comunale sia considerato, ancora oggi, nel 2007, un semplice deposito di braccia rubate all’agricoltura, quartieri dormitorio dove nulla di davvero interessante, possa o debba accadere. Sono furibondo al pensiero che la cultura in questa città resti una cosa da esporre come un gioiello di famiglia nei salotti bene, depotenziata, pastorizzata, imbellettata.
Lei, assessore, che non ha avuto problemi a lodare iniziative artistiche estreme, quali quelle del Leoncavallo, apprezzerà chi oggi in quelle periferie sta organizzando, dal basso, incontri pubblici, letture di poesie, concerti nei cortili ultrapopolari. Proprio per questo, proprio perché lo spauracchio della sicurezza è stato sventolato dalla sua amministrazione, lei sa meglio di me che le biblioteche non devono essere abbandonate alla grigia burocrazia, ma possono essere trasformate in presidi, nel territorio, di legalità e di cultura viva, apprezzando e qualificando chi da anni ci lavora con dedizione (e ce n’è davvero di bibliotecari entusiasti, vada a cercarli).
Svuotiamo una volta tanto il nostro centro congestionato di eventi spesso solo autocelebrativi, e proviamo, una volta tanto, ad avere il coraggio di trasferirli sul territorio. Portiamo Officina Italia al Gratosoglio o alla Bovisa, chieda a sua sorella di rinunciare al Dal Verme e portare la Milanesiana a Quarto Oggiaro o a Baggio. Per una volta siano gli abitanti del centro a prendere l’autobus o la metropolitana, muovano i loro preziosi deretani e li portino dove mai sono stati.
Io non ho interesse alcuno a difendere BIG. Non sono fra gli organizzatori, non ho nessun ritorno né d’immagine, né economico. Non è improbabile che questo mio sfogo mi procuri persino, se non dei nemici, quanto meno delle scrollate di capo sarcastiche. Ma quando ho saputo che gli organizzatori degli scorsi anni, di tasca loro, finanzieranno la loro Biblioteca in Giardino, come a rispettare un patto d’onore con chi negli anni (e sono state migliaia e migliaia di persone) li ha seguiti con entusiasmo, ho sentito il dovere di dichiarare la mia solidarietà. Non so se sarò il solo. Non so se altri scrittori, poeti, intellettuali, artisti, lettori, sentiranno il bisogno di solidarizzare, di partecipare attivamente alla riuscita di una iniziativa che organizzata in tempi così ristretti e senza i necessari fondi, può apparire solo come un suicidio annunciato. Ma io amo i folli, assessore, amo i sognatori. E le chiedo, da folle, da sognatore, di attivarsi per quel patrocinio, le chiedo quella solidarietà, attiva, sul campo, che le biblioteche rionali di tutta la città chiedono a chi li amministra. E con loro anche tutta la popolazione che per disgrazia o per fortuna, in centro non vive e non vivrà mai.

Print Friendly, PDF & Email

162 Commenti

  1. Grazie Gianni
    PS
    “di fronte allo stupore quasi infantile dell’organizzatore della serata”
    Vero. Oltre 100 persone nel diluvio. Sì. Ero anche felice. :-D

  2. se i barbari non vanno a baricco, sia baricco ad andare dai barbari.

    signor biondillo, sono perfettamente d’accordo con lei. ma non lo dica solo a sgarbi: lo dica anche a baricco, a lucarelli, a piperno e agli altri suoi colleghi. lo ammetta: sarebbero venuti, a milano, se li avessero invitati al gratosoglio, anzichè alla palazzina liberty? non me lo immagino proprio, piperno, alla barona.

    siano gli autori e gli artisti, e non i politici, i primi a dare corpo a una cultura pastorale (che va a prendere i fedeli in casa, e non li aspetta in chiesa).

    ma a volte credo che l’unica periferia che piace all’acculturato sia quella mangiata, masticata e digerita dal centro. magari edita da mondadori e premiata al Viareggio.

  3. Si a Biondillo e anche a Beccalossi.
    Le biblioteche di periferia o provincia sono le uniche che frequento, perchè non sono un BIG e mi chiamano solo lì, ma vi assicuro che quando le iniziative sono adeguatamente illustrate, un pubblico così attento e partecipe non si trova nei centri storici più celebrati.

  4. Caro Biondillo, quel che scrivi è senz’altro condivisibile e appassionato. Per la mia esperienza di habitué della rionale che ho sotto casa forse un po’ chimerico; mi sono perso i BIG, ma non mi sono perso le scazzottate o le intimidazioni ai bibliotecari… Comunque ti ringrazio, ora che so di tutto questo rigoglio m’informerò meglio. Muovendomi magari.
    Bella lettera. Saluti.

  5. La cosa che preferisco di questa lettera – che condivido – è il titolo. Gentilissimo Vittorio Sgarbi. E’ uno sfottò criptato.

  6. ma guarda non ti dovevi meravigliare quella volta, i milanesi pur di uscire di casa andrebbero pure al festival del buco del culo

  7. che cosa bisogna fare per sostenere? c’è qualcosa da sottoscrivere?
    ogni volta che entro nella biblioteca comunale di via tibaldi o in quella di via oglio mi chiedo come sia possibile che siano ancora aperte e funzionanti

  8. Mi accodo, nel mio minuscolo, al messaggio – da me pesantemente editato, naturalmente – di Sandrone

  9. “(…) le chiedo quella solidarietà, attiva, sul campo, che le biblioteche rionali di tutta la città chiedono a chi li amministra”.

    Concordo con la richiesta di Gianni e la sottoscrivo.

  10. la risposta, se ci sarà, dipenderà dal tipo di strategia farmacologica adottata; sono possibilissime risposte opposte snodabili da un entusiastico coivolgimento affettivo verso Biondy, a un totale diniego verso gli artisti in generale.
    tanto valeva rivoglersi a Zecchi, almeno c’è la costanza del torpore.

  11. caro gianni, certo che solidarizzo con la tua lettera, e con le tue richieste. vale anche per un’eventuale petizione. saluti cari, beppe

  12. Prima di tutto, naturalmente, solidarizzo con la tua lettera (nella seconda parte) e te la segnalerò nel mio blog.

    Poi però aggiungo che …. fidarsi di Scurati è un po’ grossa :-)
    uno che usa un linguaggio come ” strategia che cercava di coinvolgere il mondo della cultura nazionale, radicando nel territorio la manifestazione”
    mmmmmm a me già sto linguaggio metterebbe sul chi va là :-).
    Strategia, radicare nel territorio? uffa che palle … e poi officina italia non aveva invitato alcuna donna, sarà anche stata un strategia precisa ma le radici nel territorio non le vedo proprio, al massimo possono essere le radici del vischio;-)
    E poi dispiace sottolineare per l’ennesima volta che è stato solo un giornale di destra a dare spazio alla polemica no-donne, si legga sul Giornale caterina soffici, la risposta tardiva di scurati e il gustoso pezzo di elena loewenthal Caro Scurati, meglio il nostro pollaio della vostra arena per galli letterari.
    Geo

  13. Firmo anch’io la petizione, anche se non mi conoscono e non sono milanese. Del resto anche se sono sconosciuto, so fare un gran casino, e poi ho abitato per anni a Sesto.
    Oh, finalmente un po’ di grinta… :-)

  14. Sottoscrivere è il minimo. Vivo a Roma, città con dinamiche comparabili a quelle di Milano, per quanto concerne la “chiusura al centro” mi sento di osservare che il fenomeno nasce da lontano. A partire dalle miracolose domeniche ecologiche, che mettono l’embargo addirittura alle visite ai parenti. Salvo avere un’automobile di ultima generazione o abitare nella fascia verde. Sponsorizzare la produzione culturare fuori le mura è doveroso – fosse solo per un criterio urbanistico: decentrare è meglio che accentrare. Questo vale in ogni caso.

  15. @georgia
    Ancora con le quote rosa?
    Supponiamo che Officina Italia abbia solo voluto beceramente invitare scrittori famosi e tirapopolo. Se non ci sono donne tra questi, è colpa degli organizzatori (il maschilismo strisciante che vi esclude, complottardo anzicheno) , del mercato editoriale o della pochezza delle medesime?

  16. ma no caro binaghi nulla di tutto questo e nessuna quota rosa, ci mancherebbe anche quello … le quote rosa valgono solo nelle liste elettorali NON altrove.
    Quella di scurati era un astrategia precisa e radicata nel territorio (il suo territorio) :-) tutto qui, proibito farlo notare?
    geo
    Donne tirapopolo ce ne sono a bizzeffe se è per quello;-)

  17. @filippo rosso
    beh, ma ci sei mai andato nel circuito delle biblioteche comunali? Per me funzionano, anche se si dovrebbe aggiornarle con qualche novità. Ci sono quotidiani, dvd e libri. Tuttogratis. O con poca roba, tipotessera.

  18. anch’io editato dal mio vecchio editor Brugnatelli mi associo (non metto virgole in suo onore)
    michele monina

  19. Il testo originale di michele era di 34 pagine. Conteneva ampie e colte digressioni sul Sollen kantiano e sui Vangeli Apocrifi. Come noterete ho radicalmente castrato il testo asportando ogni concetto anche solo vagamente articolato, ogni elemento stilistico con qualche pretesa letteraria, nonché le citazioni in tedesco e in aramaico.
    Duro il mestiere censorio e omologatore dell’editor, no?

  20. D’accordo al mille per cento.
    Penso però, con tutto il rispetto per N.I. (anzi: proprio per il rispetto che ho per N.I.), che Helena abbia ragione. Perché queste parole vengano almeno lette devono stare dentro una petizione materialmente piazzata sotto il naso del disinteressato. Dell’interessato, volevo dire.
    Pensare che l’assessore frequenti N.I. mi parrebbe fantasociologia. Nonché l’ennesima conferma del fallimento dell’umanesimo: diversamente da quanto pensavano Seneca ed Erasmo, conoscere le cose non significa poi agire bene.

  21. Come segretario Unico dell’Unico Partito volevo informarla che il partito aderisce all’appello.

    francesco forlani

  22. Si può estendere il punto di vista a tutta la provincia: a volte le biblioteche rimangono l’ultima minuscola oasi culturale in mezzo alle infinite distese dei centri commerciali – tipo presidi speciali o riserve del Wwf.
    I “grandi eventi” poi (tipo festival, megaraduni, ecc.) non sempre fanno bene alla cultura, visto che succhiano un sacco di soldi lasciano poi in brache di tela noi bibliotecari-resistenti. Che però, proprio perché caparbi e resistenti, tessiamo giorno per giorno la nostra piccola tela, soprattutto quando il baraccone dell’evento chiude e le luci sui palchi si spengono.
    Grazie Gianni, bel pezzo!
    Cari scrittori, frequentatele le biblioteche, specie quelle piccoline, perché quando il vostro ultimo libro dopo sei mesi sparirà dalle luccicanti vetrine dei megastore della Feltrinelli, in biblioteca ci sarà ancora…

  23. Bello, necessario e coraggioso il tuo personale “J’accuse”, Gianni.
    È scandaloso che gli organizzatori di BIG siano costretti a pagare di tasca loro.
    La citazione da “The Hollow Men” è quanto mai azzeccata.
    Un abbraccio,
    Emma

  24. Sottoscrivo l’appello di Gianni. La Biblioteca in Giardino è una splendida inziativa culturale e Leonardo Pelo merita tutto il sostegno possibile. Anzi, io le farei organizzare tutte a lui queste iniziative. Chiù Pelo per tutti!

  25. ciao,
    a beccalossi: guarda che piperno, lucarelli e c. ci sono andati, nelle biblioteche di periferia, proprio per “la biblioteca in giardino”. dipenderà anche da chi e perchè glielo chiede. e allora bravi a chi organizza e ce li ha portati, in biblioteca: quelli della no reply, soprattutto se adesso lo fanno di tasca loro…

  26. Ciao Gianni,
    concordo e sottoscrivo da Bologna.
    Che di Milano è periferia lontana.
    :-)
    Tutto il mondo (italico) è paese.
    Giò

  27. A Milano- città deserto per la cultura- per me è (sarebbe) giusto che ci siano sia la Biblioteca in Giardino che Officina Italia. Proprio perché sono due iniziative diverse, dal taglio diverso, e perché entrambe riescono a tirare fuori le persone da casa loro. Poi possiamo discutere cosa ci piace e cosa ci piace meno, fare cosidetta critica costruttiva, ma confrontarli da principio in modo polemico alla fine potrebbe fa solo il gioco di chi non ha più di tanta voglia di impiegare risorse economiche e non economiche nel misero settore cultura. Poi come si gestiscono i denari, questo sono affari loro.

  28. Sottoscrivono e accorrono in massa i poeti contemporanei, manipolati dal SIFAR (ebbene sì, proprio lui, esiste ancora) con il preciso scopo di far scappare la gente dalle periferie e farli andare ad imbesuirsi intra muros dove voteranno per il centrodestra. :-)

  29. Beh, dopo il pathos che hai saputo infondere parlando di periferie nella mia periferia d’una periferia (che per giunta ha dato i natali a Sgarbi, segandolo con gusto quando ha provato a candidarsi sindaco), come potrei non aderire? Poi, se capiterà, io a Milano (a fare quella performance di cui abbiamo gettato le basi insieme) ci vengo senza chiedere se è centro o periferia.

    @ merisi

    sarà un posto bastardo, ma io di Sarzana ricordo i Gong nel 1992, e Daevid Allen vestito da folletto che saltava sul palco del piccolo ma delizioso teatro. E so che ai Buttafuoco e ai Veneziani il nome Sarzana fa venire in mente bruttissimi ricordi, per cui: lode alla città di Sarzana (che se ad Alba fu possibile organizzare un concerto “Materiale Resistente”, perché non potrebbe esserlo anche a Sarzana? Anche un reading, per dire: periferia per periferia…)

  30. non posso che sottoscrivere l’idea di una petizione. BIG l’ho vista partire, è stata- e credo che continuerà ad essere-, l’unica occasione milanese per autori esordienti o, se preferite, periferici.

  31. Grazie a tutti.
    Poi: non vorrei si confondesse. Io non metto “Officina Italia” contro “BIG”. Io voglio per Milano sia “Officina Italia” che “BIG”.

    Comunque andiamo avanti così, siamo belli!

  32. Sì, ma è evidente che se metti prima Officina Italia significa che consideri BIG una roba di secondo piano, una schifezza. Anche il fatto che usi solo le iniziali è rivelatore del fatto che preferisci Officina Italia.
    Non mi lascio mica fare fesso io.

  33. Me li vedo proprio Piperno e Buttafuoco che stanno fuori all’aperto, tra le zanzare, a elogiare lo spirito arcadico, a discutere di libri e altre cose così. Con Baricco che declama questa storia, questa storia, questa storia non s’ha da fa…

    @ BRUGNATELLI

    Mi spiega l’assurdo motivo per cui la collana Strade Blu è straricca di refusi da far invidia a un adolescente pustoloso? Ad esempio, sto cercando di leggere “Buona apocalisse a tutti” di P. e Gaiman. Sto cercando: è questo il punto.

  34. Sottoscrivo la lettera di Gianni. Le cose che partono dal basso sono sempre le migliori. Devono poi avere una direzione, un obiettivo, mica la fiera delle celebrità. Se voglio quella, preferisco allora andarmi a guardare una velina ignuda, almeno ci guadagna l’occhio.

  35. @ girolamo de michele

    che sia città resistente, sarzana lo è, cazzo se lo è.
    a pochi chilometri c’è anche un meraviglioso museo audiovisivo della resistenza creato da studio azzurro. qui la resistenza ha fatto la storia di tutti.
    però rimane una piccola città, rimane un bastardo posto.
    non posso qui dilungarmi, magari in altra sede.
    sarzana ormai è morta, a parte i tre giorni del festival della mente.

  36. Sottoscrivo anch’io, da frequentatore incallito di almeno 4 biblioteche rionali milanesi: posso dire che funzionano benissimo e hanno anche novità.

  37. Sono d’accordo con Raul e Helena, una petizione ufficiale e solidarietà a Leonardo che si fa un mazzo tanto e non solo con l’iniziativa Biblioteca in giardino…

    Georgia:
    ieri sono stata mezz’ora a discutere con Scurati e Bertante per la “dimenticanza”, (per es. la Pariani o la Pugno o la stessa Janeczek, per citarne alcune) devo dire che Scurati è aperto al dialogo mentre Bertante alzava gli occhi al cielo…in ogni caso le argomentazioni sono state piuttosto debolucce, per dire. “Così va il mondo” direbbe Vonnegut! :-/

  38. l’hinterland milanese per quel poco che ho potuto annusare ha il microclima adatto perchè fioriscano le gangsta e l’hip hop bianco(o il peggior teatro della tosse).Che la disconoscenza del valorosissimo assessore verso fenomeni culturali più tradizionali nasconda una smisurata voglia di Rap?

  39. da ex frequentatore a baggio e poi bibliotecario part time al giambellino (oggi ex anche di quello), sottoscrivo l’appello, due volte.

  40. Ma non fa testo: sono passati due anni.
    Adesso Piperno, se malauguratamente t’incontra per strada, attraversa con il rosso, senza curarsi delle strisce pedonali e delle macchine a 80 km all’ora. Piuttosto si fa prendere sotto e si fa due o anche tre mesi di CTO, tutto questo pur di non stringerti la mano sudaticcia. :-)
    Colombati anche se lo becca una zanzara credo non se ne accorga neppure. :-)
    Piperno invece è più sfigato: cercano di beccarlo tutte sulla pelata. :-)

    Se li avvisti a lottare contro delle zanzare o dei coccodrilli, be’, una foto, please. :-) Una da scoop, mi raccomando. :-)

  41. Guardate, qui a Genova il centrocentrismo delle giunte di sinistra (tra molti altri motivi) ha fatto correre un brutto rischo a Marta Vincenzi e per la Provincia si vedrà domenica come va a finire. Le destre, in questo, non hanno il monopolio della miopia politica. Bravo Biondillo!

  42. scusate sono andata spesso a Big, ho visto Coe anche e Bertante era a moderare. Scurati come ospite. Nulla hanno da dire?
    Piperno, Lucarelli un sacco di ospiti in comune. Insomma possono convivere, ma certi silenzi sono assordanti davvero

  43. Una città è centripeta per definizione, no?
    Poi vedo un sacco di persone che leggono letteratura di serie C girone B,risalente al primo dopoguerra senza curarsi troppo delle ultime novità editoriali. Libri da bancarella sperduta, pagati € 1.50, che spendere 10 o 15 euri per un libro di Baricco sembra una pura follia. Non è cosa da periferia. Forse la fascia intermedia, piccolo borghese, qualche stephen king…Ma la fascia esterna, dio mio! Col 70% di reddito mensile che se ne va in affitto volete che pensi a Officina Italia?. E’ roba da intellettuali borghesi. Le buone letture sono un lusso e beato chi può praticarle. Piperno, 15 euri, mah! 15 euri…Soddisfare la panza per un giorno.
    La cultura non è roba per morti di fame.
    L’accesso alla cultura richiede reddito appropriato, lavoro stabile, origini certificate e curriculum appropriato.
    Chi entra in libreria, anche senza acquistare, è un privilegiato. Il resto pensa che la libreria sia semplicemente inutile. Un libro a 15 euro o un disco a 20 o un cinema a8 sono follia pura.

  44. Pinotto Biondillo.4 libri in 3 anni.solo il primo ha venduto. ma guanda continua a dargli anticipi alti di cui non rientrerà mai.

  45. Terrrarossa ha ragione da vendere.
    Non è pensabile, oggi, di comprare un libro a 15 o 20 Euri, refusi inclusi. E’ una spesa per pochi e anche quei pochi guardano agli autori che amano, che hanno amato, che ancora non li hanno in qualche modo traditi. Che insomma reputano validi.
    Si stampano tantissimi libri, troppi thriller e gialli e noir, il cui valore letterario è pari allo zero assoluto. Se devo spendere 15 euro per Wu Ming, ad esermpio, o tutti i racconti di Beppe Fenoglio, spendo per Fenoglio senz’ombra di dubbio, per la qualità della scrittura, per il valore letterario, ecc. ecc.

  46. mah, sui 15 euri di costo di un libro che dire? una birra a 4-5 e una pizza a 20 non è che sia poco, e poi per chi è squattrinato esistono sempre le biblioteche… sualla qualità letteraria preferisco essere relativista

  47. tr
    infatti si sta parlando di biblioteche rionali e di dar loro sostegno (a milano le biblioteche rionali sono gratuite e ben fornite anche di ultime uscite)

    gli studi peraltro indicano che la propensione alla cultura non dipende immediatamente dal reddito, ma in modo più mediato dall’educazione ricevuta in famiglia. genitori che non leggono = figli che non leggono a prescindere dal reddito.
    ovvio che il reddito conta, ma in senso più ampio. il minor reddito spesso dipende da non aver avuto un’educazione adeguata – in senso lato, non solo libresco – il che è più facile in una famiglia di basso reddito che vive in ambienti meno stimolanti culturalmente ecc ecc. Il gatto si morde la coda. Insomma, il problema non è il costo dei libri – esistono le economiche – né il poco tempo – alti redditi in genere corrispondono a minor tempo libero per questioni contrattuali – né la fatica – professioni “intellettuali” specie ai piani bassi sanno essere stressanti e logoranti oltremodo – ma l’ereditarietà della condizione di minorità sociale e culturale. Questo problema – vera questione di ingiustizia sociale su cui la scuola riesce a incidere poco – si aggredisce in genere con politiche di welfare mirate e intelligenti (nel piccolo anche con le biblioteche rionali gratuite, certo) proprio quello che in italia non si riesce a fare, a causa di un sistema di welfare vecchio, irrigidito e iniquo – anche se strenuamente difeso proprio da sinistra, per paradosso.

  48. Più interessanti, devo dire, i commenti incassati dalla lettera di Biondillo in Lipperatura:- )
    E a proposito di giardini, ne segnalo uno in riva al mare nel mio blog.

  49. “Come mai le pagine culturali dei giornali da cui ci si ostina ad aspettarci qualcosa sono invece così prive di lungimiranza e coraggio, così chiuse alle cose più profonde e portanti, così bloccate -né più né meno delle loro corrispettive strutture politiche di riferimento- nel gioco chiuso e miope delle inclusioni e delle esclusioni, dei target, delle quote, delle confraternite, delle cooptazioni e dei veti?”.

  50. tra l’altro l’above mentioned sgarbi, a pensarci bene, mi risulta un tipo abbastanza centrifugo.

    sono celebri le sue telefonate nel pieno della notte ad assessori della cultura di questo o quel paesello dei dintorni di milano in cui impudemente chiede di farsi aprire questa o quella villa, questa o quella chiesa, per ammirarne le opere. successe per villa litta a lainate, o per il castellazzo di bollate, ma anche per le più sconosciute certosa di garegnano e chiesa di sant’ambrogio della vittoria a parabiago.

    mettiamola sul costruttivo. chiediamo a Sgarbi di salvare le iniziative culturali di periferia anche come strumento per salvare e valorizzare gli spazi, magari piccoli gioielli architettonici abbandonati o sconosciuti: cortili, cascine, chiostri, chiese, cappelle. non so, forse farebbe più presa.

  51. Che pizza mangi, a 20 Euri?
    D’accordo, un pasto fuori costa: ma una pizza a 20 è fuori di questo mondo.
    La più cara che sono riuscito a trovare io è 9.50.
    Chiaro, non vado in quei localacci per zanzare off limits.

  52. avete ragione: mettiamola sul costruttivo. chiediamo a sgarbi, magari sui giornali, perchè le manifestazioni letterarie di milano sono tutte riconducibili a sua sorella (plin plòn! a tutti i naviganti: il direttore di biblioteca in giardino scrive anche lui e vince premi per bompiani? è amico di ghezzi? va al festival di venezia? e allora che cazzo vuole? :(
    ah, un momento, precisazione: dico il direttore, eh, non l’ex vice, che non scrive per bompiani e non va a venezia perchè preferisce il leoncavallo ma a quanto pare un colpo al cerchio e uno alla botte se la cava lo stesso…
    altro che scrittori e periferie, gente, altro che piperni e zanzare, bisogna saper fare politica per stare al mondo, facciamocene un’amara ragione…

  53. io la pizza me la faccio in casa, ma se vado in pizzeria con coperto birra e caffè non sono 20 euro (15, toh)?
    Interessante l’intervento di b.georg, anche se non si tratta mai di meccanismi automatici – la mia era una famiglia povera (sia di soldi che di cultura) e in casa non giravano libri nemmeno per errore, eppure mi sono laureato lo stesso e ora i libri non so più dove metterli

  54. mario, il tuo caso è anche il mio. Ma va inteso dentro il funzionamento più ampio (che non è meccanico, certamente). E’ assai probabile che abbiano influito nel nostro caso anche fattori esterni alla famiglia – nel mio caso, che so, l’attività politica di base e autonoma diffusa nei quartieri di periferia negli anni ’70 o cose simili. Ma in realtà quando si considera la cultura della famiglia d’origine non bisogna guardare solo il consumo di libri, ma l’orizzonte dei valori. I miei genitori erano di famiglia poverissima, ma originariamente contadina, con l’etica del lavoro e del sacrificio tipica di figli di contadini lombardi negli anni ’40. e per loro, non acculturati, far studiare i figli era un segno di riscatto sociale, esattamente come potersi comprare il frigorifero, la fiat 850 e poter andare in ferie a riccione ad agosto (tutte cose che i catastrofisti elencano nel girone dell’alienazione consumistica iniziata negli anni ’60, dimostrando una volta di più di non capir niente di dinamiche sociali. ma sto divagando, sorry)

  55. mario domina,
    ma ti sei laureato e mi gioco le palle che hai cambiato quartiere e frequentazioni.
    Benvenuto, piccolo borghese.

  56. Un pasto ti riempie la panza e al giorno appresso t’accompagna, un libro invece sol t’aiuta a farti traballare il cervello affamato, come a un fesso ma non ubriaco, fino a tirar le cuoia. Chi c’ha la fame che le budella gli morde, certo e sicuro, preferisce veder del dimani il rosso all’alba e non il suo funerale, con un dieci e lode a suggello – uguale a tanti altri milioni – recitato da un prevosto imbronciato e annoiato a rigirarsi fra le mani ‘na bibbia in pelle rilegata.

  57. Dopo la pubblicazione dell’appello di Gianni, che andrebbe formalizzato e sono daccordo con Raul, colgo l’occasione per esprimere la mia completa e incondizionata solidarietà a Leonardo Pelo e a tutto lo staff di Bilblioteche in Giardino, festival importante, radicato e dalla storia gloriosa, al quale sono fiero di avere partecipato attivamente per tre anni.
    Il problema serio è che in una città come Milano di festival letterari ce ne vorrebbero tre, quattro, decine, tutti serenamente e allegramnete concorrenti per dare un po’ di vitalità al desolante sguardo di una città distratta e disgregata. Ma la politica culturale degli Enti pubblici annaspa in polemiche stantie e piccole rivalità da cortile. In una metropoli questo dibattito, peraltro sacrosanto, non dovrebbe nemmeno iniziare.
    saluti
    alessandro

  58. saluti anche da perte mia
    bacio…
    (non dico oltre!)
    il bacio è tutto
    è l’universo mondo
    per chi non lo ricorda!
    ciao
    ;-)

  59. @ Bertante. Venite a Venezia. Si spendono valanghe di soldi per la cultura (Biennale eccetera), ma non c’è una lira per uno straccio di politica della casa per i giovani: che sono costretti ad abbandonare la città, dati i prezzi delle case, appetite a livello mondiale e con prezzi, di conseguenza, impossibili.

  60. BEATI SIANO I SOLDI!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    MA CHE CACCHIO CI SI PUO’ ASPETTARE DA SGARBI???????????????
    E VOI ”’ARTISTI”’ ANCORA A PARLARCI????????????????????????????
    E LA COERENZA??????????????????
    NON CE L’AVETE LA SATIRA???????????????????
    LA USATE SOLO QUANDO MANCANO I PI’CCIOLI???????????????????

  61. p.s.
    la carla sopra non sono io
    chiariamolo subito!
    se no mi incazzo!
    e non è il caso, visto che sono già abbastanza triste.
    io sono qui, il mio indirizzo lo sapete.

  62. @Gianni
    scusami , ma se vedo usare il mio nome mi monta in corpo una rabbia che non so spiegarti, con tutti i nomi che esistono, perchè proprio il mio?
    lo chiedo a te, perchè non so darmi una risposta.
    e mi dispiace.
    ciao

  63. Tagliando anche solo CINQUE delle 17/18 serate con ricchi premi nobel & cotillon & aperitivi con l’autore della Milanesiana, si finanzierebbero occhio e croce sia la periferica biblioteca che la centralizzata officina. A parte il fatto che entrambe sembrano in confronto nazional-popolari (il tema quest’anno è: l’ASSOLUTO! No, anzi: GLI ASSOLUTI!).
    Secondo me. Se volete farvene un’idea, qui sotto c’è il link al programma.

    http://www.provincia.milano.it/cultura/progetti/milanesiana2007/Programma.html

  64. helena grazie il link della milanesiana chiude tutti i cerchi… assoluti ;) non è tanto i soldi che hanno per fare sto programma pazzesco (beati loro, bravi loro – non sono pubblici spero, no? saranno privati, vero? boh, in fondo chi se ne importa), ma gli aperitivi con sgarbi e scurati… dai, elisabetta, un po’ di stile almeno ;-)

  65. 1) Carla: il tuo nome non è solo tuo. Se vuoi che ti si riconosca usa nome e cognome, altrimenti c’è poco da arrabbiarsi.
    2) Filippa & compagnia cantante. O restiamo minimamente in tema o cancello tutti i commenti fuori luogo.
    3) pisello medio: vedo che tu l’ironia anche se te la mostro col dito neppure la riconosci. Vai a vedere il commento di Franz all’inizio e capirai molte cose.
    4) Lucio Angelini, scrivi: “Venite a Venezia. Si spendono valanghe di soldi per la cultura (Biennale eccetera), ma non c’è una lira per uno straccio di politica della casa per i giovani: che sono costretti ad abbandonare la città, dati i prezzi delle case, appetite a livello mondiale e con prezzi, di conseguenza, impossibili.”
    Be’ a Milano è la stessa identica cosa, se non peggio. Con, in meno, le politiche culturali.
    5) Alessandro Bertante: ti ho già ringraziato in privato e lo rifaccio volentieri in pubblico. Hai colto perfettamente quello che molti, anche qui, non hanno capito: non sto facendo una crociata Officina Italia vs BIG. Sarebbe demenziale. Io voglio sia l’una che l’altra.
    6) Helena, come sempre, ci ha beccato. La Milanesiana: 18 serate in centro città (teatro Dal Verme, alla Scala, San Marco, etc.) e pure a pagamento, dai 10 ai 46 euro. Imperdibili. Sarà un successo assicurato.

  66. “Tutto per i meridionali, nulla con i meridionali”
    1)Giusto Biondillo, ma troppo lungo. Che fatica leggerti…
    2)Non ce lo vedo il popolo di sinistra avventurarsi in periferia. Lella Costa, Rodotà, Aspesi..per carità…Sarebbe come pretendere che Paris Hilton resistesse in galera per più di una notte…ciao P

  67. Caro Gianni Biondillo,
    non firmerei mai una petizione del genere.
    Quarto Oggiaro, Gratosoglio e gli altri accampamenti nulla hanno in comune con la città di Milano. Essi sono accampamenti, quartieri, paesi, cittadine nei pressi di Milano che la burocrazia umilia e riduce in “periferia”.

    Firmerei la Tua petizione se chiedessi l’autonomia fiscale e amministrativa di tutti i quartieri che il centralismo e la burocrazia riducono a “periferia”.

    So bene che consideri queste mie parole come stronzate, ma pazienza, sei u
    no scrittore. eb

  68. Diciamo pure che la Sinistra… – quel poco che ne è rimasto, cioè tutto fumo e niente arrosto – …insomma è come pretendere che la Hilton ce la dia gratis. ^____^ Per restare in tema con chi si firma “Pio Eczema dei Cinque Dicembre”. Comunque la Hilton è stata ben 3 giorni in galera. E’ uscita ed è rientrata in lacrime scalciando e gridando “che non è giusto”. A ben pensarci è quel che succede coi nostri delinquenti, e non hanno neanche le curve della Hilton. :-((( Qualche thrillerista nostrano potrebbe prendere spunto da ‘sto fatto realmente accaduto per scrivere un bestseller. Ah Ah Ah

  69. per Giuseppe Iannozzi,
    intendevo dire gli elettori di sinistra resisterebbero in periferia al massimo per una sera, protetti da fotografi, giornalisti, body guard. Poi tornerebbero di corsa alla sicurezza e agli agi di Milano.
    Ripeto, Dacia Maraini, Lella Costa o la Rodotà dopo 24 ore in un condominio di Quarto Oggiaro morirebbero d’infarto. Per loro sarebbe peggio che una galera. Dove abito io, bisogna pagare il pizzo per poter prendere l’ascensore…ti immagini i delicati Travaglio o Luttazzi in periferia?
    Questo il ceto medio riflessivo non lo sa, ma scrive, scrive…scrive…

  70. @ Pio Eczema dei Cinque Dicembre

    Perfettamente d’accordo.

    Aggiungo: è che ci vogliono instillare l’idea malsana che esisterebbero gli scrittori proletari. Ma quando mai! Non oggi. Gli scrittori scrivono perlopiù di realtà che non conoscono affatto, forse solo per aver letto un po’ di nera sui giornali e un paio di resoconti Istat. Credo sia questo il motivo per cui i thriller italiani mancano di realismo. I migliori rimangono Michael Connelly e Georges Pelecanos, uno viene dalla “nera”, l’altro viene dai sobborghi dell’America: i loro thriller si sente che sono parzialmente veri, insomma credibili. Leggo un thriller italiano e mi vien da bestemmiare, perlomeno così ci metto io lettore un po’ di quel realismo che gli manca.

    Buona domenica

  71. Negli Stati Uniti sono due i milioni di carcerati. Alla terza condanna i recidivi si beccano l’ergastolo. Anche se hanno rubato caramelle. Liquirizie?

    Rilasciare un’ereditiera per motivi di salute (mancanza di stimolanti, alcol, anfetamine e psicofarmaci vari…) è risultanto un tantino  azzardato. Su Internet qualcuno già proclamava la Rivoluzione.

    Paris Hilton non somiglia dannatamente a Marie Antoinette?

  72. Credo che i giallisti italiani siano a corto di suspense. I delitti familiari sono sintomatici ma senza mistero. Scandalosamente disvelati.

    Quanto a Milano… La notte puoi girare per ore nelle sue periferie. Fino all’alba. Naïf? Nessun accadimento. Solo inquietudine. Architettonica.

    Nonostante le telecamere ad ogni angolo della strada, è nel centro meneghino che te la fai addosso. Pieno di esibizionisti. Cacca.

  73. 1) Erminio Bosio: “Firmerei la Tua petizione se chiedessi l’autonomia fiscale e amministrativa di tutti i quartieri che il centralismo e la burocrazia riducono a “periferia”. So bene che consideri queste mie parole come stronzate, ma pazienza, sei uno scrittore.”
    Se non fossi così pregiudiziale nei miei confronti ti direi che sono molto più d’accordo con te di quanto immagini. E basterebbe leggere anche quello che ho scritto qui per capirlo.
    2) Iannozzi: “Gli scrittori scrivono perlopiù di realtà che non conoscono affatto, forse solo per aver letto un po’ di nera sui giornali e un paio di resoconti Istat.”
    Non so di quali scrittori parli. Fare i nomi e i cognomi è una buona cosa quando si fanno giudizi così trancianti. Io so che ci ho vissuto 31 anni in quelle periferie, Giuseppe (dalle case degli sfrattati della Comasina ai falansteri di Quarto Oggiaro). E ora vivo in un posto pieno di negri, puttane, cinesi, arabi, cingalesi. E qualche sciura impettita. Sono quelle che mi fanno più paura.
    3) Morgillo: “Nonostante le telecamere ad ogni angolo della strada, è nel centro meneghino che te la fai addosso. Pieno di esibizionisti”
    Sottoscrivo.

  74. Ma giuda d’un cane! Signor Gianni Biondillo, ma qui, non se ne fosse reso conto, perlopiù son tutti anonimi che sparano giudizi e altre amenità, e proprio a me viene a fare la concione? Io ho fatto un discorsetto in generale dicendo “gli scrittori perlopiù e bla-bla-bla…” E Lei mi chiede di fare nomi e cognomi. Allora, sicuramente come me, anche Lei avrà parecchi libri in casa o giù in cantina, gialli, noir, thriller italiani: gli autori più buoni et onesti mettono i ringraziamenti e le fonti in ultima pagina o quasi. Basta compulsare un po’, senza sforzi di fantasia.
    Ma non basta aver vissuto in un posto o in un altro, perché altrimenti saremmo tutti o quasi scrittori con storie da raccontare. Ci vuole altro anche… molto altro.
    Poche settimane fa hanno accoltellato un giovane tabaccaio, in una via di Torino che è più o meno dietro a casa mia. Per pochi Euri una vita non c’è più, ci sono invece una vedova e dei bambini senza più il padre. Il fatto che io sappia il fatto, che abbia visto le corone di fiori, che il giorno dopo ero là dove il sangue ancora stagnava e che tutti dicessero di com’era morto quel povero giovane gridando invano aiuto, ecco, non fa di me uno scrittore.

  75. Volevo dichiarare anch’io la mia solidarietà. A BIG ci sarò, spero di incontrare bella gente.

    Al sig. Iannozzi. Mi scusi, ma prima dice che gli scrittori scrivono di realtà che non conoscono affatto e che la leggono sul giornale, poi dice che l’esperienza diretta, l’aver vissuto in un posto, conoscere le vite di chi abita in quei posti, non fa lo scrittore. Ma non c’è contraddizione?

  76. @ Chiara Mantesi

    Io, tra le altre cose, scrivevo: Ma non basta aver vissuto in un posto o in un altro, perché altrimenti saremmo tutti o quasi scrittori con storie da raccontare. Ci vuole altro anche… molto altro.

    Diciamolo in maniera proprio alla cazzo d’un cane: non è sufficiente che io abbia visto morti e assassini a iosa, che abbia avuto una vita di merda, ecc. ecc., se poi tanto mi manca il talento e il genio per essere noirista, thrillerista, giallista. E la genialità e il talento non si insegnano, non esistono scuole che possano metterli in circolo, nel sangue. Un cavallo di razza ci diventa e ci resta con l’esercizio. Per come la vedo io, le scuole di scrittura, così tanto di moda, al massimo possono insegnare due o tre trucchetti o anche dieci: finita lì. L’esercizio è fondamentale, ma nascere con una certa sensibilità artistica è un dono. L’ambiente forma lo scrittore ma solo se l’individuo è già scrittore per sensibilità connaturata. Insomma uno ci nasce scrittore, pittore, cantante, poeta, ecc. ecc. Tutti gli altri, al limite, con l’esercizio possono sperare di diventare dei bravi scrivani e imbrattatele.

  77. @ iannozzi
    ma come fai a trovare l’energia e il tempo per scrivere certe cagate?
    tutti i giorni, poi.

  78. Per Gianni Biondillo,

    1) Sgarbi o sua sorella o Sabrina Colle la Tua petizione l’avrànno già letta, prova a telefonargli e chiedegli, educatamente, cosa ne pensa…

    2) Bene, prendo atto che scriverai una petizione per l’autonomia e l’indipendenza dei Comuni circonvicini Milano. Forza!

    3) Mendicare così l’assistenzialismo dello Stato è poco ‘lombardo’; avrai letto i ‘Promessi sposi’, nessuno restava con le mani in mano a piangere. Avrai letto anche Robinson Crusoe. Possibile che a Milano non ci sia un privato interessato? Hai provato a bussare alle porte giuste? Gli indirizzi li sai meglio di me.

    4) Guarda negli U.S.A., Hillary e Obama, non ricevono e non pretendono nulla dallo Stato, ma fanno la questua, si danno da fare e i dollari arrivano a fiumi. Gianni, non chiederti cosa Milano possa fare per te, ma chiediti cosa Tu puoi fare per Milano.

    5) Certo, se ti fanno paura le sciure…soldi ne raccatterai pochini…temo che Tu a Milano sia un pesce fuor d’acqua, non la ami. Perchè non te ne vai? Magari a Roma o Napoli, città assai più aperte e sensibili.

    6)Io sono figlio di una modesta sciura e t’assicuro che non era peggio di Te, anzi… certo se sei pieno di pregiudizi…se Ti credi assai più intelligente, aperto, colto sensibile di una sciura…

    7) La Tua petizione è scritta male, temo che Sgarbi Ti ingiunga di tornare a scuola…ciao, e cerca di amare la Tua città, ricordati che l’ultima delle sciure non è meno rispettabile di Te. Ciao B

  79. Vabbe’, ve ne prego, finiamola qui con questa storia, non è di questo che stiamo parlando in questo post.

  80. Mi scusi, biondillo. Vengo sempre più di rado su Naz Ind proprio per le assurdità che mi tocca leggere. Non ultima quella del sig Boso. Se c’è qualcuno che mi ha fatto amare Milano è stato proprio lei con i suoi libri pieni d’affetto per questa città. Ma è chiaro che Boso non la legge, parla per dare aria alla bocca.

  81. @ BIONDILLO

    Ecco, si tira il sasso e si nasconde la mano.
    Questo sì che è atteggiamento deprecabile.

    Per non dire di quel coso lì che oggi si firma Stardust.
    Chissà domani chi sarà, magari Marilyn Monroe.

    A Nazione Indiana: ma quand’è che gliel’ho tirate un bel calcio nel deretano a tutti gli anonimi che vi tenete in casa?

  82. Buongiorno a tutti.
    Dovrebbe essere un giorno di festa (in merito al post intendo, NON in assoluto) perché malgrado tutti gli ostacoli oramai è sicuro che la biblioteca in giardino si farà e il programma è completo !
    http://www.labibliotecaingiardino.it

    Invece mi sembra che le polemiche (alcune davvero sterili e cmq out of topic) abbondino.

    Mi sembra corretto rispondere ad alcune cose in particolare a Iannozzi e Boso (parente del leghista?).

    1) Gianni Biondillo non è organizzatore della rassegna NON spetterebbe lui a chiamare Sgarbi. ammesso che ciò abbia un senso. Gianni, da cittadino, ha scritto una lettera.

    2) Venendo a una obiezione tua, NON sono lombardo. Credo nel servizio pubblico (sanità, scuola ecc. ecc.), l’assistenzialismo è un’altra cosa. Lo spreco anche. E rubare pure.

    3) MOlte vostre obiezioni non tengono conto della storia di questa rassegna e al punto in cui siamo. Prima di criticare (e cmq ripeto al massimo la persona da criticare sono io) sarebbe bene avere uno sguardo complessivo, qui c’è da dove è originato tutto
    http://www.noreply.it/pag/newsoraBIG.html
    (e a oggi non è cambiato nulla).
    4) spero sia tutto chiaro.

    Ringrazio ancora Gianni per come sta aiutando BiG e chiunque ci darà supporto a far sì che questa rassegna venga bene.

    A presto Leonardo

  83. SGARBI E’ UN CONDANNATO DEFINITIVO PER TRUFFA AGGRAVATA ALLO STATO E FALSO!!!!!!!!!!!!
    E VOI VI LAMENTATE PER LE QUISQUILIE!!!!!!!

    VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!!!!

  84. Mi accorgo solo ora che qui tal “Ermino Boso” e tal “Pio Eczema dei Cinque Dicembre” hanno un collega su Lipperatura che si firma “Gustavo Cattaneo degli Eczema del Cinque Dicembre” che dice le stesse identiche cose.
    Vabbe’, colpa mia che ho dato retta a un multinick che vuole fare solo casino. Chiudo le trasmissioni.

  85. Ciao Gianni. D’accordo pienamente con la tua petizione. Anche la faccenda centro-periferie pare che sia ancora da raccontare. Pare proprio che non si voglia capire che Milano ha ancora una città nella città. O forse no. Due città o forse tre. Ma visto che l’amiamo così tanto, vale la pena di continuare a raccontarla. Buona serata, se riesco verrò a sentirti.
    Elisabetta

  86. Giuseppe, perchè dovremmo tirare un calcio nel deretano solo agli anonimi? Lo dico per senso di giustizia. L’anonimo in fondo è qualcuno. Lo è per se stesso. E in fondo siamo anonimi tutti, se ci pensi bene. Chi è Iannozzi? Un rompicoglioni, spesso. Chi è Krauspenhaar? Un santo che lo sopporta…

  87. Iannozzi dice che: «Il fatto che io sappia il fatto, che abbia visto le corone di fiori, che il giorno dopo ero là dove il sangue ancora stagnava e che tutti dicessero di com’era morto quel povero giovane gridando invano aiuto, ecco, non fa di me uno scrittore».
    Perché, c’erano dubbi?

  88. Il Comune di Milano dovrebbe dare il suo patrocinio ad una manifestazione che valorizza le idee periferiche, di primaria importanza nell’economia di un sistema. La memoria di massa risiede in quei luoghi che sembrano marginali agli occhi. Nevralgici per qualsiasi interconnessione sociale. Gianni Biondillo lo sa. Credo che la sua vocazione sia costruire ponti. Le scelte dell’attuale assessorato alla cultura di Milano non sono condivisibili. Il Comune potrebbe finanziare la Biblioteca in Giardino senza problemi di bilancio.

    Nonostante la presenza di Ghezzi, quest’anno agli assoluti di Sgarbi preferisco le voci dissonanti della Bandabardò.

  89. Se tu sei un santo, io sono Bob Marley.

    Ti piacciono gli anonimi, anzi vi piacciono gli anonimi a voi Indiani. Li difendete ad oltranza, basta che sputino addosso i loro veleni a chiunque si firma ed espone idee scomode, che non vi aggradano, che non sono in linea col pensiero indiano. Chi ha una faccia che è di identità non velata, non nascosta, non vigliacca, chi dice “contro” motivando e con educazione, bene, quello è uno che merita tutto il veleno degli anonimi che Nazione Indiana ospita e nutre dando loro asilo, in ogni senso. Io se espongo un’idea, la espongo con il mio nome e cognome, con educazione. L’anonimo invece viene qui e sputa. E nessuno che gli dica un ma, neanche piccolo piccolo: neppure un “ma” di richiamo, perché tanto più sono volgari e calunniatori, tanto più sono graditi. Sono graditi gli anonimi così, nevvero? Direi proprio di sì, giacché di commenti contro il sottoscritto e con chi ha opinioni diverse dalle vostre, N.I. è stracolma. Basta poi vedere la coda di questo thread dove sono intervenuto esponendo un’idea: subito il calunniatore, con la cacca in bocca, è venuto a sputare il suo veleno anonimo. Francamente, Franz, di simili individui non ne ho bisogno. Non ne ha bisogno la civiltà. Ma se a te, se a voi piacciono, teneteveli e allattateli pure.

    A te, Franz, che mi dai del rompicoglioni, auguro solo una cosa: che gli anonimi ti restino sempre accanto, perché il futuro con essi è sempre molto incerto. Ma ti auguro che ti restino sempre accanto, come angeli custodi.

  90. iannozzi non è bob marley, ma si sente bob marley. dopo il quattordicesimo joint della giornata.

  91. esiste da qualche parte uno studio scientifico che dimostri se un qualche particolare libro XY è stato più letto in centro, dove è stato comperato, oppure in periferia, dove è stato preso in prestito in biblioteca?

  92. Visto che come anonimo sono un fallimento, vorrei suggerire: ma non credete che tirandola alla lunga il rischio sia di trasformare, di volta in volta, il blog nel gazzettino di milano, nella gazzetta napoletana, eccetera?
    Prego gli apachi di non fraintendere.

  93. @The O.C. Ma no. Il problema di volta in volta “sul tappeto” non puo’ che essere locale. Tutto è locale. Dall’anestesia locale, al locale da ballo, al loculo. Si parte col locale per passare all’intercity. Si parte dal locale per arrivare al generale, al “federale”. E comunque, Milano e Napoli non sono -con tutto il rispetto – Forlimpopoli o Pizzighettone.

    Giuseppe, senza offesa, ma come angelo custode, qui, ci sei già tu. Che dai da bere a tutti. La differenza è nel nome. Loro lo hanno a noleggio, lo cambiano spesso. Il tuo è fisso.

  94. Il coglione Ziggy gira per i blog contrapponendo la propria utile e pregna esistenza a quella insulsa di vari altri (compresa la mia, vd Lipperatura). Speriamo trovi presto anche il coraggio di firmare con nome e cognome le proprie sboronate.

  95. Poche storie. Oggi Angelika intervista il sommo vate Giuseppe Iannozzi sul di lui blog. Vi segnalo una chicca…

    A me succede che mi eccito di più guardando una bella donna ben vestita, che lascia intuire le curve con femminilità, che non una con una minigonna vaginale e una maglietta più stretta e piccola d’un preservativo sul pipino d’un gorilla.

  96. Stando a quanto si legge in giro, l’affermazione del sedicente ziggy risulta riflessiva, ossia egli ha l’abitudine di scrivere in seconda persona, per sembrarsi più perentorio nei confronti di se stesso. L’accenno a iannozzi è un disperato richiamo alla condivisione: nel senso che entrambi non sono messi bene.

  97. angelini,
    per te un nick è più che sufficiente.
    e dovunque ti rigiri prendi sempre bastonate.
    vorrà ben dire qualcosa, no?

  98. No, precisiamo, Franz: l’angelo per te e per chiunque altro non lo faccio. Arrangianti tu e i tuoi compari. T’è chiaro il concetto?

    A quando l’edizione economica di Cattivo Sangue?
    Sperling e K. fa uscire tanti pocket e superpocket e il tuo bel libro ancora niente? Chissà come mai. Chissà.

  99. i firmatari della petizione del sig. biondillo danno ultimamente prova di tale finezza che al confronto vittorio sgarbi sembra la montessori.
    poveri noi.

  100. @ Iannozzi.
    E tu come mai hai pubblicato per i nuovi autori (che so essere casa editrice a pagamento).
    Perché polemizzare out of topic?
    Faccio fatica a comprendere
    Andrea

  101. “IL GIORNALE” di oggi ha ripreso interamente la cosa, pubblicando la lettera di Gianni e il programma di BIG con un articolo di Zadik.
    C’è qualche giornale di sinistra che l’ha fatto?
    Altrimenti questa è la miglior risposta a quanto chiedeva Andrea Inglese in un altro post qui sotto.

  102. Perché avevo 22 anni circa. Accadde ben 13 anni fa.
    Oggi non lo rifarei. Manco morto. Pagai di tasca mia.
    Al tempo però ero un coglione e un ingenuo, e ho pubblicato a pagamento.
    Errore di gioventù.
    A me non fa male proprio niente.

    Al solito, non so chi tu sia, e non me ne frega un emerito BIP.

    Io una mezza idea ce l’avrei del perché S&K non fanno uscire Cattivo sangue in pocket… e ho anche un’altra mezza idea… e un’altra ancora… quante mezze idee ho.

    Se mi si insulta in pubblico, allora mi metto sullo stesso piano di chi mi insulta usando gergo da scaricatore di porto. T’è chiaro il concetto?

    Bene.

  103. La Sinistra è morta e defunta. Da un pezzo. Con Berlinguer.
    Ma questo non significa che reputi buoni i giornali della Destra.
    Destra, Sinistra… insomma, quella canzone di Giorgio Gaber. Avete capito. Che era lombardo, o no? Boh. Tanto tutta l’Italia è paese.

  104. Iannozzi, il tuo problema è appunto che hai solo delle mezze idee. Le mezze idee sono come le mezze verità. E come le mezze… vabbè, hai capito. Almeno spero.

    Ah, mai pubblicato per Sperling & Kupfer; che io sappia, almeno.

  105. Baldini & Castoldi.

    E’ bello vedere chi sei in realtà.

    Questo è abbastanza, per me, per le offese che mi hai portato in pubblico.
    Ed è abbastanza per quella parte di pubblico intelligente che ha avuto il piacere di leggerti forte di tutta la tua prosopopea e volgarità gratuita, ma argomenti validi e civili zero.

    Quand’è che pubblicherai il tuo nuovo romanzo?
    Come…? Non ho sentito…?
    Ahhh…!!!

    Resta coi tuoi amici anonimi angeli custodi. Che ti stiano accanto sempre. Te lo auguro di tutto cuore.

    Sinceramente,

    Giuseppe Iannozzi

  106. Ah: guarda che sono stato molto gentile, con te. Ti ho anche pubblicato un pezzo, una volta. Strano che tu sia gentile in privato e offensivo in pubblico. E che cazzo vuoi su Cattivo sangue?! Non farmi incazzare o tiro fuori l’artiglieria!

  107. Franz, chi diavolo me la fa fare di perdere tempo con te?

    Nessuno.

    Statti bene, tu e gli indiani tutti.

    http://www.intercom-sf.com/modules.php?name=News&file=article&sid=202

    Incazzati per questo. Ma tanto quel che ieri ho detto è quello che dico oggi. Non cambio una virgola.

    Rimane solo una cosa: gli autori, meglio non incontrarli mai, neanche virtualmente. Deludono. Sai che Fabrizio De André non volle incontrare quel che riteneva il suo maestro, Brassens, sapendo del suo carattere scorbutico? Temeva di rimanere deluso dall’uomo.

    Devo imparare ancora un po’ di saggezza in più. Solo questo.

    Finiamola qui, come disse un poeta.

    iannozzi

  108. Capirai, parli di De André, un “simpaticone”.
    E poi mi tiri un colpo basso: quell’intervista è veramente fatta bene, e l’ho sempre detto. A tutti. E non perchè scrivevi bene di me. Non soltanto. Non ho mai criticato il critico Iannozzi – perdonatemi il bisticcio – ma il commentatore: casinista, arruffone, fuori dalle righe, presuntuosissimo e lagnoso. Un altro esempio, e sono pronto alla rissa a latere: Tashtego: una frana come commentatore, secondo me. Ma uno scrittore bravissimo, giustamente elogiato da critici ben più sorvegliati e preparati di me.
    Insomma, Iannozzi: insisti sulle interviste e le recensioni, e lascia stare le colonne dei commenti, te lo dico nel tuo interesse. Ne avresti davvero da guadagnare. Disintossicati. Disintossicaci della tua presenza.

  109. Nemmeno tu, Franz, hai troppo da guadagnare dai commenti, se per questo. Offri un’immagine di te di una tracotanza spesso insopportabile. Manco avessi chissà che posto nella letteratura italiana contemporanea. Giusto uno dei tanti.

  110. Franz, speravo fosse finita.

    Ho capito: si vuole che tolga il disturbo.
    Posso immaginare il perché.
    Posso immaginare anche il perché del tuo consiglio di dedicarmi alle sole interviste.

    Veramente c’è una forte contraddizione in tutto quel che dici: gli anonimi che qui abbondano e sono ben visti e sparano a zero, nessuno che si inalberi.
    Almeno dicessero cose intelligenti, ma solo rarissimamente. Un anonimo su diecimila è intelligente, più di me.

    La mia impressione è che si voglia allontanare quei commentatori che non sono in linea con il pensiero indiano. Sottolineo: è una impressione, ma che giorno dopo giorno trova sempre più forte conferma da parte mia. E non solo, tanto per mettere i puntini sulle “i”.

    E non dirmi di quel pezzo che pubblicasti: fu invaso da decide e decine di anonimi che mi sputarono addosso senza motivo. Un gran bel servizio ricevetti qui. E qui, su NI, neanche una virgola ci voglio più pubblicare, perlomeno sin tanto continuerà con questa linea di condotta da parte dei gestori.

    Chiudo. E non passo. Chiuso.

  111. Caro Imparziale, fai bene a farmi questo appunto, l’impressione spesso è quella, me lo hanno detto anche altri. Ti lascio comunque alla tua dolce, rilassante, *imparziale* “politically-correctness”…

    Iannozzi, se fossi un ipocrita politically-correct ti direi di restare: invece no. Puoi andare. (E’ tracotanza, lo so, ma è anche, concedetemelo, mancanza di ipocrisia. Io parlo laddove la maggioranza tace per comodità).

    Il discorso è che NESSUNO ti censura. Puoi dire la tua quando vuoi. Io ti davo un consiglio quasi fraterno: dedicarti a quello che sai fare meglio, scrivere recensioni e interviste (non solo le interviste, leggi bene, e soprattutto riporta correttamente). Perché nella colonna dei commenti, a mio modesto parere che tra l’altro condivido, (G.Tramutoli) – sei sprecato. Grazie e arrivederci.

  112. Georgia, non è che non sono stato sincero in passato. E’ che dovevo fare esperienza sul campo. Sporcandomi le mani, qui, nella colonna dei commenti. Come ha fatto Gianni Biondillo, per esempio. Grazie, tra un po’ mi abbraccerai virtualmente e io ti darò un appuntamento per niente virtuale…:-)

  113. “E’ che dovevo fare esperienza sul campo. Sporcandomi le mani, qui, nella colonna dei commenti”. Questo ti fa onore, come onorevoli sono tanti sporcaccioni.

  114. Personalmente credo che BIG sia un evento che può riuscire a camminare da solo. Se non ci riesce, non ne faremo una malattia. idem vale per qualsiasi evento legato alla letteratura, si tratti della Milanesiana o di Officine Italia. Altrimenti, può finanziarli Biondillo in prima persona, così sceglie anche il cartellone e non ha da ridire sugli ospiti

  115. Bella l’idea di Biondillo che finanzia personalmente il tutto. Così, finalmente, aggiungerebbe peso culturale a quello corporale.

  116. le amministrazioni pubbliche DEVONO farsi carico finanziariamente di iniziative come questa, in un’ottica di prevenzione che passa anche dalla promozione culturale nelle periferie. così come dovrebbe farsi carico di trovare un postoadatto alla piccola scuola di circo, prima di sloggiarla a favore di un mega parcheggio.
    i finanziamenti dei privati possono costituire un’integrazione, non la scusa per deresponsabilizzare la mano pubblica dai suoi precisi doveri.
    detto questo aggiungo che la lettera di biondillo non mi piace, brutta, faticosa da leggere, supponente, ma utile ad alzare la soglia di interesse, del resto chi è senza difetto scagli la prima pepita (dal naso).

  117. sottoscrivo quanto detto da Gianni Biondillo.
    Le famigerate “casse vuote” dell’assessorato alla cultura non distribuiscono mai fondi a caso.
    Sgarbi può permettersi di organizzare mostre a palazzo reale, chiedere in prestito opere ai privati, pagarle profumatamente (con i soldi del comune ovviamente), e rimandarle al mittente, non si sa perchè, senza esporle, pubblicizzando una mostra “mutilata” (parlo di “camera con vista”).
    Uno spreco. Mentre Comune e Provincia dicono di non poter elargire fondi per una retrospettiva alla Fondazione Pomodoro sul festival del 1970 del Nouveau rèalisme, importante e troppo spesso dimenticato, forse ultimo attimo di vita dell’avanguardia artistica milanese…Parigi ha battuto Milano, il Nouveau rèalisme ora è esposto al Centre Pompidou. Perchè studiare storia dell’arte in italia?

  118. Caro Gianni, credo che a questo punto la tua lettera debba essere mandata (magari con qualche aggiunta, anzi senz’altro), firmata da chi ci sta. Non solo. Credo anche che il cosiddetto “cartellone” di autori invitati a B.I.G. debba farsi sentire. Per esempio, convocando una conferenza stampa collettiva se possibile.
    Perche’ un assessore che vuole decidere chi invitare a una rassegna al posto degli organizzatori non si era mai visto. O ti finanziano, o non ti finanziano, in base a giudizi di qualita’ del progetto, non al tuo orientamento politico (e si parla di libri, non di comizi di partito). Poi, che lor signori finanzino di preferenza gli amici e gli amici degli amici e’ cosa certa, ma qui si arriva all’arroganza di dichiarare che l’adesione politica e’ l’unico criterio per accedere ai fondi. E non puo’ passare cosi’.

  119. Sandrone, certi libri son comizi, non è un caso che Sgarbi citi Travaglio. E la cosa migliore è indubbiamente che chi organizza scelga, si cerchi sponsor e non finanziamenti pubblici, e trovi pure la maniera che preferisce per ripagarsi il lavoro e marginare quel che vuole. Sarà poi il pubblico della Barona a decidere se pagare per le mondariso di Cuneo o meno.

  120. Domani sera sappiamo dove andare! Esperienza da provare. Parola di milanese “centrale”.

    Ci sono realtà periferiche come quelle della Cascina Cuccagna (www.cuccagna.org) che da sole cercano di resistere per continuare a far vivere i bordi di Milano: il Comune non sa, non può, non dice… mah!

    Saluti a tutti (Sandrone e Iannozzi in primis… se no si offendono!)

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Il venditore di via Broletto

di Romano A. Fiocchi
Sono trascorsi molti anni ma mi ricorderò sempre di quel giorno gelido di fine gennaio in cui lo incontrai. Lavoravo come fotoreporter da circa tre mesi, mi aveva assunto in prova l’agenzia Immaginazione.

Il cuore del mondo

di Luca Alerci
Vincenzo Consolo lo incontrai, viandante, nei miei paesi sui contrafforti dell’Appennino siciliano. Andava alla ricerca della Sicilia fredda, austera e progressista del Gran Lombardo, sulle tracce di quel mito rivoluzionario del Vittorini di "Conversazione in Sicilia".

Apnea

di Alessandro Gorza
Era stata una giornata particolarmente faticosa, il tribunale di Pavia l’aveva chiamata per una consulenza su un brutto caso. Non aveva più voglia di quegli incontri la dottoressa Statuto, psicologa infantile: la bambina abusata coi suoi giochi, i disegni, gli assistenti sociali e il PM, tutti assieme ad aspettare che lei confermasse quello che già si sapeva.

Spatriati

Gianni Biondillo intervista Mario Desiati
Leggevo "Spatriati" e pensavo al dittico di Boccioni: "Quelli che vanno", "Quelli che restano". Il tuo è un romanzo di stati d'animo?

La fuga di Anna

Gianni Biondillo intervista Mattia Corrente
Mi affascinava la vecchiaia, per antonomasia considerata il tramonto della vita, un tempo governato da reminiscenze, nostalgie e rimorsi. E se invece diventasse un momento di riscatto?

Una vita dolce

Gianni Biondillo intervista Beppe Sebaste
"Rompere il ricatto della trama": credo di non avere mai fatto altro da quando ero un ragazzo. Da una parte perché sono sempre stato dalla parte di chi trasgredisce, e la trama è sempre, anche graficamente, un’uniforme e una messa in ordine, un ordine del discorso.
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: